“Quando alla fine di questa cerimonia ci incroceremo in questa splendida sala con in mano un bicchiere di prosecco per festeggiare, non congratulatevi con me: non penso a quello che abbiamo fatto, ma ai reperti e ai beni archeologici là fuori che ci sono ancora da recuperare”. Nelle parole del Colonnello Matthew Bogdanos, dal 1998 Assistant District Attorney a Manhattan, si possono trovare il senso di serietà, la cultura dell’etica e il senso del rispetto che ruotano attorno alla ricerca, al recupero e alla restituzione dei beni culturali e archeologici trafugati. Ed è stata proprio la dichiarazione di Bogdanos, che ha anche promesso di “fare tutto ciò che è eticamente e legalmente possibile per far tornare questa splendida eredità culturale, senza prezzo, nei Paesi d’origine”, quella più significativa dell’incontro di giovedì 19 ottobre, al Consolato Generale d’Italia di New York.

Un’iniziativa nella quale è stata celebrata la cerimonia ufficiale di restituzione di undici reperti archeologici: un frammento in marmo romano a mosaico con serpentino e porfido, risalente al II secolo d.C., un cratere apulo a figure rosse, del 360-350 d.C. e un’anfora attica a figure rosse del V secolo a.C. Non solo: a questi si aggiungono le altre opere già restituite tra marzo e maggio 2017: un’anfora attica a figure rosse, un kantharos apulo del gruppo di Xenon, un Lekythos a figure rosse, un bronzetto raffigurante Herakles, un Lejythos pestana a figure rosse, un oinochoe protocorinzia conica, un bronzetto nuragico raffigurante un bue e uno raffigurante un guerriero, due manoscritti, un volume della fine del XVI secolo e 198 monete antiche di origini romane, nella maggior parte risalenti al periodo dell’imperatore Costantino I (337 d.C. circa). Una serie di recuperi di beni trafugati, resi possibili grazie all’intensa collaborazione dei Carabinieri in Italia con le forze investigative federali e nazionali degli Stati Uniti d’America, come ha spiegato il comandante dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, Fabrizio Parrulli: “È il risultato di un’attività di investigazione svolta a New York e non solo, una costante e continua collaborazione tra le nostre forze dell’ordine e quelle statunitensi – ha dichiarato. Notiamo con ottimismo un cambiamento di atteggiamento che ci consente di riportare in Italia questi oggetti preziosi, un atteggiamento che si sta diffondendo: non è più solo restituzione della cultura, quanto una cultura della restituzione, e c’è l’attenzione delle istituzioni verso questa necessità”.
L’incontro, al quale hanno partecipato anche Karen Friedman Agnifilo (Chief Assistant District Attorney del New York Count District Attorney’s Office), la dottoressa Bridget M. Rohde (Acting United States Attorney for the Eastern District of New York) e Anthony Scandiffio (Acting Deputy Assistant Director – U.S. Immigration and Customs Enforcement – Homeland Department Security), è stato aperto dal Console Generale Francesco Genuardi, che ha fatto gli onori di casa (“Una giornata speciale che rafforza il rapporto tra Italia e New York, ma anche tra Italia e Stati Uniti), e ha visto la partecipazione dell’Ambasciatore italiano a Washington, Armando Varricchio: “L’Italia incoraggia la comunità internazionale a incrementare la consapevolezza nella protezione del patrimonio culturale dei Paesi del mondo, perché cultura non è solo bellezza, cultura è valore, cultura è salute”.

Alla cerimonia ha presenziato anche il Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, che ha sottolineato la volontà da parte del governo italiano di “far tornare i reperti recuperati nei luoghi d’appartenenza”. Una novità, rispetto al passato: “È giusto che queste opere tornino nel luogo da cui furono trafugate, non in grandi musei, perché rappresentano un motivo di festa per quella comunità locale che in quel modo può recuperare una parte della propria storia”, ha spiegato Franceschini, nel ringraziare le forze investigative statunitensi per l’impegno profuso, nell’evidenziare il ruolo dell’UNESCO – aspetto toccato anche dall’ambasciatore Varricchio nel suo intervento, proprio in presenza di una delegazione di quegli Stati Uniti che sono appena usciti dalla stessa UNESCO -, e i Carabinieri italiani per il lavoro fatto.