Il Mediterraneo è limpido come il lino che fa da ponte alle civiltà e le culture umane. Visioni e storie che con un sud del mondo fluido e continuo di cambiamenti si aprono a un futuro mai visto. Piaga nei decenni della culla del mondo è stata la Mafia che dopo le stragi del 1992, per merito dell’Antimafia, ha subito un duro colpo, tramite le nuove forme di aggregazione giovanili (un merito particolare alla nascita di queste aggregazioni va tutto a Peppino Impastato, giovane coraggioso e sostenitore della libertà individuale dell’Essere Umano a cospetto di uno Stato inerme e silenzioso di fronte ai capi di cosa nostra, lasciandolo morire peggio di un animale). La lotta all’illegalità e alla corruzione tramite le “povertà plurali” ha smascherato a livello planetario il fallimenti del passato. Che cosa significa riconoscere in questo punto storico cruciale le leggi se non piegarsi e tracciare le proprie ombre sulla terra (citazione da Il Profeta, di Kahlil Gibran)?
Una risposta a questo quesito si trova da più di 25 anni a Palermo, nella vita quotidiana di migliaia di poveri e indifesi provenienti da tutte le parti del globo. Sto parlando della Missione di Speranza e Carità fondata da fratello Biagio Conte. Biagio: Un Uomo, Una Storia. Come si dice in Sicilia “ogni testa, un tribunale” con lui questo detto popolare si evolve affidandosi a Dio. All’invisibile, che è il padre di tutti noi comuni mortali; gli esseri umani. Quel dono e mistero che San Giovanni Paolo II predicava umilmente nelle sue omelie planetarie si ritrova nel cammino della speranza che Biagio (miracolato secondo la Curia a Lourdes) ha intrapreso a soli 27 anni e che continua con fede laica tutt’oggi con i suoi pellegrinaggi iniziati nella sua terra siciliana con una Croce sulle spalle che l’ha portato anche dal Santo Padre Francesco I a Roma in Vaticano in un udienza privata fatta di Fede e Misericordia. Il rinnovamento del Cristianesimo Universale è frutto dell’opera missionaria e a volte anche laica di queste realtà che dovrebbero essere tutelate da tutti a partire dai potenti della terra fino ai più umili uomini in cammino.
Quell’emozione e la regola che è stata la grande avventura dei gruppi creativi europei è il resoconto quantistico del racconto per fotogrammi dell’identità umana che si narra in Mediterranean Souls, un progetto fotografico che si pone l’obiettivo di raccontare per fotogrammi la culla della cultura, all’interno del bacino del Mediterraneo. Sono numerose, le fotografie che esprimono la solidarietà di quei popoli che accolgono il nuovo, il diverso, lo sconosciuto a braccia aperte. Che lo accolgono nella culla del mondo mettendolo a proprio agio, rifocillandolo e accompagnandolo senza ipocrisia e pregiudizio a una nuova vita, con lo spirito della fratellanza. L’Odissea che Ulisse affrontò nella leggenda epica che è diventata nel tempo uno dei pilastri della civiltà umana si può ritrovare nella dimensione antropologica del “Mediterraneo Globalizzato”. Visionando “Mediterranean Souls” si può liberamente studiare queste interconnessioni sviluppate nel tempo nella dimensione antropologica grazie all’analisi visiva e storico-culturale degli ultimi 10 anni, fatta di tradizioni, usi, costumi e consuetudini dei personaggi che vivono nel mezzo sulle sue sponde. Si evincono condizioni di vita asimmetriche evidenti e drammaticamente presenti che hanno generato negli ultimi 10 anni il rimescolamento etno-antropologico di un bacino che, come dice Fernand Braydel, è attraversato da linee di frattura tra macro-aree culturali tendenzialmente omogenee.
I comportamenti delle popolazioni e dei leader negli ultimi decenni hanno creato una frattura culturale del Mare Nostrum generando più volte scontri tra le tre grandi religioni monoteiste che costituiscono un ricco patrimonio etico – culturale nei momenti di Pace. L’integrazione in Europa dopo i nuovi flussi migratori (conseguenza della Primavera Araba) sta avvenendo secondo un processo lento e irto di ostacoli. La sintesi delle differenti visioni tra i popoli del Mediterraneo (religioni e condizioni dell’essere umano) si possono confrontare con il testo della “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo” promossa dall’ONU nel 1948 (dopo la fine del secondo conflitto mondiale) con la “Dichiarazione Islamica dei Diritti dell’Uomo” del 1981 e l’Ecumenismo planetario della Chiesa Cristiana Cattolica Universale, grazie al connubio di tutte le diverse sfaccettature cristiane, il Buddhismo e l’Ebraismo.
La distribuzione dei livelli di benessere dell’area Mediterranea si può ottenere con il confronto tra la Macro Area “Sistema Euro” e la Macro Area MENA (Middle East e North Africa). Dai dati statistici della Banca Mondiale la longevità è più alta di oltre 10 anni di vita per noi Occidentali rispetto alle popolazioni povere o in via di sviluppo; e un dislivello delle spese sanitarie sul PIL del 6% contro il 12% degli Occidentali. L’incomunicabilità tra i popoli cristiani prettamente laicizzati e secolarizzati con quelli islamici ancorati a culture che non mettono l’individuo al centro della società, insieme alle comunità asiatiche residenti in Europa, pone al centro del dibattito mondiale, affrontato anche nell’ultimo G7 di Taormina, un auspicabile futuro di integrazione pacifica tra Nord e Sud del Mondo: nella culla della civiltà che è il Mediterraneo, il vero laboratorio negli ultimi dieci e faticosi anni della globalizzazione mondiale.