Da mesi l’attenzione di tutti i media è concentrata sul flusso di profughi molti dei quali provenienti dalla Siria e diretti in Europa. Dopo decine di incontri inutili, i paesi dell’Unione prima hanno deciso di accoglierli, poi hanno cambiato idea e li hanno rimandati in Turchia (che non fa parte dell’Unione e che, ad oggi, non ha ancora sottoscritto molti degli accordi proprio per l’accoglienza di rifugiati e profughi). Quindi, si è deciso di aiutare la Turchia concedendo aiuti a pioggia in denaro (complessivamente circa sei miliardi di euro) e non solo, come la promessa di velocizzare l’ingresso nell’Unione Europea (il tutto congelato dopo il colpo di stato e le dura repressione di Erdogan).
In tutto questo periodo, molti hanno dimenticato ciò che avviene nel Mediterraneo. I flussi di migranti (spesso né rifugiati né profughi) sono aumentati. Ma ad aver raggiunto cifre mostruose è il numero di quanti nel cercare di attraversare il Mare Nostrum ha perso la vita.
Tremila persone sono morte mentre cercavano di raggiungere le coste dell’Italia, unico approdo rimasto d’Europa, dopo la sostanziale chiusura della rotta balcanica attraverso la Grecia. E questo solo nei primi sei mesi dell’anno. Un numero spaventoso diffuso dall’OIM (IOM), l’Organizzazione mondiale delle migrazioni (che ieri l’AG ONU ha deciso di inglobare nelle Nazioni Unite), ma che potrebbe essere sottostimato: non esistono infatti dati assolutamente certi su quanti hanno cercato di attraversare il Mediterraneo.
Si tratta di un dato importante per due motivi. Innanzitutto perché, nonostante tutte le misure introdotte dall’Unione europea e nonostante gli sforzi dell’Italia, è il terzo anno di fila che si raggiunge e si supera questa soglia. Ma la cosa più grave è che questo “record” viene battuto sempre prima: nel 2014, la soglia dei tremila morti venne raggiunta il 21 settembre, lo scorso anno il 15 ottobre. Nel 2016 non è stato necessario neanche aspettare la fine di luglio. Un dato preoccupante anche per un altro motivo: il numero degli arrivi non è aumentato, ma le morti in mare sono quasi raddoppiate, ciò significa che la percentuale di quelli che muoiono cercando di entrare in Europa sta crescendo sensibilmente.
Si tratta di numeri che dimostrano una volta di più il fallimento di tutte le politiche (e delle promesse) fatte dai vari paesi europei. A confermarlo sono le parole del prefetto Mario Morcone, capo del dipartimento immigrazione del Viminale, che ha detto che nel 95 per cento dei casi il paese di provenienza è la Libia. Eppure, da molti anni, rappresentati dell’Unione Europea, delle Nazioni Unite e dei governi italiani che si sono succeduti, hanno cercato di arginare flussi di migranti provenienti da questo paese. Promesse, accordi, ma niente di reale. L’unico risultato ottenuto è far aumentare i cadaveri di quanti cercano di attraversare il Mediterraneo cercando di raggiungere la terra promessa. Una speranza che, per molti di quelli che sopravvivono e giungono sulle coste dell’Italia e della Grecia, si rivela solo un miraggio.