La camorra è anti-stato. Perché di stato si tratta. Ma anti a quello convenzionale, legittimo e legale. Come può essere una caserma dei Carabinieri. Forma di Stato. Forma di legalità. Presidio di sicurezza. A Secondigliano, quartiere alla periferia a nord di Napoli lo Stato finisce sotto attacco. Di kalashnikof. 25 colpi. Una raffica. Roba buona per titoli sensazionalistici di giornali e TV: “Secondigliano, raffica di colpi contro Caserma”. “Secondigliano, Caserma colpita a colpi di kalashnikof”.
Nel giornalismo, nella notizia, è fondamentale essere chiari. Chiarire subito luogo e fatto, soprattutto quando il “dove” fa differenza. E Secondigliano la fa. Secondigliano come Scampia. Stessa municipalità, stessa gente, stessa periferia, stessa camorra, stessa storia, insomma. L’altra notte a Secondigliano ignoti hanno esploso 25 colpi di kalashnikof contro la locale Caserma dei Carabinieri. Un avvertimento. Una presa di posizione, di potere. Una firma. Tanto per ricordare allo Stato legittimo chi comanda. Tanto per ricordarlo che a Napoli comanda l’anti-stato.

“Non ci faremo intimidire”, ha detto il generale Antonio De Vita, comandante provinciale dei Carabinieri. Perché? Mi chiedo, perché invece non ci facciamo intimidire? Perché, vedete, con tutto il rispetto, ma questi qui hanno sparato 25 colpi di kalashnikof, mica 4 trikki trakki. 25 colpi. In mezzo alla strada. E pensate, non ci è nemmeno scappato il morto. Gridiamo al miracolo, direi. E lasciamoci intimorire, per l’amor del cielo. Perché è la paura che ci fa reagire, è il terrore che ci fa saltare dall’altro lato di un burrone. È il timore che il più delle volte ci fa agire, ci muove le membra e ci riattiva il cervello sopito. Quindi, sì, lasciamoci intimorire da 25 colpi di kalashnikof contro una stazione dei carabinieri a Secondigliano.
“Molto probabilmente a sparare sono stati dei ragazzi molto giovani, a cui dico: deponete le armi, non è un videogame o uno slogan sui social”. Ha detto ancora il generale. “Deponete le armi e uscite a braccia alzate”. Fa tanto film d’azione all’americana. Ma questo non è un film. Questa non è la pellicola delle riprese di Gomorra. Questa è Camorra. Con la “C”. Questi sono minorenni che sparano meglio degli adulti. Non è un videogame. Lo sanno benissimo che non è un videogame perché non ci hanno mai giocato ai videogame. Per loro è sempre stata tutta realtà. La morte è realtà. Lo sanno. Ci sono cresciuti facendoci i conti. A 8 anni facevano i pali per le rapine. A 10 i guidatori dei motorini per gli scippi. A 12 i corrieri per la droga. A 14 i killer. Non è un videogame. È la loro vita. L’unica che conoscono.
È inquietante. Non è una ragazzata. Non è una bravata. È la camorra. Non ci stanno slogan da social. Gli slogan semmai se li inventano i politici. “Più sicurezza”. “Più videosorveglianza”. “Militarizziamo i territori”. Slogan degno del miglior Seguela. Non è colpa del generale, ovviamente. Non è colpa dei carabinieri, naturalmente. Non è colpa di questa parte dello Stato, chiaramente. Un carabiniere onesto guadagna 1.400€ euro al mese, più o meno. E non stiamo qui a ripetercelo che mettere a repentaglio la vita per 1.400€ netti al mese è da folli. Lo sappiamo che lo è. Ma chi sta da questa parte dello Stato non è un folle. È uno che ci crede. Ma alla camorra non importa. La camorra sta dall’altro lato. Quello del miglior offerente per chi non ha nulla. Un camorrista alle prime armi, letteralmente, li guadagna a settimana quei 1.400€. È questa la sua forza. La forza della camorra che vince sul paese. Vince anche sulla gente onesta. Ci sta, ci sta. La gente onesta dico. Sta chiusa in casa. Ma ci sta. Non è tutto marcio, non è tutta camorra, non è tutto anti-stato che spara allo Stato.