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May 9, 2015
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Gli sbarchi di immigrati in Sicilia e il pericolo delle infezioni che resistono agli antibiotici

Giulio AmbrosettibyGiulio Ambrosetti
Time: 4 mins read

Siamo sicuri che in Sicilia si fa di tutto per tutelare la salute pubblica? Ce lo chiediamo perché, a giudicare da quello che vediamo negli ospedali pubblici, qualche dubbio lo cominciamo a nutrire. Osservando, soprattutto, la carenza di elementari accorgimenti per evitare la diffusione di possibili infezioni e, in generale, di problemi legati alla salute dei cittadini. In questo articolo ci limitiamo a descrivere quello che succede in questi giorni nella nostra Isola.

Com’è noto, nel Mezzogiorno d’Italia e, in particolare, in Sicilia sono ripresi gli sbarchi di disperati che arrivano dai Sud del mondo. In molti casi, per queste persone appena sbarcate, c’è bisogno di cure mediche: controlli, visite, ricoveri. Pensavamo che il governo nazionale di Matteo Renzi e il governo regionale siciliano di Rosario Crocetta avessero predisposto dei centri sanitari dedicati a queste persone che arrivano dal mare, spesso stremate. I centri dedicati non si configurano come una trovata razzista, ma come un presidio di sicurezza a tutela della salute pubblica. Chi, infatti, arriva da altri parti del mondo può essere portatore di patologie, anche gravi, che, se non isolate e curate, potrebbero creare seri problemi alla salute pubblica della nostra comunità.

Cosa osserviamo, invece, in questi giorni? Osserviamo che chi arriva con i barconi e ha bisogno di assistenza sanitaria, invece di essere accompagnato nei centri dedicati – che in Sicilia non ci sono – viene portato nei Pronto soccorsi della nostra Isola, assieme a migliaia di altri siciliani. La cosa ci ha lasciato e continua a lasciarci di stucco. Queste persone che arrivano con i barconi, dopo una valutazione iniziale sommaria (molto sommaria, a dir la verità), prendono posto nei Pronto soccorsi siciliani assieme a tutti gli altri pazienti.

Ci dicono che non dobbiamo preoccuparci dell’Ebola, perché hanno stabilito che chi arriva dal mare non può essere infettato da questa malattia virale. E’ così? A noi non risulta. A noi risulta, invece, che il rischio c’è. E che, in questi giorni, il governo nazionale ha deciso di fare correre questo rischio ai cittadini italiani.

Ma il problema non è legato solo al virus Ebola. E nemmeno ai tanti casi di scabbia già registrati con l’arrivo di questi disperati ricoverati assieme a tutti gli altri pazienti. Quello che andrebbe detto agl’italiani è che, in alcune zone dell’Africa (ma non soltanto in Africa), sono presenti alcuni ceppi di Tubercolosi multi resistente. Con questo si intende che rispondono male, o non rispondono affatto, alle comuni cure antitubercolari. Il nostro dubbio – che in verità è più di un dubbio – è che in Italia si stiano creando le condizioni per la possibile diffusione di una patologia molto seria, per la quale non sempre le cure risultano efficaci.

Già tra gli uomini delle forze dell’ordine si registrano casi di malattie infettive. Ci chiediamo: gli stessi uomini delle forze dell’ordine e, in generale, chi opera in mezzo al mare nel salvataggio di questi disperati sono stati informati della possibile presenza di ceppi tubercolari multi resistenti? Di certo, il governo nazionale e il governo regionale non hanno informato a sufficienza i siciliani. Eppure i disperati che arrivano con i barconi, poche ore dopo essere sbarcati nella nostra Isola, se le condizioni lo richiedono, vengono ricevuti e curati negli ospedali pubblici. Il tutto senza creare le minime condizioni per evitare il possibile contagio con le migliaia di persone che, ogni giorno, frequentano gli ospedali pubblici siciliani.

Ci chiediamo e chiediamo: le autorità italiane hanno messo nel conto quello che potrebbe succedere? Hanno avvertito la popolazione, dal momento che, in questo momento, i disperati che arrivano con i barconi bisognosi di soccorso sanitario vengono visitati e ricoverati nei nostri ospedali pubblici? A proposito dei ricoveri negli ospedali siciliani – e quindi dei posti letto – vorremmo fare qualche ulteriore precisazione.

Il governo nazionale e il governo regionale hanno deciso che, in Sicilia, i posti letto nella sanità debbono essere ulteriormente ridotti. Di questo si sta occupando l’assessore regionale alla Salute, Lucia Borsellino, con la definizione della nuova rete ospedaliera. Quest’opzione appare a noi incredibile, perché negli ospedali della nostra Isola la carenza di posti letto è già sotto gli occhi di tutti. Ed è, soprattutto, sotto gli occhi di migliaia di siciliani che si recano negli ospedali pubblici e che, pur stando male, aspettano giorni e giorni prima di essere ricoverati. Tutto questo senza che nessuno spieghi ai siciliani che le lunghe ore di attesa nei Pronto soccorsi della Sicilia non sono provocate da medici e infermieri vagabondi, ma da precise scelte politiche. E, cioè, dall’ormai esiguo numero di personale sanitario. Questo, unitamente alla carenza di posti letto, dà luogo al fenomeno dei tanti pazienti che stazionano nei Pronto soccorsi prima di venire ricoverati.

Insomma, siamo davanti a scelte politiche che, nel nome di un errato concetto di risparmio, comportano la riduzione di posti letto e, nel contempo, sorvolano sull'esigenza di appronare delle opportune aree di isolamento per i migranti arrivati con i barconi, prima di una completa valutazione nei Pronto soccorsi.  

A noi risulta che, quando arrivano i disperati con i barconi, i vertici delle Aziende ospedaliere dell’Isola debbono trovare in tempi strettissimi mezzi di accoglienza (lettighe, barelle, pasti caldi) per queste persone arrivate dal mare. La cosa ci riempie di orgoglio, perché significa che siamo un popolo ospitale. La stessa solerzia, però, dovrebbe valere anche per i cittadini siciliani, che invece vengono abbandonati per giorni e giorni prima di essere ricoverati.

Da qui una domanda al governo nazionale di Matteo Renzi e al governo regionale di Rosario Crocetta: non sarebbe il caso, alla luce dell’emergenza immigrati – anche in ragione del fatto che in estate gli sbarchi aumenteranno vertiginosamente – di incrementare, invece che ridurre, i posti letto nella sanità siciliana? Non sarebbe il caso di creare in tutta la Sicilia delle strutture sanitarie dedicate per chi arriva con i barconi dal mare, per evitare il potenziale contagio di malattie, a cominciate dalla Tubercolosi che, spesso, resiste alle attuali cure antibiotiche? O per avere tutto questo dovremo aspettare che i cittadini italiani infettati da queste malattie si rivolgano ai Tribunali per avere Giustizia?

Foto tratta da deabyday.tv

   

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Giulio Ambrosetti

Giulio Ambrosetti

Sono nato a Palermo, ma mi considero agrigentino. Mio nonno paterno, che adoravo, era nato ad Agrigento. Ho vissuto a Sciacca, la cittadina dei miei genitori. Ho cominciato a scrivere nei giornali nel 1978. Faccio il cronista. Scrivo tutto quello che vedo, che capisco, o m’illudo di capire. Sono cresciuto al quotidiano L’Ora di Palermo, dove sono rimasto fino alla chiusura. L’Ora mi ha lasciato nell’anima il gusto per la libertà che mal si concilia con la Sicilia. Ho scritto per anni dalla Sicilia per America Oggi e adesso per La Voce di New York in totale libertà.

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