Un esodo di proporzioni bibliche. Il 2015 si annuncia come un anno molto critico sul fronte dell'immigrazione. Numeri, finora, mai visti. Secondo Fabrice Leggeri, direttore esecutivo di Frontex , l'agenzia che coordina il pattugliamento delle frontiere esterne dell’Unione europea "ci sono tra i 500mila ed un milione di migranti pronti a partire dalla Libia".
"Se si vuole che Frontex faccia più operazioni – spiega ancora Leggeri – abbiamo bisogno di risorse e staff e dell’impegno degli Stati membri a rendere disponibili i loro mezzi”. Tuttavia “Frontex è una parte. Da solo non è sufficiente ad affrontare questo enorme problema. Ad esempio, la cooperazione con i Paesi terzi è molto importante”.
Intervistato dall'Ansa, risponde anche alla domanda sul pericolo di infiltrazione dell'Isis:
"Dobbiamo essere coscienti dei rischi. Ad ora non ho prove per dire che hanno la situazione dell'immigrazione illegale sotto controllo. Ma dobbiamo stare attenti. Abbiamo prove che i migranti sono stati forzati a salire sulle imbarcazioni con le armi – dice -. Non ho niente per dire se fossero terroristi. C'e' preoccupazione tra gli Stati. Perché se questo non accade ora potrebbe accadere in futuro".
Ma la vera preoccupazione è un'altra: come gestire una ondata migratoria del genere?
Sarà ancora la Sicilia a pagare il prezzo più alto? Appena qualche settimana fa il prefetto, Mario Morcone, capo del dipartimento Immigrazione del ministero dell'Interno, aveva esortato il Governo nazionale a non lasciare tutto il peso su questa regione:
"La Sicilia ha fatto uno sforzo significativo, con il contributo piu' forte che sia mai stato apportato in tema di immigrazione. Gran parte delle 170 mila persone arrivate nel 2014 nel nostro paese sono appordate in Sicilia. E' tempo di sollevare l'isola da un peso cosi grande e di ripartirlo su tutto il territorio nazionale". <!–
Non bisogna dimenticare che nel 2011, l'anno della Primavera Araba, quando 62 mila migranti arrivarono senza sosta, Lampedusa, porta d'Europa, pagò un prezzo altissimo. L'isola delle Pelagie venne abbandonata da tutti, e fronteggiò in maniera eroica una emergenza che non si era mai vista.
Nessuno dimentica quello che è successo nel 2011, l'anno della Primavera Araba, quando Lampedusa venne letteralmente invasa da miglia di persone. Circa 60 mila i migranti arrivati sulle coste siciliane.
L'isola delle Pelagie fu, praticamente, abbandonata. Con un senso di solidarietà mai vista, in qualche modo, i lampedusani riuscirono a sopportare l'impatto. Tanto che, da più parti, si sollecitò la candidatura dell'isola al Nobel per la Pace.
Il risultato fu però amarissimo: il crollo del turismo, una economia stagionale distrutta.
Dopo quella esperienza, poco è cambiato. I Comuni siciliani che ospitano i centri d'accoglienza sono stati sottoposti a pressioni incredibili.
Tanto che i prefetti, durante tutto l'anno appena trascorso, hanno lanciato continui allarmi. Rimasti, ovviamente, inascoltati.