Lo sprint è tornato a casa. I cento metri, la gara regina dell’atletica, si vestono di stelle e strisce grazie a Noah Lyles che ha vinto timbrando un tempo di tutto rispetto: 9″79, lo stesso del giamaicano Thompson beffato però al fotofinish. Bronzo per l’altro americano Kerley con 9″81, a completare la rivincita sul re spodestato. E cioè la carta azzurra più importante: Lamont Marcell Jacobs, l’italiano nato a San Diego, ma cresciuto sul Garda, come uomo e come atleta. Non ce l’ha fatta Marcell, ma è stato coraggioso e ha lottato fino in fondo.
Va detto che a credere nel bis dell’oro di Tokyo era quasi solo lui: i tempi di approccio ai Giochi non avevano convinto, come pure la sua corsa così lontana dalla rotonda progressione in spinta di tre anni fa. Eppure a conti fatti il bresciano dev’essere orgoglioso di quanto ha fatto: il suo 9″85 è il record stagionale, non lontano dal 9″80 fatto segnare nella finale in Giappone. E oggi sulla pista parigina è arrivato a quattro centesimi dal bronzo e a sei dal metallo più pregiato. Dirgli bravo è il minimo, con tutti i guai che ha dovuto affrontare.
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È stato coraggioso anche quando, dopo il trionfo, ha capito che doveva cambiare tutto per replicare quella prodezza. Ha lasciato l’allenatore storico Paolo Camossi, la città dove viveva, gli amici, i compagni di staffetta e si è trasferito con la famiglia a Jacksonville, alla corte del super coach degli sprinter: il santone Rana Reider. “È stato un viaggio complicato però obbligatorio — ha ragionato subito dopo l’arrivo. — Avevo bisogno di ritrovare stimoli vitali per chi corre. Ho lavorato duro superando tanti infortuni e adeguandomi a una esistenza diversa. Non mi sono mai arreso, figuriamoci se lo faccio adesso. Certo il risultato non è quel che avrei voluto per me e per tutti gli italiani che mi seguono con affetto, non ho preso una medaglia, ma è comunque un crono importante: il primo step della seconda parte della mia carriera, che comincia subito qui in pista con la nostra staffetta”.
Battuto ma non sconfitto, su un campo di partenti fatto di nomi eccellenti, mentre il mondo si fermava per vedere in azione i re dei re. Il campione olimpico uscente era in nona corsia, defilato, ma allo start il tempo di reazione è stato perfetto: 114, fra i suoi migliori di sempre. Dopo i primi trenta metri ha provato ad accelerare, senza però riuscire a reggere l’urto del gruppo che gli è passato davanti. Un altro avrebbe mollato, Jacobs invece ha tirato dritto raccogliendo due o tre avversari sul greto del fiume. Finché s’è buttato sul traguardo conquistando quel quinto posto intriso di pura tenacia. Nessuno, a cominciare da lui, deve sentirsi deluso. Due ori in due Olimpiadi consecutive sui cento metri è finora privilegio soltanto di Usain Bolt e Carl Lewis: i momenti di gloria torneranno.