Ora sì, come quando parte la roulette: rien ne va plus. La sessione estiva di calciomercato si è finalmente chiusa, in una commistione tra affari, suggestioni e calcio giocato che in questa stagione ha raggiunto il suo climax: ben quattro giornate di campionato a mercato aperto, tra malumori e giocatori in campo con la valigia in mano, con l’unico contraccolpo positivo arrivato per i club che hanno avuto neoacquisti o giocatori chiave colpiti subito da infortuni seri (su tutti la Roma, con il crac di Wijnaldum) potendoli sostituire.
Per giunta, il gong della sessione all’Hotel Gallia di Milano è arrivato nel bel mezzo di un turno infrasettimanale, con quattro squadre entrate in campo 45 minuti dopo il termine della sessione: una follia che si spera di aver visto per l’ultima volta, in una stagione già surreale di suo con un Mondiale che stoppa il campionato per quasi due mesi. Ma come è finita la sessione di mercato e come hanno lavorato le squadre del campionato di serie A? Sono riuscite a colmare le lacune in parte già emerse (o chiare da tempo) o sono andate in sofferenza?
Si può ipotizzare una griglia di valori, dato che chiamarla griglia di partenza al quarto giro di pista già consumato sui trentotto del Gran Premio parrebbe pleonastico? Proviamoci. L’impressione è che negli ultimi giorni di mercato, in vari modi, Milan, Inter e Juventus abbiano confermato la superiorità delle loro rose sulle altre.
Il Milan ha chiuso con un trio di acquisti giovane, interessante, di grande prospettiva nel solco del lavoro impostato da Maldini, Massara e Moncada: serviva un difensore centrale ed è arrivato il classe 2001 Malick Thiaw dallo Schalke 04, mancava un centrocampista di fisico ed è stato ingaggiato il corteggiatissimo diciannovenne Aster Vranckx dal Wolfsburg. Poi la chicca finale, nel giorno del closing di RedBird e di Gerry Cardinale: non a caso, la firma dello statunitense Sergiño Dest dal Barcellona, classe 2000 che non darà solo una mano nello spot di terzino destro ma potrà anche colmare la lacuna che il Milan sembra avere nel ruolo di esterno destro alto con Saelemaekers e Messias ancora molto alterni. Ripetersi è molto più difficile che vincere, è un vecchio adagio dello sport, ma questo Milan con gli ultimi innesti sembra aver tutto per poter bissare la volata tricolore.
L’avversaria primaria sembra l’Inter, in una stracittadina tutta milanese: nel caso dei nerazzurri, la forza è non aver perso negli ultimi giorni Dumfries e soprattutto Skriniar, che parevano destinati a partire per ragioni di bilancio. Si è sacrificato il miglior talento del vivaio (Casadei) cercando di mantenere una rosa competitiva, aggiungendo in extremis Acerbi in difesa: resta una fascia sinistra che non convince a pieno, dopo la partenza di Perisic, e un tecnico come Simone Inzaghi che non può permettersi di perdere nuovamente lo scudetto come fatto nella passata stagione.
Poi c’è la Juventus: instant team per eccellenza, con le scelte di Di Maria e Pogba a inizio mercato (ma il ginocchio del francese preoccupa) e finale decisamente impattante con gli arrivi di Milik in avanti a fare il vice-Vlahovic e soprattutto di Paredes in una mediana che ne aveva sensibilmente bisogno. Riuscirà Allegri a modernizzare un po’ la sua squadra e a sopperire a una linea difensiva che pare un po’ debole dopo le partenze di Chiellini e De Ligt?
Un gradino sotto a queste tre c’è la Roma, e forse parte di quel gradino è il doppio colpo di sfortuna che ha fermato a lungo Wijnaldum e per qualche settimana Zaniolo. Sulla sponda giallorossa c’è entusiasmo, i primi risultati sono stati buoni e il colpo finale dell’arrivo di Belotti – e dell’aggiunta di Camara in mediana – hanno dato ulteriore valore alla rosa a disposizione di Mourinho: forse un po’ corta dietro, per reggere il doppio impegno del giovedì in Europa League, ma il club dei Friedkin rischia di essere una variabile impazzita lì davanti.
Idem dicasi per il Napoli di Spalletti, che poteva regalarsi qualche certezza in più in porta (niente Navas, restano Meret-Sirigu) ma che con Raspadori e Simeone ha aggiunto sfrontatezza e talento alla sua parte offensiva, provando a trovare solidità in mediana con Ndombelè.
Un rebuilding interessante su cui lavorare settimana dopo settimana, cercando un posto in zona Champions che proverà ad agganciare anche la Lazio: Sarri ha battuto l’Inter facendo un bel colpo, anche se l’impressione di essere Immobile-dipendenti e di avere qualche lacuna qua e là (il laterale mancino che mancava non è arrivato, la tenuta dei centrali e dei portieri va verificata) pone i biancocelesti fuori dalle prime cinque rose di questa serie A.
Sullo stesso piano, un po’ di rincorsa, ci sono le altre due big-eight di questo campionato: la Fiorentina di Italiano, che ha agganciato una preziosa Conference League battendo il Twente e che ha aggiunto un elemento importante come Barak in mediana, e l’Atalanta di Gasperini che senza coppe e con un solo impegno settimanale può fare davvero la differenza, se non ci sarà il solito contorno di fastidi e psicodrammi interni. A proposito dei bergamaschi, occhio al colpo Hojlund: classe 2003 pagato ben 17 milioni dallo Sturm Graz, un ragazzo che secondo diversi addetti ai lavori dovrebbe essere un crack per le prossime stagioni.
Dietro a queste otto, come già detto nel precedente articolo di questa rubrica, c’è un magma variegato e l’impressione è che ci sia più equilibrio degli anni scorsi: è partito bene il Torino di Juric, che con Schuurs, Vlasic e Miranchuk ha colmato alcune lacune dovute alle varie partenze, va reinquadrato il Sassuolo che in colpo solo ha perso due terzi del tridente (e Berardi si è fatto male contro il Milan) aggiungendo Pinamonti e tanti giovani di belle speranze come da abitudini neroverdi.
Alle loro spalle sembrano interessanti Udinese – che tolto Molina non ha perso nessun big e Sottil viene da buone esperienze in B – e Salernitana, dopo un mercato da 15 elementi chiuso col botto Piatek dopo aver aggiunto buoni elementi come Candreva e Maggiore: tra le ultime sette-otto sarà lotta vera, con un Monza che ha aggiunto in extremis anche Izzo e Rovella, alcuni club che hanno reso le loro rose più profonde e qualitative, altri che hanno lacune importanti e i trend che saranno molto legati ad eventuali problemi negli uomini-chiave, rendimento degli allenatori e capacità di fronteggiare i problemi che immancabilmente si presentano nel corso della stagione.
E siccome è un gioco – è sempre bene ribadirlo – proviamo a stampare l’ipotetica griglia dei valori sapendo che a maggior ragione in questa stagione ci sono tante e tali variabili che rendono impensabile azzeccare un pronostico:
1. Milan 2. Inter 3. Juventus 4. Roma 5. Napoli 6. Atalanta 7. Lazio 8. Fiorentina 9. Torino 10. Sassuolo 11. Udinese 12. Salernitana 13. Bologna 14. Verona 15. Sampdoria 16. Monza 17. Empoli 18. Cremonese 19. Lecce 20. Spezia.