C’è aria di vendetta nella decisione di Donald Trump, l’ultima in ordine di tempo, di ospitare il primo torneo della nuova serie LIV Golf nel suo Trump National Golf Club Bedminster in New Jersey.
In programma a fine luglio, la competizione finanziata dall’Arabia Saudita (che si sta muovendo per rompere il dominio del PGA Tour) trova così un alleato illustre.
I dollari messi in palio dagli arabi sono tanti, così come tanti sono i giocatori a cui queste cifre fanno gola. Si parla di un investimento di circa 2 miliardi, con contratti per i singoli giocatori che possono sfiorare i 150 milioni.
Anche Trump, a questi fondi, ha ceduto. Troppi per non essere considerati, vista anche la sua probabile candidatura per le elezioni del 2024. Le ingenti somme saudite rischiano però di rivelarsi una trappola mortale per il PGA Tour, che ha reagito al LIV Golf sospendendo i giocatori dalla partecipazione ai suoi tornei.

La decisione di Trump di affiancarsi alla lega dei “dissidenti” non soltanto sottolinea i suoi stretti legami con l’Arabia Saudita, dove ha effettuato la sua prima visita all’estero da presidente, ma rappresenta anche una non troppo velata ripicca verso il PGA Tour, che nel 2016, dopo le sue “posizioni bigotte” espresse in campagna elettorale, decise di ritirare i tornei da Doral e Bedminster.
“Trump è entusiasta di tutto ciò – ha dichiarato Gary Williams, analista di golf della società di marketing Signature Golf ed ex conduttore di un programma di Golf Channel della NBC – Gli piace la vendetta, ama l’attenzione e ama i soldi. Trump aveva un ruolo nel mondo del golf professionistico e l’ha perso: ora l’ha ritrovato in questa sorta di organizzazione canaglia che è una minaccia esistenziale per l’establishment”.
Non che l’inclinazione di Trump a finire al centro degli scandali e le polemiche sia cosa nuova. Solo nell’ultimo periodo sta affrontando i lavori della Commissione d’Inchiesta della Camera che esamina la rivolta del 6 gennaio, l’indagine federale correlata, un’indagine della Georgia su possibili interferenze nel conteggio dei voti e una deposizione su un’indagine civile iniziata a New York circa le sue pratiche commerciali.
È la prima volta, però, che un ex presidente si trova invischiato in una faida tra organizzazioni sportive che coinvolge una potenza straniera.

Da sempre Trump è un appassionato giocatore di golf e si è fatto strada nel settore accumulando e migliorando proprietà della scena internazionale come Doral e Trump Turnberry in Scozia.
“La chiave per capire la sua ossessione per questo sport è che non è mai stato accettato in nessuna delle grandi cittadelle della East Coast – ha dichiarato Alan Shipnuck, autore e commentatore di golf che ha analizzato le finanze dei tornei LIV – Non è riuscito a entrare all’Augusta National, a Pine Valley o a Shinnecock Hills. E questo lo ha segnato. Ecco perché ha costruito i suoi club: per poter essere il re del suo castello”.
Dopo che Trump ha perso i tornei di golf – così come i soldi e lo status che ne deriva – il LIV Golf gli ha offerto su un piatto d’argento “un altro modo per comprarsi un nuovo posto a tavola”.
È dunque tutta una questione di gerarchia: il desiderio di un uomo di farsi accettare e riconoscere come membro di spicco di una comunità che da sempre lo ha guardato con diffidenza.
La LIV Golf ha capito questa sua debolezza e l’ha sfruttata.