Dopo il secco “No” di Wimbledon, alcuni si aspettavano che anche la Usta (United States Tennis Association) negasse agli atleti russi e bielorussi di presentarsi ai campi degli Us Open, in programma dal 29 agosto all’11 settembre.
Gli Stati Uniti hanno invece optato per la via della “clemenza”, consentendo ai cittadini dei due Paesi di prendere parte al quarto Slam della stagione come atleti neutrali.
Una decisione in linea con quanto stabilito poco dopo l’inizio della guerra in Ucraina dalle associazioni che governano il tennis (Itf, Atp e Wta), alla quale gli inglesi, forti del loro potere sui campi in erba dell’All England Club, hanno invece deciso di contravvenire.
Daniil Medvedev, diventato per la prima volta numero uno del ranking mondiale proprio il giorno in cui Putin ha dato il via all’invasione, potrà dunque provare a confermare il titolo vinto lo scorso anno, quando cancellò in finale il sogno di Novak Djokovic di completare il Grande Slam.

In un comunicato, la Federazione Usa ha spiegato che lo US Open 2022 si trasformerà in un evento di ulteriore sostegno alla campagna umanitaria ”Tennis Plays for Peace”, il programma per raccogliere fondi da destinare alle popolazioni colpite dalla guerra. Ulteriori iniziative di sostegno economico e aiuti umanitari, ha spiegato il Presidente Mike McNulty, saranno svelati più avanti.
Attualmente, la Russia vanta 2 giocatori nei primi 10 della classifica Atp (Medvedev 1° e Rublev 9°): giovani sempre più protagonisti del tennis che conta. Wimbledon, scegliendo di escluderli, ha perso il diritto ad assegnare punti in classifica, diventando a tutti gli effetti uno Slam “zoppo”. Per sopperire a questa mancanza, ha deciso di alzare il montepremi rispetto all’edizione 2021 per un totale di 40 milioni di sterline.
Due milioni per il vincitore, uno per il finalista, mezzo per i semifinalisti e così via, fino alle 50.000 per chi non supera lo scoglio del primo turno.

Ma se a New York potranno dunque atterrare russi e bielorussi, lo stesso non si può dire per Novak Djokovic. Il 20 volte campione Slam è nelle mani dei Center for Disease Control and Prevention, i CDC, che al momento hanno mantenuto inalterata la necessità del vaccino per poter entrare nel Paese.
Il serbo, esponente di punta dei No-Vax, ha già perso gli Australian Open a gennaio dopo una lunga battaglia contro il governo australiano per aver provato a prendere parte al torneo pur senza effettuato la doppia dose, sollevando una polemica finita sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo.
Se i CDC, che hanno di recente eliminato l’obbligo di tampone nelle 24 ore precedenti all’ingresso negli Usa, non decideranno di alleggerire ulteriormente le loro misure di contegno dell’epidemia, Djokovic non avrà i requisiti per scendere in campo.
Proprio per questo motivo, in primavera Nole è stato costretto a saltare le tappe del “Sunshine Double”, i Master 1000 di Indian Wells e Miami vinti da Taylor Fritz e Carlos Alcaraz.
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