Dalle stelle alle stalle: il miliardario russo Roman Abramovič, patron del Chelsea, sembra essere passato dal tetto del mondo alla disfatta personale in poco meno di un mese. Secondo quanto riportato dal quotidiano svizzero Blick, infatti, l’imprenditore vicino al Cremlino avrebbe offerto la proprietà del prestigioso club londinese a un trio di “colleghi” miliardari, tra cui Hansjörg Wyss. Prezzo richiesto: una cifra vicina ai 3 miliardi di sterline (4 miliardi di dollari).
“Sicuramente non farò una cosa del genere da solo. Se compro il Chelsea, allora sarà con un consorzio composto da sei o sette investitori,” ha affermato Wyss. Il Chelsea non ha ancora rilasciato commenti o dichiarazioni sulle affermazioni dell’86enne svizzero residente in Wyoming, Stati Uniti.
Appena pochi giorni fa, all’indomani dell’invasione russa dell’Ucraina, Abramovič aveva già abbandonato formalmente la presidenza e affidato “la gestione e la cura” del Chelsea al suo trustee (la Chelsea Charitable Foundation), presentendo l’arrivo di massicce misure finanziarie da parte dell’Occidente contro gli uomini legati al Cremlino. Evidentemente, nelle ultime ore la possibilità concreta di sanzioni da parte del parlamento britannico ha spinto il russo a fare un passo indietro definitovo, rimuovendo qualsiasi ruolo societario e azionario prima che sia troppo tardi.

L’imprenditore russo ha acquistato i Blues nel 2003 per 140 milioni di sterline, spendendo somme considerevoli di danaro (più di £1,5 miliardi) per rendere il club competitivo nella Premier League e a livello europeo. I risultati gli hanno dato ragione: la sua gestione ha fruttato ben 5 campionati d’Inghilterra, 2 Champions League, un Mondiale per Club (conquistato lo scorso 12 febbraio contro i brasiliani del Palmeiras), una Europa League, 3 coppe di Lega e 5 FA Cup,
Sebbene il Regno Unito e l’Unione europea abbiano già comminato sanzioni contro il patrimonio personale di numerosi oligarchi, Abramovič non figura ancora tra questi ultimi, ma potrebbe essere una questione di giorni prima che il russo-israeliano venga accomunato ai suoi connazionali. Per questo motivo avrebbe deciso di vendere i suoi assets europei in previsione di un probabile congelamento.