380 milioni di dollari. È questa la cifra che centinaia di atlete abusate sessualmente da Lawrence G. Nassar, ex medico della squadra nazionale di ginnastica USA, hanno accettato dalla Federazione e dal Comitato Olimpico e Paralimpico degli Stati Uniti, scrivendo la parola fine a uno dei più grandi casi di molestie nella storia dello sport.
I fondi serviranno per pagare i danni a più di 500 vittime, tra cui figurano anche medaglie d’oro olimpiche come Simone Biles, McKayla Maroney e Aly Raisman.
“Nessuna somma di denaro riparerà mai il danno che è stato fatto a queste donne – ha dichiarato Rachael Denhollander, prima donna ad essersi esposta sulla vicenda e membro di un comitato di “sopravvissute” coinvolto nell’accordo – ma ad un certo punto i negoziati dovevano terminare, perché queste donne hanno bisogno di aiuto e meritano giustizia”.
Molte, infatti, sono le vittime di Nassar che quegli abusi se li sono portati dietro per anni. Le ginnaste hanno combattuto contro ansia, depressione e disturbo da stress post-traumatico. Alcune di loro, lacerate dai conflitti interiori, hanno anche tentato il suicidio.
L’eredità del caso Nassar rimarrà ancora a lungo. Grazie anche a gesti plateali come quello di Simone Biles, sono stati puntati i riflettori sulla vulnerabilità dei giovani sportivi nella ginnastica artistica e in tanti altri sport, rivelando il fatto che organizzazioni prestigiose come la U.S.A. Gymnastics non siano riuscite a proteggere i loro atleti.
Biles, Maroney, Raisman e l’ex membro della squadra nazionale Maggie Nichols hanno testimoniato al Congresso a settembre sugli abusi di Nassar e su come sentano che la F.B.I. abbia chiuso un occhio sui suoi modi di fare noti a molti.
Un rapporto dell’ispettore generale del Dipartimento di Giustizia, pubblicato a luglio, ha constatato i troppi passi falsi della F.B.I. sul caso aperto nel 2019, quando Rachel Denhollander ha squarciato il velo di maya ed è diventata la prima “sopravvissuta” nota al pubblico alla furia carnale del dottor Nassar.