Arigato. E’ la scritta che alta, maestosa, visibilissima campeggiava sullo stadio olimpico di Tokyo a chisura dei XXXVI giochi olimpici. I giochi dell’era della pandemia. Grazie. E’ il messaggio che il mondo sportivo e non ha rivolto ai giapponesi. Una nazione resiliente, tenace, grande appassionata di sport. Capace di offrire al mondo uno spettacolo che sembrava doversi smarrire o finire nelle brume tenebrose della pandemia.
I giapponesi hanno messo su uno spettacolo maestoso. Gioioso. Di alta qualità tecnologica e di grandi successi sportivi. I nipponici hanno conquistato ben ventisette medaglie d’oro. Terzi nel medagliere olimpico dopo gli Stati Uniti e la Cina. Straordinaria la prestazione del Team Italia: dieci ori, 10 argenti e venti bronzi per un totale di quaranta Medaglia. Record assoluto di medaglie delle partecipazioni italiane alle Olimpiadi. Olimpiadi della ripartenza ma soprattutto olimpiadi dei tanti giovani e meno giovani atleti che hanno infuso speranza e portato lauti contratti alle nazioni partecipanti. La sfida USA Cina sulle medaglie conquistate ha visto prevalere gli Stati Uniti proprio nella giornata conclusiva. L’onore è salvo. La prima Potenza sportiva olimpica del mondo esce irrobustita dallo scontro geo politico con la Cina dopo che il Covid ha devastato la Nazione e lacerato irreversibilmente il clima politico interno.
Eppure le Olimpiadi, ispirano tanti giovani a sognare il loro futuro olimpionico. Emblematico il caso di Molly Siedel, terza classificata nella maratona femminile, che in una nota redatta alle scuole elementari scrisse che un giorno avrebbe vinto una Medaglia olimpica (anzi d’oro). Ci è andata vicino. Il sogno si è realizzato. E cosa dire di Marcel Jacobs che dal Texas vola con la madre sulle rive del Lago di Garda e poi trionfa nei 100 metri piani. Una vittoria sorprendente. Inattesa e perciò ancora più importante.

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Abbiamo visto una Italia multietnica gareggiare in ogni disciplina olimpica con tenacia e determinazione. Una Italia unita nel tricolore e nella voglia di fare bene e di essere ripagata dei tanti sacrifici fatti di duri mesi di allenamenti in solitudine. Una vittoria corale di una squadra e di una Nazione che li ha seguiti giorno per giorno.
Sono state le Olimpiadi della ripartenza. Si certo, il virus stenta a scomparire anzi nuove varianti si manifestano. Ma lo sport ha saputo gestire la paura imprimendo una accellerata alla ripresa. Le Olimpiadi, hanno sempre un tema, che mai viene tracciato. Si svolge nel corso delle due settimane olimpiche. Ricordiamo Monaco nel 1972 che ci fece conoscere la brutale violenza dei terroristi di Settembre Nero che assassinarono undici atleti israeliani proprio nel villaggio olimpico. Per essere poi annientati dalle teste di cuoi tedesche. Poi vennero le Olimpiadi di Montreal gravate dalla assenza dei Paesi Africani per protestare con apartheid in SudAfrica. Mosca 1980 grande boicotaggio USA per protestare contro l’invasione Sovietica dell’Afganistan. Los Angeles, apoteosi reganiana senza Sovietici che ricambiarono con la stessa moneta gli americani. Poi le Olimpiadi sono cresciute a dismisura inserendo sport che attiravano l’attenzione di una fetta della gioventù e degli sponsors (ovviamente): skateboard, BMX popolarissimi tra i giovani. Meritano un posto olimpico. Olimpiadi per trasformare e rinnovare città: il fronte del porto di Barcellona, le sponde del Tamigi a Londra, per onorare le potenze economiche mondiali in ascesa: Cina (Pechino 2008), Brasile (Rio de Janeiro) 2016.
Ogni Olimpiade un tema, una narrazione economica o politica. Tokyo e gli straordinari atleti rappresentanti di ogni Paese (203 i Paesi partecipanti) hanno sancito la volontà di superare ogni avversità sia economica che medica. Ma soprattutto hanno esteso il motto olimpico: Citius, Altius, Fortius aggiungendovi Communitas. Comunità. Una unica grande Nazione umana che si stringe intorno ad un evento sportivo per sancire la resilienza e la volontà umana di superare ogni avversità. Arigato Tokyo. Arrivederci a Parigi 2024.