Prima le donne dell’Umana Reyer Venezia che tornano sul tetto d’Italia dopo 75 lunghissimi anni. Poi la Virtus Bologna e il suo sedicesimo scudetto della storia, alzato al cielo in una finale contro Armani Exchange Milano davvero senza storia. Quattro gare a zero e tricolore sul petto. Ora tocca ai playoff di NBA, con Atlanta Hawks che si gode Mr Danilo Gallinari, figlio d’arte e gioiello di casa nostra, blindato tra le stelle USA con un ingaggio da 20 milioni di dollari e più.
Il basket non si ferma, a nessuna latitudine, e mentre c’è un’Italia intera in una delle sue roventi estati al ritmo degli Europei di calcio ed esulta con i gol di bomber Ciro Immobile, c’è chi continua a fare il lavoro sporco e cerca di dare la giusta identità e dignità alla pallacanestro italiana, oggi fatta di oltre 145mila tesserati FIP, che sta per Federazione Italiana Pallacanestro, di cui circa 20mila sono donne. Questo qualcuno ha quasi quarant’anni e si chiama GIBA, acronimo di Giocatori Italiani Basket Associati, ed è l’unica organizzazione italiana che tutela e assiste i cestisti e le cestiste nazionali fondata il 5 aprile del 1982 e dal 2012 guidata dal giovane Alessandro Marzoli, avvocato ed esperto di diritto civile che tra i vari riconoscimenti conta anche un diploma alla Somerset Senior High School in Pennsylvania con il massimo dei voti e progetti internazionali con NBPA, la National Basketball Players Association.
Alessandro Marzoli è il classico bravo ragazzo che ce l’ha fatta. A basket ci ha giocato sì, “ma nelle serie minori – racconta – Sono stato ad Ascoli, con la Bocconi a Milano e nella mia Chieti”. Il suo posto era fuori dal campo, nei panni di una specie di regista. La svolta, guarda caso, è arrivata in America, che per dirla con una parola l’ha fatto gigante: “Lì ho fatto il percorso formativo più importante della mia vita. Ho avuto la fortuna di avere due genitori che mi hanno dato una possibilità unica, sfruttando una parziale borsa di studio per poi diplomarmi a Somerset. È inevitabile che una roba simile non ti faccia crescere incredibilmente come persona, dandomi tra l’altro l’opportunità di imparare l’inglese, oggi la mia marcia in più. Ho tanti clienti stranieri e in particolare americani. A Oakland, in California, invece, sono stato volontario per Organizing for Action, collaborando nella campagna elettorale del 2012 di Barack Obama; gestivo i rapporti con il pubblico che frequentava la sede della fondazione, mi sono occupato di ricerca e profilazione degli elettori, di colloqui con potenziali sostenitori”.
Quando ci risponde al telefono, il presidente ha appena finito una delle sue solite riunioni. L’indomani ha una aereo per Milano Linate e un’agenda piena di appuntamenti importanti, lui è anche al vertice di UBE – Union Basketteurs D’Europe. È stanco, ma lucido e soddisfatto nel riavvolgere il nastro e riportarci indietro nel tempo: “Il primo importante traguardo, dopo varie battaglie, è stato raggiunto prima del mio ingresso nel team nel 1994, quando viene finalmente raggiunto l’accordo collettivo con FIP e Lega Serie A, riconoscendo di conseguenza lo status di lavoratori professionisti ai giocatori della A1 e della A2 maschile”. Di fatto, GIBA ha avuto il merito di applicare alla pallacanestro la Legge 91/81 del Coni, conquistando anche l’abolizione del vincolo sportivo fino all’età di 25 anni. “I giocatori – spiega Marzoli – vengono considerati a tutti gli effetti lavoratori subordinati. Il contratto regola i rapporti economici e sindacali, quello individuale di lavoro, il rapporto disciplinare e il sistema di risoluzione delle controversie”.
Primo Levi diceva che l’abruzzese sia forte e gentile. Alessandro Marzoli è uno di quelli, gentleman forgiatosi in giro per il mondo e nato in una piccola Chieti in cui il basket è una religione. Da qui, oltre al Mancio (Stefano Mancinelli), è passato anche l’attuale campione d’Italia in carica Giampaolo Ricci, capitano della Virtus Bologna, tra l’altro membro del consiglio direttivo di GIBA, che fa proprio degli uomini e delle donne di campo la sua più grande forza: “Fin dall’inizio del mandato ho voluto fortemente coinvolgere gli atleti nel momento decisionale, farli sentire protagonisti delle scelte della loro associazione di categoria. Giampaolo, amico fraterno, è un esempio molto positivo. Viene dal basso e ha un grande cuore, testimone di come per riuscire nello sport non serve avere il più grande talento del mondo, ma spirito di sacrificio e applicazione”.
E c’è il 2015, altro anno da segnare in rosso per GIBA: “Abbiamo istituito il sussidio per giocatori disoccupati, primo esempio in Europa di sostegno economico di un’associazione a giocatori senza squadra”. Il senso è dunque proprio questo: accompagnare i cestisti nel loro percorso sportivo ma assisterli in modo completo, senza dimenticare che prima di tutto si parla di uomini e donne. Accompagniamo gli atleti anche da un punto di vista formativo – aggiunge – Tra i progetti lanciati c’è ad esempio il Fine Carriera o il Rimettersi in gioco, con quest’ultimo che intende favorire l’iscrizione e lo studio universitario dei giocatori. Fino ad All Around, ideato nel 2021, che invece mira all’inserimento dei giocatori in aziende e società sportive”.
Ma la battaglia più estenuante è quella che parla di maternità. “Siamo andati direttamente al dunque, e quindi dal presidente del Consiglio, dal ministro dello Sport e da quello per le Pari Opportunità. L’obiettivo, raggiunto, era costituire un tavolo per tutte quelle atlete, tranne quelle dei corpi militari dello Stato, che non avevano alcuna tutela e garanzia nel caso in cui avessero dovuto vivere il dono della gravidanza. Siamo arrivati all’approvazione del dpcm 28-2-18, decreto Maternità, a sostegno delle atlete, per garantire una continuità retributiva durante il periodo di congedo. Il comma 369 dell’articolo 1 della Legge di Bilancio 2018 istituisce presso l’Ufficio per lo sport il Fondo unico a sostegno del potenziamento del movimento sportivo italiano con lo scopo di destinare risorse al finanziamento, tra gli altri, di iniziative che sostengono la maternità delle atlete non professioniste. GIBA ha insistito per la convocazione del tavolo e, coinvolgendo anche le altre associazioni giocatori e la Commissione Atleti CONI, ha partecipato ai lavori preliminari per il raggiungimento di questa previsione normativa che va ulteriormente promossa”.
I sogni ancora nel cassetto sono diversi: “Vorrei fare ancora tante cose, una di queste è vedere la luce per quanto riguarda il riconoscimento di tutti gli atleti dello sport come lavoratori dallo Stato. Inoltre, mi piacerebbe ci fosse sempre più consapevolezza nel comprendere quanto sia cruciale affiancare l’attività agonistica allo studio, rendendo migliori le nuove generazioni. Il connubio studio-sport è vincente. Proprio Giampaolo Ricci, che ha appena vinto lo scudetto, si sta laureando in matematica. La popolazione che pratica sport sin dalla tenera età cresce meglio sotto tutti i punti di vista”.
Prima di riagganciare il telefono, ci tiene a ringraziare suo fratello Riccardo, ex giocatore di basket professionista e suo braccio destro. “Lui è la mia colonna”, chiude. E nel cuore, Alessandro Marzoli, porta l’America, mentre negli occhi la voglia di cambiare le sorti della pallacanestro italiana e renderla migliore. A chi gli chiede “ma chi te lo fa fare”? Risponde con un canestro che vale una tripla: “L’impegno è intenso, nel corso degli ultimi anni sono state fatte più di 100 riunioni dal vivo negli spogliatoi, assistiti migliaia di atleti con consulenza legale, fiscale e assicurativa. Molto rilievo è stato dato all’educazione su integrity, doping, match fixing e betting. A questo si aggiunge il sostegno alle attività benefiche che vedono coinvolti i nostri associati e il supporto e la sponsorizzazione di progetti imprenditoriali portati avanti da giocatori e giocatrici che hanno cessato l’attività agonistica. Ma per me poter rappresentare i giocatori che giocano qui, italiani e stranieri, compresi quelli della Nazionale è un onore. Me lo tengo stretto”.