La Capitale, da qualche giorno, scalpita. Dopo l’annuncio di Jose Mourinho come nuovo tecnico della Roma, i riflettori di tutto il mondo si sono puntati sui colori giallorossi.
“Daje”, ha scritto lo Special One per festeggiare la notizia in un post di Instagram che ha fatto il giro del mondo. Quel daje lo hanno detto in tanti, sia a Roma che oltreoceano. A New York, infatti, poco lontano dall’Empire State Building, i tifosi della lupa che vivono negli Stati Uniti hanno un luogo speciale in cui condividere la loro passione. Si tratta del Roma Club New York, nato nel maggio del 2008 grazie a un’idea di Giovanni Peluso, l’attuale Presidente Onorario.
Proprio con Peluso ci siamo ritrovati a parlare, per sapere come da Manhattan si viva e si veda il momento frenetico che il club sta attraversando.

Presidente, arriva Mourinho, cosa significa per la Roma e qual è il peso specifico di questo nuovo ingaggio?
“L’arrivo di Mourinho è qualcosa che ha cambiato in un minuto tutto l’andamento della stagione. Non vedevo tanto entusiasmo nel tifo romanista da tantissimo tempo. Ha messo la AS Roma di nuovo in una posizione centrale nel calcio europeo. Ieri tantissimi messaggi non solo da parte di romanisti, ma di persone che conosco anche casualmente, mi hanno fatto i complimenti per la scelta. Mourinho è un nome e su questo non c’è dubbio: la notizia è stata un fulmine a ciel sereno e questo mi fa molto piacere, in un mondo in cui ci sono notizie false ogni minuto. Negli ultimi anni, senza parlare male di nessun professionista, le scelte fatta dalla Roma sugli allenatori erano tutte seconda, terza o quarta scelta: si voleva Guardiola ma abbiamo preso Luis Enrique e poi dopo tutti gli altri, come dire «non possiamo spendere di più». Qui si è voluto investire in uno dei migliori allenatori di tutti i tempi e dei migliori attuali. Mi ricorda tanto la scelta che fece il Presidente Viola nel 1979 al suo arrivo alla Presidenza della Roma scegliendo Nils Liedholm, che vinse lo scudetto e raggiunse la finale di Champions. Ottima scelta di cambiare, cominciando dall’allenatore”.
Lo Special One non si mette certo in gioco nella capitale per fare un campionato anonimo. Quale sarà l’obiettivo della prossima stagione?
“Ritengo che il suo obiettivo sia sempre quello di vincere, da tifoso spero che gli venga costruita una squadra competitiva, magari partendo da alcuni elementi giovani e validi tipo Zaniolo. Penso comunque che il primo anno possa essere di rodaggio. Anche il Barone Liedholm, al primo anno, si fermò a metà classifica, per poi vincere l’anno successivo se non avessero annullato il gol valido di Turone. Vinse 3 anni dopo lo scudetto e arrivò dopo 4 alla finale di Champions, allora ancora Coppa dei Campioni. Quindi mi aspetto un grande campionato, ma non posso dire che vincerà lo scudetto. Secondo me, per lui, è una sfida per vincere in una piazza in cui trionfare è complicato”.

Che atmosfera si respira al Roma Club di New York?
“Non perché io sono uno dei fondatori e anche il Presidente, ma ritengo sia una atmosfera bellissima, un posto fantastico. Io preferisco vedere le partite al Club anche rispetto allo stadio: per me l’atmosfera è meglio dello stadio e io qui mi sento a casa. In realtà fa sentire tutti a casa e me lo dicono sempre quelli che vengono per la prima volta: «ci siamo sentiti come se fossimo a Roma in Curva Sud». Purtroppo, vista la pandemia, siamo stati penalizzati dalla mancanza di persone provenienti dall’Italia quest’anno, ma noi siamo sempre lì per tutte le partite. Quest’inverno ce le siamo viste all’esterno anche con la grandine e la neve”.
Che bilancio dà del campionato ormai concluso?
Nonostante la grande prestazione nell’Europa League – anche se ancora non è finita – direi deludente come posizione e anche come gioco e l’impegno. Abbiamo subito numerose sconfitte contro tutte le squadre davanti a noi e poi ultimamente anche con quelle che stanno dietro. Gli infortuni non ci hanno aiutato e le liti interne ancora meno. Devo dire, però, che seguire partite senza pubblico non può dare la stessa impressione di un campionato normale. A me non piace e non mi appassiona.

Da Pallotta a Friedkin, la Roma è diventata un affare americano. Questa presidenza riuscirà a fare meglio della precedente?
“I Friedkin sono degli imprenditori seri, hanno una solida posizione finanziaria: hanno fatto delle scelte che tutti i tifosi hanno apprezzato e che hanno segnato una differenza netta con la passata gestione. Per vari motivi: presenza costante a Roma e presenti a tutte e dico tutte le partite, nessuna dichiarazione – se non il comunicato in cui si è annunciato il termine del rapporto con Fonseca e pochi minuti dopo l’ingaggio di Mourinho – e aver solo cercato in questo anno di capire cosa sia il calcio europeo, la Roma, cosa significhi la Roma nella città di Roma e poi aver deciso di cambiare alla fine del campionato. Io penso che tutti i tifosi siano più che contenti con Friedkin. Mi piace molto il fatto che abbiano deciso di trasferire a Roma il loro quartier generale europeo. Siamo tutti molto eccitati dalla scelta di Mourinho e convinti che questa presidenza stia facendo e farà molto bene”.

A New York, tra i costumi della Compagnia Teatrale Italiana di NY Kairos Italy Theater, si trova poi anche Laura Caparrotti, romana e grande tifosa di Bruno Conti, che nel 2008 ha contribuito a fondare il Roma Club NY. Laura è anche una collaboratrice di VNY.
Come Peluso, anche la Caparrotti è convinta che, a una figura come Mourinho, la società debba affiancare una squadra di livello. “Altrimenti – spiega – è solo un passaggio di immagine e come è venuto, se ne andrà presto”. Sugli obiettivi per la prossima stagione, da tifosa, ha le idee chiare, e vorrebbe che venisse puntata l’attenzione “più sui giovani sconosciuti e con potenziale. Deve comunque esserci una strategia e la mia impressione in questi anni è che proprio la strategia sia mancata”. C’è da dire si è reduci da due stagioni strane. La pandemia ha trasformato anche il calcio, che però, in qualche modo, è riuscito a tenerci compagnia durante i mesi di lockdown.
“Quanto è stato strano – conclude – sentire le voci come se si fosse in un piccolo stadio a vedere gli amici giocare la partitella domenicale? Il rumore netto del pallone, l’eco delle urla fra giocatori e allenatore. Per quanto da tifosa reagisco come se fosse una stagione normale e per quanto ce lo vogliamo dire tutti, non è così. Dunque, staremo a vedere. Appuntamento al prossimo campionato!”