Al funerale di Paolo Rossi, l’attaccante toscano scomparso pochi giorni fa dopo una lunga malattia, i compagni di squadra di quella magica Italia portano la bara sulle spalle. Sono i ragazzi del 1982, i campioni del mondo che hanno fatto sognare milioni di italiani in quell’estate spagnola di quarant’anni fa. “Pablito”, così l’aveva chiamato il giornalista Giorgio Lago al mondiale argentino del ’78, lottava da un anno contro un tumore ai polmoni da cui purtroppo non è riuscito a salvarsi.
Sono stati gli amici di sempre, Tardelli, Cabrini, Altobelli, Collovati, Oriali, Antognoni, a trasportare il feretro in chiesa, sotto gli occhi di Bruno Conti, Paolo Maldini e Roberto Baggio. Con loro, anche il figlio Alessandro, circondato dagli uomini che con il padre hanno fatto la storia. La maglia numero 20 appoggiata sulla bara e un grande silenzio impregnato di commozione. Venti, un numero che ha accompagnato la vita e l’intera carriera di Paolo Rossi. Venti sono le reti che ha realizzato, venti sono gli scudetti conquistati dalla Juventus, la squadra per la quale giocava in quella magica estate del 1982. La 20 è stata, appunto, la sua maglia, con la quale ha segnato 128 gol tra nazionale e campionato.

A condurre la cerimonia è stato don Pierangelo Ruaro, in un duomo di Vicenza gremito da circa 300 persone tra amici e compagni di squadra. “Ora ti allenerai nella Coverciano del cielo – ha detto il parroco – e giocherai con la Nazionale di lassù”. Parole che hanno inondato le navate della chiesa vicentina, tenendo vivo il ricordo di un uomo che ha ispirato migliaia di giovani ragazzi della generazione nata negli anni ’60.
E mentre tutta Italia dava l’ultimo saluto a Paolo Rossi, la casa del campione del mondo è stata svaligiata da un gruppo di ladri. La tenuta in Toscana è stata trovata dalla moglie Federica completamente sottosopra. All’appello mancava l’orologio di Rossi, oltre a qualche contante. Per entrare all’interno dell’abitazione, secondo quello che si apprende dai carabinieri del comando di Arezzo, i malviventi avrebbero forzato una finestra, anche se si attende una verifica più precisa per definire le dinamiche e l’entità del furto.