
Da ovest a est la via Postumia attraversa la pianura padana, collegando da oltre due millenni il mar della Liguria all’alto Adriatico; fu fatta costruire nel 148 a.C. dal console romano Postumio Albino, sul solco di preesistenti piste nei territori di quella che al tempo era la Gallia Cisalpina, unica via di terra fra i due principali porti romani del nord, Aquileia e Genova. Da quest’ultima, la strada valicava l’Appennino, scendendo poi verso Piacenza e Cremona; oltrepassato il fiume Po, proseguiva per Verona, dove, sul ponte Postumio, attraversava il fiume Adige e, prima di raggiungere Aquileia, toccava Vicenza, Oderzo e Concordia Sagittaria.
La via Postumia rimase trafficata almeno fino all’VIII secolo, controllata dai monaci della potente abbazia di San Colombano di Bobbio; in seguito perse progressivamente importanza fino quasi all’oblìo, ritrovando utilità dopo l’anno Mille con la Repubblica di Genova. Il suo tracciato originario oggi è ricostruibile utilizzando mappe e foto satellitari, che permettono di visualizzare i frequenti tratti ancora attivi. Un rettilineo di oltre 50 km, ad esempio, è ancora percorribile in auto tra la provincia veronese e mantovana, partendo dalla centrale chiesa di Sant’Anastasia, lambendo l’antico foro romano di Verona (attuale piazza delle Erbe), corso Portoni Borsari (decumano massimo), corso Cavour, via Mantovana e uscendo dalla città in direzione Villafranca di Verona e Mantova, con il guado del fiume Mincio e giungendo al fiume Oglio.
Oggi i suoi circa 930 chilometri sono oggetto di cammini tematici tra città d’arte e natura e uno dei suoi prossimi pellegrini sarà Andrea Devicenzi, atleta paralimpico e personal coach, in marcia dal 21 agosto al 17 ottobre.

Partiamo da quello che è stato un momento drammatico e che poi, grazie ad una volontà ferrea e ad uno spirito alto, si è evoluto in uno stile di vita nel segno dello sport: all’età di 17 anni, a causa di un incidente stradale, Andrea ha subìto l’amputazione della gamba sinistra. Abituato a praticare regolarmente vari sport, la nuova condizione ha implicato un itinerario di accettazione durato molti anni, «poi – racconta – sono riuscito a superare pienamente la mia disabilità e mi sono lanciato in imprese all’apparenza impossibili, sia per me, sia per sensibilizzare l’opinione pubblica su queste situazioni».
Imprese parola grossa? No davvero: «Ciclismo, triathlon – dal 2012 con la maglia nazionale NdA – ed oggi i cammini mi permettono di condividere questa grande eredità con chiunque decida di starmi a fianco. Ogni chilometro percorso in sella alla mia bici ed ogni passo durante i cammini sono compiuti per divertirmi e coltivare la mia salute. Ho vissuto avventure estreme come nel 2010 in India, sulla strada carrozzabile più alta del mondo, nel 2011 in Francia per i 1.230 chilometri della Parigi-Brest-Parigi e nel 2016 in Perù sul Machu Picchu, coprendo in solitaria in bici 1.200 chilometri in 11 giorni da Lima a Cuzco e proseguendo a piedi da lì sull’Inca Trail, fino alla vetta. Poi competizioni in tutto il mondo nel ciclismo e triathlon, i 2.500 chilometri in 3 anni percorrendo la via di Francesco, la via Francigena, e quest’anno, dal 21 agosto al 17 ottobre, affronterò i 930 chilometri della via Postumia, da Aquileia a Genova».

Saranno 47 tappe in 56 giorni, suddivise in tre fasi: instancabile corridore nel corpo e nella mente, nonostante un contesto che la pandemia ha reso incerto e rischioso ovunque. «Ma il coronavirus – replica Andrea – mi ha rallentato, non fermato! Fin dai miei primi passi da pellegrino nel 2018 scelsi l’Italia, camminando per 500 chilometri sulla via di Francesco, poi nel 2019 per altri 1.000 chilometri sulla via Francigena del Nord e per il terzo anno consecutivo rimango qui e ne sono orgoglioso: amo il Paese e ne sono suo forte sostenitore; attraverserò le regioni più colpite dalla pandemia, facendo conoscere a più persone possibili le ricchezze artistiche, architettoniche, eno-gastronomiche, ma soprattutto coloro che le popolano, ascoltando le loro testimonianze e le loro storie di amore, passione e resilienza. Lo farò, come tutte le altre mie imprese, grazie alla mia gamba ed alle mie inseparabili Katana, le stampelle in carbonio da me ideate che mi hanno cambiato la vita».

Una digressione su questo ausilio: «Katana nasce innanzitutto dalla mia esperienza di amputato e da una scelta controtendenza di vivere ogni attimo della mia vita senza protesi, prediligendo le stampelle, riuscendo a donarmi quella libertà di vivere gli spazi del mondo come desideravo. Grazie alla pratica dello sport ad altissimo livello, ne ho però conosciuto i limiti ed ho iniziato a pensare ai possibili miglioramenti. L’amore per la tecnologia, il design, la F1, MotoGp, Supercar ed il carbonio in generale mi hanno portato, un passo alla volta, a disegnare qualcosa che non si era mai visto prima al mondo, in grado di unire risoluzione di problemi, design e tecnologia tutto in uno».

In Devicenzi lo sport viene declinato non solo individualmente – come prova personale – ma anche socialmente, come esperienza di crescita e veicolo per diffondere un messaggio di incoraggiamento e fiducia. «Pratico sport fin da piccolissimo e da sempre ne colgo il fascino ed il continuo dono di vita che offre. La disabilità che mi ha colpito in gioventù mi ha insegnato moltissimo e oggi mi sento pronto nel caricarmi questa enorme responsabilità con determinazione e coraggio. Grazie anche ad importanti patrocini e collaborazioni, presagisco un cammino magico, in cui invito chiunque voglia ad affiancarmi un’ora, un giorno, una settimana oppure in tutto l’itinerario».
Con Andrea ci saranno il mentore, Simone Pinzolo, e il videomaker Luca Rovelli, che riprenderà luoghi ed emozioni, per poi montare un documentario che possa essere un contributo nella ripartenza nazionale. «Amo tutto il resto del mondo, ma in questi quattro mesi ho sentito la necessità di scoprire di più l’Italia, la sua gente, che spesso non conosciamo, anche se l’abbiamo a pochi chilometri di distanza».
Pinzolo ha accompagnato l’atleta nel cammino del 2018 sulla via di Francesco. «La mia unica esperienza fino a quel momento erano stati i quattro giorni sull’Inca Trail in Perù. I dettagli – a cui nelle mie imprese tengo moltissimo, convinto che ti portino a fare la differenza – non potevo conoscerli tutti, ma con lui a fianco c’era la garanzia di risolvere ogni problema o difficoltà grazie ad un consiglio, una parola, un oggetto».
Rovelli sarà sulla Postumia a documentare ogni particolare: «E’ la seconda volta che cammino con un professionista al mio fianco. La prima volta fu con Andrea Baglio nel 2018 e ora, passati due anni e altre migliaia di chilometri a piedi ed in bici, son sicuro di concretizzare anche assieme a Luca l’importanza della documentazione di ciò che incontreremo, con una consapevolezza mia personale che in questi due anni si è particolarmente evoluta, forse anche grazie a questo periodo recente che ognuno di noi ha vissuto nel coronavirus, portando ancor di più la mia attenzione alla persone, alle piccole cose, a ricercare la felicità e serenità anche vicino a noi».

Dalle riprese di Rovelli si ricaverà un micro-report quotidiano del viaggio e, nei mesi invernali, un video a testimoniare in toto il cammino, «che sento particolarmente mio, attraversando completamente la pianura padana, in cui sono nato e cresciuto». Cremonese, infatti, classe 1973: e come si coniuga la buona tavola che caratterizza queste zone con le esigenze di forma richieste da attività fisicamente impegnative? «Amo praticare sport e amo farlo bene, praticando allenamento in modo tale da mantenere o, meglio ancora migliorare, la mia condizione atletica. Per questi 930 chilometri sulla Postumia, oltre alle esperienze degli ultimi anni (da non sottovalutare), mi sono posto l’importante obiettivo di passare dai 3 chilometri medi percorsi in un ora a 4, questo per un semplice motivo: essendoci all’80% tappe di circa 20 chilometri, significa che con una partenza alle 7 del mattino, a mezzogiorno mi troverò a fine tappa, con possibilità di un pranzo leggero, un breve riposo e tempo, nel pomeriggio, per documentare le zone di arrivo. Un obiettivo sfidante, che mi ha portato a perdere 7 chilogrammi rispetto allo scorso anno. Chili in meno che significano più leggerezza sulle articolazioni, ma soprattutto meno carico sui palmi delle mani, “collo di bottiglia” per me, camminando con le stampelle. I test di questi giorni ci stanno dando ragione, ma la vera prova sarà in cammino, quando le tappe ed i chilometri giornalieri inizieranno ad accumularsi. Seguo da sempre un regime alimentare controllato, ma negli ultimi mesi questo obiettivo mi ha “imposto” un ulteriore sforzo, che mi ha ripagato con continui e lenti miglioramenti dal punto di vista energetico, di performance ed anche estetico».

Dopo la via Postumia? «Dal punto di vista professionale riprenderò la formazione nelle aziende ed il coaching con le persone; dal punto di vista atletico/sportivo sarà il momento di recuperare le forze e pensare a nuovi traguardi, che potrebbero includerne uno ancora nel nostro Paese ed un altro all’estero.
Dal punto di vista imprenditoriale, col mio staff elaborerò tutti i dati di studio registrati durante il cammino sulle mie stampelle Katana e continuerà la loro promozione, studio e commercializzazione».
Il cammino di Andrea si potrà seguire attraverso il sito ufficiale, i suoi social e il sito del quotidiano sportivo nazionale gazzetta.it, che racconterà ogni giorno le tappe con un articolo.
Bene ambula et redambula, Andrea, certo che la bellezza ti accompagnerà: “I viaggi rovinano ogni felicità. Non si può più guardare un edificio qui, dopo aver visto l’Italia”, osservò la scrittrice inglese Frances Burney (1752-1840).