Lunedì 17 giugno, Francesco Totti ha annunciato le sue dimissioni da dirigente della squadra di calcio AS Roma, nel corso di una conferenza stampa nel salone d’onore del CONI, al Foro Italico. Oltre 300 giornalisti hanno presenziato all’evento che è stato trasmesso in diretta da una delle reti della Tv pubblica, da SKY, e in live streaming da diverse importanti testate giornalistiche.
Per capire perché i media nazionali hanno attribuito tanta importanza alle parole di Totti bisogna prima ripercorrere la sua storia di sportivo. Durante la sua carriera professionistica, il numero 10 giallorosso ha totalizzato 889 presenze sul campo mettendo a segno 334 gol fra club, nazionale maggiore e nazionali giovanili; con la Roma ha realizzato 307 reti in 786 partite.
Francesco Totti nasce a Roma, il 27 settembre, 1976, e cresce dalle parti di Porta Metronia. A 16 anni, esordisce in serie A con la maglia della Roma, entrando nel corso di Brescia-Roma, il 28 marzo 1993, e 24 anni dopo gioca l’ultima partita della sua carriera da professionista, sempre con la stessa maglia giallorossa, contro il Genova allo Stadio Olimpico di Roma, il 28 maggio 2017.
Il rapporto amoroso tra Francesco Totti, noto come “er core de Roma”, Roma e la Roma…”. E’ qualcosa che solo lui, i suoi tifosi, e tutti quelli che hanno vissuto a contatto con il club possono comprendere a fondo ma la carriera del Capitano, può essere spiegata soltanto in parte con i numeri straordinari, perché il suo medagliere è meno ricco di quanto ci si possa aspettare.
Totti, infatti, ha in bacheca un solo scudetto, conquistato nel 2000-2001 quando la Roma era allenata da Fabio Capello. In oltre un quarto di secolo di carriera nella Serie A ha conquistato due volte la Coppa Italia (2006-2007 e 2007-2008) e la Supercoppa italiana (stagione 2001 e 2007). A livello internazionale Totti può vantare un Campionato Mondiale vinto con la maglia azzurra a Berlino nel 2006, il Campionato Europeo Under 21 del 1996, e i Giochi del Mediterraneo nel 1997.
Andando a guardare in dettaglio la sua carriera vissuta esclusivamente in maglia giallorossa, Francesco Totti ha ottenuto risultati straordinari di cui gran parte rappresentano dei primati assoluti nella storia del calcio italiano. Totti ha disputato 25 stagioni in prima squadra come nessuno prima di lui, portando la fascia da capitano per 19 anni di fila – per questo per i romanisti è stato ed è “il Capitano” – e per 23 stagioni consecutive ha segnato almeno un gol nel corso del campionato (primato assoluto tra i calciatori italiani).
Ha segnato 307 gol in gare ufficiali con la Roma, in maggioranza su azione (194), poi su rigore (84), e punizione (29), e detiene il record di gol in serie A (250) e il primato di gol segnati nel massimo campionato con la stessa squadra (250).
Totti è anche leader nella classifica delle giocatori che hanno preso parte ai derby (44, vincendone 15), e dei marcatori contro la Lazio (11).
Ma i record che Totti ha battuto con la maglia della Roma e che l’hanno reso il calciatore più importante della storia della squadra giallorossa aiutano a capire solo in parte perché per i tifosi Totti e la Roma sono un’unica cosa. Come ha scritto la redazione su radiocolonna.it, la sua storia “è un parabola fatta di gol e classe, cadute e polemiche, tutto nel segno della Roma e di Roma, di cui è divenuto nel bene e nel male simbolo, per scelta e a volte perfino suo malgrado. L’ironia, l’accento marcato, la vocazione naturale alla battuta, ne fanno un campione del romanismo e un produttore instancabile di battute, gag e gaffe. Una seconda vita rispetto a quella del calciatore”. E ancora, “Una carriera inimitabile, a dispetto dei pochi titoli in bacheca, dai campetti in cui cominciò a giocare con la maglietta dell’allora Smit Trastevere fino all’Olimpico, sempre con la stessa voglia di stupire e divertirsi, di inventare calcio e di segnare valanghe di gol, un idolo per generazioni di ragazzi cresciuti studiando le sue magie. Da Pupone a Gladiatore, dai libri di barzellette a quelli da Cicerone nella sua città, dallo scudetto al titolo mondiale, da ambasciatore dell’Unicef agli spot di successo pieni di ironia con la moglie Ilary Blasi, oltre a tanta silenziosa beneficenza. Questo e molto altro c’è nel fantastico mondo di Totti, il romano più famoso dopo Alberto Sordi, uno dei pochi punti fermi di una città in declino, omaggiato perfino dagli ultrà della Lazio”.
Ma più che dai numeri la carriera di Francesco Totti si può riassumere in un sublime – e folle – gesto tecnico: il “cucchiaio”. Il cucchiaio nel calcio è infatti un modo per calciare la palla in direzione della rete avversaria e può esser fatto di corsa oppure da fermi battendo un rigore. Quest’ultimo è il caso più ricorrente, nonché quello effettuato da Francesco Totti quando nel 2000 si è trovato davanti al portiere olandese Edwin Van der Saar. Il pallone si è sollevato in aria e poi ha come seguito la traiettoria di una parabola rovesciata, finendo in rete sotto gli sguardi attoniti di tutti. Il cucchiaio è un tiro molto rischioso: se il portiere non si tuffa è praticamente certa la parata, quindi la sua buona riuscita dipende da quanto il calciatore riesce a fingere un tiro normale e quindi gioca un ruolo determinante l’effetto sorpresa. Prima di quello di Totti, un cucchiaio era stato visto soltanto quando era stato eseguito dal padre di questo irriverente e rischiosissimo gesto tecnico, Antonin Panenka, che lo calciò durante la finale degli Europei tra Germania Ovest e Cecoslovacchia, nel 1976. Panenka colpì la palla da sotto, in modo che questa si alzò e lentamente scavalcò il portiere che si era tuffato verso il palo alla sua sinistra.
Se ancor oggi, Diego Armando Maradona viene ricordato per la Mano de Dios, gol furbo e irregolare contro l’Inghilterra ai Mondiali del 1986, il momento culminante della storia calcistica di Francesco Totti si riassume in un gesto tecnico che comprende la fantasia, l’imprevedibilità, l’azzardo, l’incoscienza e il talento. La data che fa entrare nella storia questo scavetto d’artista del pallone è il 29 giugno del 2000. Quel giorno si gioca la semifinale Olanda-Italia agli Europei che si disputano nei Paesi Bassi. I tempi regolamentari e supplementari finiscono 0-0, e quindi si va alla lotteria dei rigori. Il terzo rigorista degli Azzurri è Francesco Totti, che si rivolge ai compagni di squadra e, indicando il portiere olandese Edwin Van der Sar, disse: “Mo je faccio er cucchiaio”. Totti mantiene la parola. Al momento del tiro, Van der Sar si tuffa verso la sua destra mentre il pallone, calciato lentamente verso l’alto con una parabola bassa, s’infila beffardo alla sinistra del portiere. L’Italia vince la semifinale per 3-1. Anni dopo, commentando quel momento, Francesco Totti disse: “Queste cose le fai o perché sei matto, o perché sei bravo. Ed io matto, sinceramente, non lo sono”.
Nella sala del CONI, Totti dice di avere comunicato ufficialmente le sue dimissioni all’AS Roma e spiega le sue motivazioni. Inizia il discorso dicendo “Preferivo morire”, e aggiunge “È come staccarmi da mia madre”.
“Non ho mai avuta la possibilità operativa di poter lavorare nell’area tecnica della Roma. Non avevo mai chiesto soldi, ma penso di avere le competenze per fare il direttore tecnico. Invece hanno scelto l’allenatore e il d.s. [N.d.A.: Direttore Sportivo] senza neppure chiamarmi. Mi hanno invitato a Londra due giorni prima, quando avevano deciso tutto, senza chiedermi se mi andavano bene o meno.
Il pensiero fisso di alcune persone sin dall’inizio era uno: ‘Via i romani dalla Roma’. Hanno ottenuto quello che volevano. Gli americani hanno cercato di metterci da parte. Hanno voluto questo e ci sono riusciti. Baldini [N.dA.: Franco Baldini, consigliere principale di James Pallotta pur senza alcun incarico ufficiale]? Non c’è mai stato rapporto con lui e mai ci sarà: si doveva scegliere e mi sono fatto da parte io. L’ultima parola era sempre a Londra. Solo quando erano in difficoltà. Avrò fatto dieci riunioni in due anni.
Adesso, anche se andasse via Baldini non tornerei, se avessero voluto, l’avrebbero potuto fare prima. Io accetto la loro decisione e la rispetto. Ma il presidente deve cambiare rotta. Se io avessi Totti e De Rossi gli darei in mano tutto, Pallotta [N.d.A. James Pallotta, Presidente dell’AS Roma] invece si circonda di persone sbagliate e continua a farlo. Ma se sbaglio da 8 anni, me la farò una domanda? Nelle ultime settimane ha cercato in tutti i modi di trattenermi, mentre in due anni non ho mai sentito nessuno. Io per questa società sono stato un peso, ero troppo ingombrante sia da calciatore che da dirigente”.
Sulla società che controlla l’AS Roma, Totti non fa giri di parole: “Hanno fatto tante promesse, ma cose concrete non tante. Da tifoso ho i miei sogni: competere per vincere. Purtroppo ci sono problemi finanziari. E per questo devi vendere giocatori importanti e la squadra s’indebolisce. Ma alla gente bisogna dire la verità, anche se è brutta”. Dice inoltre che sarebbe meglio se il presidente fosse più spesso a Roma e dichiara: “Ho preso questa decisione difficile dopo averci pensato per mesi. Ma è la più coerente e giusta per la Roma. E questa è la cosa più importante. Non ci devono essere fazioni pro-Totti, pro-Pallotta e pro-Baldini. I presidenti passano, gli allenatori passano, i giocatori passano. Le bandiere no. Non è stata una mia decisione. E non so più che cosa altro dirvi”. Totti insiste che la rottura non è stata colpa sua. “Non mia, perché non sono mai stato coinvolto nel progetto tecnico. Il primo anno ci può stare. Il secondo avevo capito cosa potevo fare, ma non ci siamo mai aiutati uno con l’altro. Sapevano cosa potevo dare, ma mi hanno tenuto fuori da tutto”.
Totti rivolge un pensiero alla sua città e ai suoi tifosi. “Al popolo di Roma devo dire solo grazie per come mi hanno sempre trattato: c’è sempre stato grande rispetto reciproco. A loro dico di continuare a tifare questa squadra perché per me è la cosa più importante del mondo. Mi rattrista e mi dà fastidio vederla così in difficoltà, perché Roma è Roma. I suoi tifosi sono diversi, hanno un amore enorme che non può finire”. Totti conclude la conferenza lasciando ai romanisti la speranza è che il suo sia un arrivederci e non un addio. “Da Francesco posso dire che è impossibile tenere Totti fuori dalla Roma. Potrei tornare con un’altra proprietà se questa proprietà crede in me e nelle mie idee. Non ho mai fatto del male alla Roma e non lo farò mai. È molto peggio oggi di quando ho smesso di giocare. Oggi potevo anche morire. Mi stacco io perché voglio bene alla Roma. Qui c’è sempre stato chi diceva, invece, che ero troppo ingombrante”.
E ci tiene a sottolineare che il distacco dalla Roma non è dovuto ad una questione economica: “Non ho mai parlato di soldi, non ho mai chiesto niente. Non volevo comandare tutto, volevo mettere la faccia e decidere nelle cose che capisco. (…) Per stupido non ci passo. Tornare se va via Baldini? No, dovevano pensarci prima. Il vaso è rotto. Non ho niente contro di loro, ma la scelta è chiara. Prenderò altre strade, ma quando una proprietà punterà forte su di me tornerò”.
Alle dichiarazioni del Capitano, la Roma risponde con un comunicato ufficiale.
“Il Club è estremamente amareggiato nell’apprendere che Francesco Totti ha annunciato di lasciare la Società e di non assumere la posizione di Direttore Tecnico dell’AS Roma. Gli avevamo proposto questo ruolo dopo la partenza di Monchi ed eravamo ancora in attesa di una risposta. Riteniamo che il ruolo offerto a Francesco sia uno dei più alti nei nostri quadri dirigenziali: una posizione che ovviamente richiede dedizione e impegno totali, come ci si aspetta da tutti i dirigenti all’interno del Club. Eravamo pronti a essere pazienti con Francesco e ad aiutarlo a mettere in pratica questa trasformazione da grande calciatore a grande dirigente. Il ruolo di Direttore Tecnico è la carica in cui credevamo potesse crescere e in cui ci siamo proposti di supportarlo durante la fase di adattamento. Nonostante comprendiamo quanto sia stato difficile per lui decidere di lasciare l’AS Roma dopo trent’anni, non possiamo che rilevare come la sua percezione dei fatti e delle scelte adottate dal Club sia fantasiosa e lontana dalla realtà. Riguardo ai ripetuti riferimenti al suo possibile ritorno con l’insediamento di una nuova proprietà, in aggiunta alle informazioni raccolte da lui stesso in tutto il mondo circa soggetti interessati al Club, ci auguriamo che questa non sia un’anticipazione inopportuna di un tentativo di acquisizione: scenario che potrebbe essere molto delicato in considerazione del fatto che l’AS Roma è una società quotata in borsa. La proprietà non ha alcuna intenzione di mettere la Roma in vendita adesso o in futuro. Auguriamo a Francesco buona fortuna per quello che deciderà di fare”.
E ventiquattr’ore dopo la conferenza di addio alla Roma di Francesco Totti, a nome della società giallorossa risponde il vice presidente, Mauro Baldissoni. “Sicuramente c’è un grande dispiacere, è una sconfitta di tutti non aver trattenuto un grande patrimonio”, ammette a Sky. Poi, Baldissoni replica ad una delle principali accuse di Totti: “Deromanizzare sarebbe un concetto sciocco e autolesionista, come potremmo essere così stupidi? Prima del cambio di proprietà io stesso dissi a Totti che nel mondo lui era più noto della Roma, non c’è nulla di più lontano dal vero che averlo voluto allontanare dalla Roma”. Il vice presidente insiste inoltre sul fatto che “l’attuale proprietà non ha messo e non intende mettere in vendita la società”.
Nelle ore successive alla conferenza stampa di Francesco Totti, alcuni circolava una voce secondo cui la società AS Roma, quotata in borsa, stava valutando se fosse opportuno adire alle vie legali contro il suo ex-dirigente. Una fake news, smentita in modo secco dal presidente James Pallotta con un tweet sul proprio account personale:
“Not a chance. 100% false. In the history of our ownership, that possibly takes the gold medal for the dumbest comment I’ve read.”
Scrive Pallotta: “Impossibile. Falso al 100%. Nella storia della nostra proprietà queste voci si meritano probabilmente la medaglia d’oro come commento più stupido che io abbia mai sentito.”
Tuttavia, è palese che la società AS Roma ritenga molte ricostruzioni di Totti esagerate o addirittura fantasiose. Ma chi conosce Francesco Totti, oltre che sul suo amore senza limiti per la Roma e sul fatto che conosceva sin nei minimi particolari ogni dettaglio che la riguardasse, giura sul fatto che il Capitano non mente mai. E, quindi, se ha affermato di essere stato messo sempre da parte, se ha parlato dei summit a cui è stato invitato all’ultimo istante, della posizione di d.t. svuotata perché l’ultima parola è sempre di Baldini, del futuro tecnico e d.s. scelti senza interpellarlo, è fuor di discussione che queste cose siano avvenute. Va detto chiaramente, il ruolo che Totti richiedeva non riguardava solo l’area tecnica ma anche le scelte economiche del club.
Si può quindi affermare che sia mancata una giusta mediazione tra Pallotta e Totti? Certamente sì. Evidentemente, sarebbe stato opportuno trovare una sintesi tra romanità e gestione aziendale perché questo addio così sofferto è un autogol per Totti ma anche per la società.
A proposito, ha scritto Daniele Manusia su ultimouomo.com: “Far felice Totti era un dovere della Roma. Non basta dire, come ha detto la società (e se volessi avvicinarmi i tifosi più oltranzisti userei il tanto odiato azienda) nel proprio comunicato di risposta, che la sua versione dei fatti non coincide con la realtà. E proprio perché non basta la società allude a un possibile complotto, con Totti che ha aperto la strada a una proposta di acquisizione: questo livello del discorso è talmente grave che fuoriesce dalle intenzioni di questo pezzo. Perché è vero, come ha detto poco fa Baldissoni, che ‘va fatta una riflessione sul percorso non facile e rapido da icona a dirigente’, ma è vero anche che c’è una contraddizione di fondo nell’offrirgli un ruolo da Direttore Tecnico, così importante, e poi di fatto non invitarlo alle riunioni. ‘È una sconfitta di tutti’, ha detto Baldissoni, e salvo immaginare un complotto vero e proprio, o un momento di pazzia particolarmente lucida di Totti che ha trovato parecchie sponde, non si può non tenere conto degli errori della Roma”.
Se, dopo le dichiarazioni di Totti, qualcuno si fosse aspettato una sollevazione popolare o almeno qualche forma di protesta pubblica dei sostenitori della Roma sarebbe rimasto deluso perché non è avvenuto nulla del genere. Molto probabilmente, perché il campionato era già concluso da un pezzo.
Come era logico aspettarsi, molti tifosi eccellenti si sono schierati al fianco del Capitano. Secondo il regista di cinepanettoni e noto sostenitore dei giallorossi, Enrico Vanzina: “Francesco ha detto: per governare Roma, per rilanciare Roma, per difendere l’onore e il passato di Roma, servono persone che amano Roma. Non dei mercenari. Roma non è una azienda dove l’Amministratore delegato deve essere soprattutto capace. Roma non è un valore commerciale, è un sogno, un ideale, una visione del mondo.
Chi non ne conosce i fondamentali deve farsi da parte. Diceva Goethe che solo a Roma ci si può preparare a comprendere Roma. Non da Boston. Ma nemmeno dalle poltrone della politica (da destra a sinistra) che cerca consensi con le bugie. Francesco ha detto: per parlare con i romani bisogna sempre dire la verità. Perché i romani capiscono, perdonano, aiutano, dimenticano, ma a una condizione: non vogliono essere presi in giro. Non vogliono falsità. Essere romano consiste nell’essere cosciente dei picchi della storia e dei suoi declini. I romani hanno attraversato tutte le stagioni. Ma hanno sempre rialzato la testa. Francesco Totti ci ha detto: spazzate via chi non vi ama, perché vi sta sicuramente tradendo. Una superba, semplice, talvolta ingenua, ma autentica e potentissima arringa sul valore della romanità. Grande Capitano. Anche di vita”.
Per l’ex presidente dell’AS Roma, Rossella Sensi, la “deromanizzazione” di cui ha parlato Francesco Totti “Non è un’idea giusta e non so dove porterà perché a noi tifosi non è stata spiegata. In questo mondo del calcio oltre al business, devono essere portati avanti dei valori importanti e questi giocatori sono stati simbolo di qualcosa di grande per i bambini che approcciano al calcio non solo qui in Italia, ma in tutto il mondo. Sono persone attaccate alla propria città e che sono rimaste nella stessa società per molti anni. Questi sono valori che non stridono con il business e la modernizzazione del calcio. I tifosi della Roma vogliono vedere una continuità, ma dove sta? La continuità sono Totti e De Rossi [N.d.A.: Daniele De Rossi è stato, sino a poche settimane fa – quando ha annunciato la partenza dalla società che non gli rinnovava il contratto – centrocampista e capitano della Roma, della quale è il giocatore con il secondo maggior numero di presenze ufficiali di sempre dopo Francesco Totti]”.
Ma questo atteggiamento non è stato condiviso in modo unanime dai tifosi. Scrive Stefano Fratini su Facebook: “La Roma c’era prima di Totti, la Roma c’era con Totti, la Roma ci sarà anche dopo Totti. Se poi Totti tornasse ci sarà anche la Roma del ritorno di Totti. Ma quello che conta è la Roma. Non Totti. E sarebbe ora di superare la squallida, primitiva, fascistoide e infantile retorica del “romano e romanista”. Poi la gestione Pallotta può benissimo essere criticata (senza scordare che è quella che ha garantito la maggiore continuità di risultati ad alto livello, anche se senza vittorie finali). Ma finché c’è Pallotta, la Roma è quella di Pallotta. E io sono della Roma. Non di Totti”.
Di certo, d’ora in poi, nella storia di Totti e della Roma, che molti fanno coincidere, ci saranno due 17 giugno: quello del 2001 giorno del terzo scudetto e quello del 2019, giorno dell’addio tempestoso.
Osserva Daniele Manusia su ultimouomo.com:
“In fondo è sempre lo stesso paradosso di quando era calciatore: niente è più importante della Roma, ma non è pensabile una Roma senza Totti. E oggi che se ne è andato, così male, se ne è portato via un pezzo. La Roma continua ad esistere, con un suo proprietario, un nuovo allenatore, con dei giocatori e dei tifosi che, nonostante tutto, la tiferanno, persino Totti dice che la tiferà. Ma non sarà la stessa cosa. Non importa più chi ha veramente ragione, se Totti non è stato coinvolto abbastanza, o se è stato lui ad avere fretta nel ritagliarsi un potere sempre più grande. Per i tifosi romanisti la frattura è dolorosissima e insanabile. A rimetterci, alla fine, sono sempre loro.
Temo che sullo sfondo ci sia un duplice fraintendimento. Da una parte parlo di quel ruolo che astrattamente possiamo chiamare di ‘bandiera’, ma che nel concreto, dal punto di vista delle società, somiglia di più a un parafulmine. Ruolo che Totti ha svolto fin troppo a lungo, da quando la Roma non vinceva niente nonostante Totti. E se oggi Totti ha aperto gli occhi, be’, non è mai troppo tardi per smetterla di fare il cartonato di se stesso. Anche se lo ha fatto perché non è più nei suoi interessi, o perché non voleva più mettere la sua di faccia davanti ad errori fatti da altri”.
Aggiunge ancora Manusia:
“Dall’altra parte, però, anche Totti sembra aver frainteso il suo potere simbolico, che era suo malgrado se stesso, che in un certo senso va al di là di Totti, con un potere reale, provando a trasformare l’amore dei tifosi per lui in qualcosa di concreto, di convertibile al momento opportuno. Il momento è questo, Totti non si è staccato solo dalla società ma anche dal suo ruolo passato, quello che bene o male ha tenuto per decenni. Adesso deve fare qualcosa per conto suo, e dimostrare di non essere stato solo un romano impulsivo, che fa le questioni di principio, magari persino ingrato. Che sia tornare da conquistatore, o lavorare da qualche altra parte e costruire qualcosa di suo, per la prima volta Francesco Totti sarà solo”.
In conclusione, se Totti era l’ottavo re di Roma, si può ben dire come si diceva nelle grandi monarchie: “E’ morto il re, lunga vita al re”, per annunciare la morte del sovrano e, contemporaneamente, per assicurare il suo successore al trono.
Per tutti i romanisti, pur con le lacrime agli occhi per l’abbandono di Francesco Totti, è chiaro sin d’ora, che quel che resta e resterà è la Roma, che come ha scritto Antonello Venditti nel suo inno per la squadra della Città Eterna, dal titolo: “Roma (non si discute, si ama)”.
Utilizzata fin dal 1974, accantonata poi si dice per motivi politici, la canzone di Venditti è un vero simbolo di romanità, un atto d’amore verso la squadra e la città.
Roma Roma Roma
core de stà città
unico grande amore
de tanta e tanta gente
che fai sospirà.
Roma Roma Roma
lassace cantà
da stà voce nasce un core
so centomila voci che hai fatto ‘nammorà.
Roma Roma bella
t’ho dipinta io
gialla come er sole
rossa come er core mio.
Roma Roma mia
nun te fa cantà
tu sei nata grande
e grande hai da restà.
Roma Roma Roma
core de stà città
unico grande amore
de tanta e tanta gente
ch’hai fatto ‘nammorà.
Crediti fotografici:
Nota. Tutte le foto di Francesco Totti sono di Wolfgang Achtner, eseguite il 17 giugno 2019, nella sala d’onore del CONI a Roma. Le foto dei murales di Totti sono di Wolfgang Achtner. Il ritratto, intitolato “Vecchio a chi?”, a Porta Metronia, è stato dipinto da Lucamaleonte. Il murales, autorizzato dal Comune di Roma, è apparso nella notte del 10 febbraio 2014, poche ore prima del derby Lazio-Roma. L’opera occupa i tre piani della facciata della scuola media Giovanni Pascoli, in via Sibari, in zona San Giovanni a Roma, a due passi da via Gallia e soprattutto da via Vetulonia dove il capitano giallorosso è nato e cresciuto.