L’attesa del piacere è essa stessa piacer… No, no, niente. Non scherziamo, che piacere. A Napoli l’attesa di Juve-Napoli non è essa stessa piacere: è ansia, tremori, sudorazioni, battiti accelerati, minuti contati con orologio e count down alla mano, ansia (l’ho già detto?), attacchi di panico mescolati a sorrisi quasi beffardi di chi è lì, di chi ci è arrivato, di chi se la può giocare. Napoli-Udinese in contemporanea a Crotone-Juventus del turno infrasettimanale ha dimostrato che ciò che chiamano calcio, non è solo calcio: è l’urlo del San Paolo al gol calabrese che ferma i bianconeri su un pareggio che ha dell’incredibile: segna il numero 99 a Crotone, risponde il numero 99 a Napoli. E il boato raddoppia. Si passa dallo sconforto di un -9 dalla prima in classifica alla speranza di un -4. La matematica resta quella senza opinioni ma a Napoli quella più diffusa di opinione è che “si può fare”. E si può davvero fare. Si può andare in caso loro, in uno stadio pazzesco e beffarsene inseguendo un sogno che da queste parti manca da 30 anni. Lo si ripete a voce bassa ma abbastanza alta da farsi ascoltare da chi c’è immediatamente vicino.
Il Napoli che esce vincitore dal San Paolo e la Juve che esce con un misero pareggio dall’Ezio Scida, sono i due simboli di una gara ancora troppo aperta per poterne trarre già il risultato. E Napoli tutta ci crede, persino al di là di quel risultato: arrivare sin qui è stato un sogno, continuare a sognare è un obbligo. La città freme, le ore scorrono troppo lente per chi vorrebbe già essere alle 20.45 di domenica 22 aprile. C’è persino chi avrebbe volentieri visto la Juve passare contro il Real Madrid pur di anticipare adesso di 24 ore… No, vabbè, anche qui, no, niente: veder Ronaldo segnare come poi ha incredibilmente fatto Simy non ha avuto prezzo, perciò si aspettano volentieri quelle 24h in più per assistere a quella che più che di gara, “sa di finale”, come ha detto mister Allegri e il web partenopeo alla sua maniera ironizza: “E magari lo fosse, visto che la Juve le finali le perde, sempre”. Si esorcizza così la paura che fa 90 nella cabala e che 90 minuti durerà in quel di Torino, al cospetto di una vecchia Signora e di un vecchio Re di napoli, da tempo passato alla sponda più amara per un napoletano: quella juventina.
Ma i numeri del Napoli non sono solo quelli della paura o di un 9 traditore: sono anche quelli sulle maglie dei suoi guerriere e di quel 12esimo uomo in campo che è il tifo, che è il pubblico assente se in Campania residente ma che a Torino ci sarà e sarà la spinta per questo Napoli. I napoletani ci hanno creduto sin dall’inizio: hanno esultato increduli a manite e gol da 11 tocchi e hanno stretto i denti a sconfitte romaniste e pareggi troppo amari. Ora è tutta questione di testa e di cuore, quel cuore che a Napoli tutti ci hanno già messo, aspettando Juventus-Napoli, per esserci, per poter dire di esserci stati. Ecco, io ci sarò e ancora una volta ringrazierò Dio o la mia buona volontà per avermi fatta giornalista e per avermi concesso l’onore, senza ònere, di poterlo raccontare…