Domenica 2 aprile è stato il giorno del big match Napoli-Juventus, partita fondamentale in chiave scudetto: solo vincendo, infatti, il Napoli avrebbe potuto riaprire un campionato che, a detta di molti, era già chiuso ancor prima di iniziare, visto lo strapotere della Vecchia Signora. Anche a New York molti italiani aspettavano con ansia la partita e noi de La Voce siamo andati a vederla al ristorante “Ribalta”, alla 48 E della 12th Street, dove l’East e West Village si uniscono, nel cuore della New York University e a soli due isolati da Union Square. La zona, vibrante di vita e di studenti, è l’emblema del melting pot newyorkese, nei quali tutto e tutti si mischiano in maniera caotica e frenetica anche in una soleggiata domenica primaverile come quella di domenica scorsa.
Il ristorante, ormai famoso in America per la straordinaria qualità delle pizze e primi piatti, era già al completo a più di un’ora prima dell’inizio della partita ed essendo Ribalta il ritrovo ufficiale del Napoli Club New York, è facile immaginare come la stragrande maggioranza dei presenti siano tifosi azzurri. E’ anche presente un piccolo e fiero gruppo di tifosi juventini, seduti in un angolo del ristorante: si tratta di quattro uomini, due dei quali solo di passaggio, in vacanza, nella Grande Mela. Chiediamo un pronostico per la partita e uno di loro, Massimo, operario brianzolo, si fa coraggio nonostante la scaramanzia dei suoi amici: “A Napoli abbiamo sempre faticato, non manca molto alla fine del campionato e questa è una tappa importante per la conquista dello scudetto, quindi sono fiducioso, anche se spesso non condivido le scelte del nostro mister”. Si sa, l’Italia, oltre che terra di navigatori, santi ed eroi, è anche piena di allenatori pronti a criticare gli operati di chi guida la propria squadra del cuore…

Mancano poco meno di venti minuti all’inizio della partita e per rendere ancor più azzurro l’ambiente, partono, a decibel da rave, le più tradizionali canzoni napoletane, fra le quali “A città e Pulecenella” e “ ‘O Sarracino”. Si canta e si battono le mani a ritmo di musica, aspettando l’inizio dello spettacolo in campo: sembra a tutti gli effetti quasi di stare in un locale di Fuorigrotta, Posillipo o Bagnoli, viste anche le moltitudini di magliette e sciarpe del Napoli indossate da decine di tifosi, mentre diversi clienti americani, incuriositi, filmano il tutto per postare le scene di festa sui social network.
La Juventus, in un’inusuale maglia blu visti i tradizionali precedenti al San Paolo giocati quasi sempre in bianconero, parte subito forte e la sua aggressività è premiata dopo appena sette minuti di gioco: il centrocampista Sami Khedira, dopo uno scambio con Pjanic, si trova solo davanti al portiere azzurro e sigla il vantaggio per la squadra ospite. I quattro tifosi bianconeri presenti esultano mentre tutto il “ Ribalta” azzurro è ammutolito, impietrito come uno dei proprietari del ristorante, Rosario Procino, super tifoso napoletano con sciarpa azzurra e maglia mimetica della sua squadra del cuore. Ciò che sembrava quasi l’inizio di un monologo juventino è ben presto smentito dal furioso risveglio della squadra partenopea: arrivano, nell’arco di poco più di dieci minuti, una serie di occasioni da gol che però non vengono tramutate nel pareggio.

La squadra di casa pressa e cerca di chiudere i campioni d’Italia nella propria metà campo ed ogni volta che il pallone è toccato da Gonzalo Higuain, partono assordanti i fischi del San Paolo. Anche a Ribalta, qualcuno, in spiccato accento partenopeo, lancia epiteti non proprio amichevoli verso il ‘ Core ‘Ngrato’ argentino. Reazioni che, limitate a questo, sono normali, fan parte del gioco.
Fine primo tempo: 0-1 per la Juventus. Qualcuno, per la pausa sigaretta, esce mugugnando ma c’è chi come Carlo, giovane tifoso napoletano venuto a cercar fortuna a New York cinque anni fa, è speranzoso: “Il primo tempo abbiamo giocato bene, ma la palla non vuole entrare. ‘Sta partita non possiamo perderla, dobbiamo essere più concreti negli ultimi 20 metri. Per scaramanzia, come ad ogni partita che vedo da Ribalta, mangio sempre la stessa pizza allo stesso tavolo, sempre seduto allo stesso posto: finora, ha sempre portato fortuna, speriamo succeda pure oggi”.
Il secondo tempo inizia con un boato del popolo azzurro: al quinto minuto, infatti, Mertens ruba palla all’ex idolo di casa Higuain e, sul prolungamento dell’azione, lo scugnizzo Insigne per poco non “ribalta” la partita. Il gol è comunque solo rinviato di pochi minuti: scambio veloce fra Hamsik e Mertens e il fuoriclasse slovacco sigla il meritato 1-1. Questa volta il ristorante esplode: abbracci e trombette da stadio riaccendono le speranze nei tifosi napoletani. Il Napoli ci prova e solo la sfortuna nega a Mertens il 2-1: palo. Le imprecazioni al San Paolo, come fra tutti, o quasi, i presenti di Ribalta si sprecano e uno dei supporter azzurri quasi spezza il cornetto rosso portafortuna che stringe dall’inizio della partita. I minuti scorrono inesorabili ma, oltre alle continue folate offensive dei padroni di casa, non succede più nulla: la Juventus resiste e porta a casa un pareggio che la mantiene a +10 dal Napoli, spegnendo le velleità di gloria della squadra di Sarri. Alla fine della partita, i presenti applaudono la propria squadra mentre qualcuno intona, per qualche secondo, il coro ‘ Barcellona, Barcellona’: la Juventus, infatti, affronterà la squadra catalana nei quarti di Champions League. Per qualcuno potrebbe essere poco sportivo, per altri solo goliardia: nel bene o nel male, un modo di vivere il calcio tutto italiano che non conosce confini.

Quali sono state le impressioni per la partita appena conclusa? “Speravo in una partita un po’ più spettacolare, ma il mio Napoli ha dato tutto, la Juve si è solo difesa. Lo scudetto è andato, ma anche il solo lottare contro le grandi, che siano Juventus, Milan o Inter, mi rende fiero della mia squadra” afferma Carmine, piastrellista di 67 anni che vive nella Big Apple da oltre quattro decadi e che, orgogliosamente, veste ad ogni partita la maglia del Napoli. Dello stesso avviso è Maurizio, cameriere napoletano trasferitosi negli USA una decina di anni fa, anch’egli in maglia azzurra per l’occasione. Lillo, barista siciliano e sfegatato juventino, molto sportivamente ammette: “Il Napoli avrebbe meritato di vincere perché la Juve stasera sembrava quasi non esser scesa nel campo. Il pareggio è un risultato negativo per loro, per noi va benissimo così”. Luca, ragazzo emiliano che ha lasciato l’Italia circa otto anni fa, da vice presidente del Napoli Club New York, cerca di guardare avanti: “Non abbiamo nulla da recriminare, purtroppo siamo stati sfortunati ma il Napoli stasera ha giocato davvero bene. Il risultato non è soddisfacente ma aver trattato la Juve da provinciale, costringerla a difendersi così, è una piccola soddisfazione. Martedì c’é il ritorno di Coppa Italia: sarà difficile e dovremo essere più attenti e precisi, ma, nonostante la forza difensiva della Juve, io ci credo”.
Nel post partita, abbiamo fatto questa intervista a Rosario Procino, co-proprietario con Pasquale Cozzolino di Ribalta.
Dall’apertura di ‘Ribalta’ a New York, hai visto un aumento del numero di fans

che vengono a vedere le partite del calcio italiano?
“Ribalta è stato aperto circa quattro anni fa e fin dall’inizio molta gente veniva qua per seguire le partite. Abbiamo puntato proprio su questo, ovvero essere, oltre che un ristorante, anche un punto di ritrovo per i tifosi poiché fino a pochi anni fa non vi era nessuno a New York che si dedicasse interamente al calcio italiano, non solo al Napoli. E credo che ancora adesso sia così. Inoltre, possiamo anche trasmettere le partite di cartello delle 9 am (le 3 del pomeriggio in Italia)”.
Da italiano emigrato negli Stati Uniti, a tuo parere, com’è visto il nostro calcio a New York?
“In generale il calcio è poco seguito rispetto ad altre discipline e solo negli ultimi anni gli americani si stanno interessando seriamente a questo sport mentre gli italiani che vivono qui lo vivono con molta passione, anche per via della lontananza dal nostro Paese: anche oggi, ad esempio, c’era molta gente per seguire Napoli-Juventus ed ogni partita è vista come un momento di festa e di aggregazione. Si divertono… quando va bene il risultato (ride )”.
Hai qualche gesto scaramantico prima di una partita del Napoli?
“Da buon napoletano…. no. Sono un napoletano atipico però il cornetto rosso nel ristorante lo abbiamo sempre. Per la serie: non è vero, ma ci credo”.
Stasera, il pubblico del San Paolo, ha sonoramente fischiato il suo vecchio pupillo, Gonzalo Higuain. Cosa pensi di questa vicenda?
“L’ho detto stamattina durante un’intervista per Rai International e lo ribadisco anche ora: il modo migliore per attenderlo al San Paolo sarebbe stata l’indifferenza perche’ alla fine anche i fischi sarebbero stati visti come segni d’amore. Non solo: meglio usare l’indifferenza anche per non alimentare tensioni, nervosismi ed incidenti che avrebbero fatto comodo ad una parte della stampa per mettere ancora una volta in cattiva luce Napoli ed i suoi abitanti”.
Il Napoli-Juventus che ricordi con più piacere? E quello che, invece, vorresti dimenticare?
“Sicuramente ricordo con molto piacere il ritorno dei quarti di finale di coppa Uefa 1988-1989 nel quale, dopo aver perso a Torino per 2-0, il Napoli ribaltò la situazione ai tempi supplementari, vincendo 3-0 al 119’ con un gol di Renica: per me è stata una gioia indescrivibile. Mentre quello che ricordo con meno piacere, anche se si giocava a Torino, è stata la partita dello scorso anno nella quale segnò Zaza nei minuti finali e fu decisiva per il loro scudetto”.
Considerando che anche quest’anno, almeno per il Napoli, lo scudetto sia oramai una chimera, quale promessa faresti in caso la tua squadra vincesse lo scudetto?
“Qualche modella o showgirl, in passato, ha promesso spogliarelli vari. Non è ovviamente il mio caso (ride). Ma, in caso di scudetto, prometto di offrire una pizza a chiunque venga qua, a Ribalta, con una maglia del Napoli. A patto, però, che sia un vero tifoso napoletano… anzi no, ripensandoci, anche se fossero juventini, sarebbe una soddisfazione doppia vederli indossare la nostra maglia per offrirgli una pizza”.