Strana stagione questa del nuovo anno. Un inverno simile non capitava da almeno trent’anni. Un caldo afoso ed opprimente veleggia sopra la penisola, trasformando lo spirito natalizio in una Pasqua anticipata. Il Sole ti fa venire voglia di uscire, di andare al mare, prendere una tintarella in anticipo sull’estate tragicamente lontana.
In questo clima senza neve, senza pioggia ne freddo il titolo onorifico di Campione d’Inverno assegnato alla squadra che gira al primo posto in classifica del campionato di calcio assume un contorno grottesco e paradossale. In una stagione senza inverno il titolo andrebbe abolito del tutto per un primato che non ha nessun valore se non quello ai fini statistici. Eppure girare la boa al primo posto riveste una importanza a dir poco maniacale. Chi vince l’effimero titolo di Campione d’Inverno ha tutte le carte in regola per vincere il campionato.
Succede spesso, ma non sempre. I freddi numeri statistici indicano la vittoria finale al 75 per cento. Dagli albori del calcio solo una volta chi si è classificato al primo posto nel girone di andata poi non è arrivato nemmeno terzo. Una statistica inoppugnabile. Nei campionati a venti squadre e con i tre punti in palio la statistica fa due balzi in più, per 15 volte su venti la squadra che ha vinto il girone di andata ha poi vinto anche lo scudetto.
Un inverno eccentrico, bizzarro, diverso dagli altri. Non accadeva da trent’anni di assistere ad una stagione così. Quando…l’inverno si tinge d’azzurro! Sono passati giusto 30 anni da quando il Napoli ha vinto il titolo di Campione d’Inverno ed ha poi ha vinto anche lo Scudetto. In campo aveva campioni memorabili, tra tutti “El Pibe” de oro Diego Armando Maradona. Il Napoli vinse il campionato 1986/87 con una cavalcata a dir poco memorabile. Il primo scudetto all’ombra del Vesuvio è come il primo amore che non si dimentica mai. Per questo il titolo assegnato ieri alla squadra di Sarri ha un profilo mistico, onirico e scaramantico allo stesso tempo. Accende i cuori dei tifosi, già fin troppo eccitati e li riporta ai fasti di un tempo. I tifosi più maturi chiudono gli occhi e ricordano i girotondi per le strade di Napoli fino all’alba, l’Italia intera era pervasa da un euforia mai vista prima. Ogni città della penisola era in preda ad una follia azzurra fatta di sciarpe, bandiere e cori. Quelli più giovani invece sognano ad occhi aperti e sperano che il miracolo torni a ripetersi.
Una commistione tra sacro e profano che non abbandona mai lo spirito di questa città incredibile. Napoli era una città diversa dalla metropoli di oggi. Negli anni ’80 era una città nervosa, caotica eppure viva e pulsante. Chi scrive frequentava il ginnasio facendo lo slalom tra auto parcheggiate in terza fila e cassonetti in mezzo alla carreggiata dove ora ci sono (poche)isole pedonali e aiuole (poco) fiorite. Una trasfigurazione epocale e necessaria per un cambiamento di rotta deciso ed inevitabile che eleva Napoli al rango di metropoli moderna. Ma lo spirito dei napoletani è rimasto lo stesso, a Porta Capuana come al “Village” di New York.
Il titolo di Campione d’Inverno assegnato al Napoli riporta l’orologio del tempo indietro di 30 anni, e per le strade si riaccende il clima euforico di allora. Il web impazza tra “tweet” e “post” su “Facebook”, l’”Hashtag” più frequente è #scudetto. I “Social” si organizzano tra ritrovi ed eventi. I “Likes” si sprecano. Ma allora tutto questo non c’era. Parole sconosciute si annidano nel lessico quotidiano quasi irriverenti di fronte alla semplicità di tre decenni or sono. Sono cambiati gli usi ed i costumi della società, le strade e le carrozzerie delle auto. Le regole si fanno strada tra i vicoli in cui le regole sono a dir poco inaccettabili. Eppure il cielo è azzurro come allora. Il Napoli gira primo nel girone di andata del Campionato di Calcio di Serie A 2015/16 e la razionalità lascia spazio alle suggestioni, le apprensioni ritornano palpabili. Tutto è cancellato. Qui sul golfo, all’ombra del Vesuvio questo nuovo anno riparte da un emozione.
Girone di andata 2015/16
La dimostrazione di carattere e di forza che il Napoli ha mostrato ieri a Frosinone è stata determinante per vincere il titolo ufficioso di Campione d’Inverno. La squadra di Sarri ha centrato il primo obiettivo della stagione con un rotondo 5 a 1 ai danni della compagine ciociara, travolta dalla volontà e dall’impeto partenopeo. Le lodi si sprecano e non mancano le esagerazioni in stile fumettistico. De Laurentiis cavalca l’onda emotiva e dichiara di voler riportare Maradona in città come ai vecchi tempi. La fantasia si accende i cuori ed anche le illusioni. Ma i numeri ci sono tutti, la squadra partenopea ha fatto più gol di tutte, 38. Ed ha tirato di più in porta rispetto alle altre. (350 volte). Gonzalo Higuain è il miglior marcatore d’Europa con 18 reti, un patrimonio da cullare.
Alla luce dei fatti il Napoli merita di diritto il titolo assegnato ieri. La Juventus suona la “nona” , sbanca Marassi con due gol di Pogbà e Khedira , aggancia l’odiata Inter e si porta al secondo posto della classifica, posizione quasi proibitiva rispetto a due mesi fa. La squadra di Allegri non si ferma più, ha ingranato la marcia giusta e con gli uomini ed i mezzi a disposizione può competere ad alti livelli persino in Europa, ora che ha ritrovato l’entusiasmo ed il giusto equilibrio in campo e fuori dal rettangolo verde. L’Internazionale si suicida per la seconda volta tra le mura amiche decretando la pericolosa discesa verso il secondo posto abbandonando il trono con deferenza ed eclissandosi dietro le note stonate delle conferenze stampa, da sempre inutili e deleterie. Una squadra incapace di segnare più di un gol a partita, ma capace anche di non segnarne affatto, anzi di essere sconfitta proprio all’ultimo respiro dall’ottimo Sassuolo di mister Di Francesco.
In tema di suicidi collettivi si unisce anche la Viola di Paulo Sousa, si accoda alle allucinazioni post-natalizie e si becca tre reti dalla Lazio, squadra poco incline all’equilibrio, capace di non tirare in porta nemmeno una volta contro il Carpi all’Olimpico ma di centrare tre gol al Franchi e di sbancare il Meazza contro l’Inter.
La Roma ed il Milan vanno in scena per il melodramma di inizio anno. I due allenatori oscillavano sul pendolo dell’esonero imminente. Ciascuno era stato avvisato che in caso di sconfitta la Spada di Damocle che già pendeva sul capo degli sventurati Mihailovich e Garcia, sarebbe scesa inevitabilmente sul loro destino. Ed in queste assurde circostanze come fare per sopravvivere? Ovvio, pareggiando una gara insulsa e senza alcun nerbo. Giocando ( eufemismo) al calcio senza tirare in porta, pareggiando il gol del gioiellino senegalese della Roma subito dopo, senza infamie ne lodi. Senza coraggio. Senza cattiveria agonistica. La Roma ci aveva abituato a queste uscite poco dignitose già al San Paolo di Napoli in cui Garcia aveva eretto le Mura Aureliane a difesa del suo posto di lavoro. Per il Milan l’unica nota degna di un rilievo enfatico è stata il gesto di stizza di Sinisa che ha preso a calci la bottiglietta d’acqua inerme e silenziosa a bordo campo, e per questo si è beccato pure l’espulsione. Stranezze del calcio, come di questo clima infame che a Gennaio ci porta l’estate.
Tempo di bilanci (a metà)
La classifica ritorna ad essere quella di un tempo dopo gli stravolgimenti autunnali, in cui le prime della classe storicamente individuate come le sette squadre più importanti della serie A stentavano ad emergere. Ora il Napoli è primo, seguito dall’Inter e dalla Juventus, terza Fiorentina e Roma. Ma subito troviamo il Sassuolo al quinto posto della classifica, una piacevole occasione per discutere di pochi mezzi applicati al gioco teorico e pratico con calciatori quasi tutti italiani uniti alla professionalità di un allenatore capace e preparato come Di Francesco. Connubi vincenti che fanno dello Sport una cultura invidiabile. Appena alle spalle degli emiliani troviamo un’altra provinciale che divide il suo posto sull’Olimpo della classifica: L’Empoli di Giampaolo che ieri ha espugnato il “comunale di Torino ed ora è al sesto posto in classifica. La squadra toscana secondo una statistica basata su comportamenti collettivi e moduli tattici, è la squadra che gioca meglio in serie A, ovvero che applica le giocate più piacevoli ed interessanti rispetto a tutte le altre. Il Milan e la Lazio svernano al freddo nonostante il clima primaverile, le due genovesi non brillano e stentano ad imporre il loro blasone.
Strano inverno per fare a palle di neve, ottimo invece per mettersi a nudo di fronte ai propri limiti, geografici, politici e sportivi. Il caldo permette di scoprirci e di evidenziare i nostri difetti. Le squadre di calcio non sono certo da meno.
Ultima di andata
Atalanta – Genoa 0:2
Bologna – Chievo 0:1
Carpi – Udinese 2:1
Fiorentina – Lazio 1:3
Frosinone – Napoli 1:5
H.Verona – Palermo 0:1
Inter – Sassuolo 0:1
Roma – Milan 1:1
Sampdoria – Juventus 1:2
Torino – Empoli 0:1
Classifica Serie A
Napoli 41 (Campione d’Inverno)
Inter e Juventus 39
Fiorentina 38
Roma 34
Sassuolo 31
Empoli 30
Milan 29
Lazio 27
Chievo 26
Atalanta e Udinese 24
Sampdoria 23
Torino e Bologna 22
Palermo 21
Genoa 19
Frosinone 15
Carpi 14
Verona 8