Le squadre italiane proseguono il loro viaggio in Europa, ora il traguardo della semifinale di Champions e di Europa League è finalmente alla nostra portata, e nell'immaginario dei tifosi già si vedono le prime luci illuminare il rettangolo verde degli stadi delle finali di Berlino e Varsavia. Le due capitali che ospiteranno le relative finali di Champions ed Europa League sono vicinissime e solo qualche chilometro ed un paio di durissimi scontri ci separano ormai dalla gloria.
Giocare una finale è un punto di arrivo, una constatazione di superiorità e rappresenta la fine di un viaggio durato otto mesi, un miraggio dai toni sfumati che va sempre più delineando i suoi contorni, ora ci appare quasi a portata di mano, sembra di poterci arrivare con un semplice gesto.
Ma tra la gloria ed i miraggi esiste un territorio fatto di razionalità e di sacrificio. La Juventus ha vinto la prima sfida di andata in Champions League “rigorosamente” in bianco e nero realizzando un penalty elargito con superficialità dall'arbitro che non si è accorto che il fallo era stato commesso almeno mezzo metro fuori dall'area di rigore ma meritando appieno la vittoria e comunque il primo obiettivo è stato centrato ed ora i bianconeri sono attesi nel principato per la gara di ritorno senza sconti con un margine di vantaggio esiguo che non può e non deve rassicurare Allegri.
Il Napoli ha avuto nelle corde il fattore “H” e una voglia di vincere superiore alla sua avversaria, surclassata con quattro acuti che hanno ammutolito la fazione tedesca dei 53000 dell'Allerwiesen. La marea azzurra arrivata dall'Italia e da ogni parte della Germania ha condiviso una delle notti più belle della squadra del Napoli, con canti echeggianti i fasti di quando l'Europa era ai piedi di Maradona e compagni con la Coppa vinta dal Napoli nel 1989 dopo una drammatica ed intensa sfida di ritorno contro lo Stoccarda finita 3-3 che consegnò l'ultimo trofeo extra territoriale vinto dai partenopei in ordine di tempo.
Sorte diversa per la Viola che pareggia all'ultimo respiro con uno strepitoso e pesantissimo gol di Babacar e rimette in discussione la qualificazione. La storia calcistica della Fiorentina in Europa non è tra le più brillanti ma questa voglia di superare gli ostacoli con determinazione la rendono tra le favorite del torneo.
Juventus – Monaco 1-0
“Dedico la vittoria di questa sera a due persone che sono sempre nel mio cuore e che mi rendono orgoglioso di essere italiano”. Così il capitano della Juventus e della Nazionale Gigi Buffon si rivolge ai microfoni di Sky per dedicare il successo bianconero contro il Monaco a due personaggi morti entrambi il 14 Aprile; uno è Pierfrancesco Morosini, calciatore del Livorno morto in campo a Pescara durante un incontro di calcio tra il Pescara ed il Livorno. Chi scrive ha partecipato in prima persona al dramma che si è consumato davanti agli occhi di tutti gli spettatori presenti sugli spalti dello stadio Adriatico impotenti e affranti nel vedere il “Moro” dimenarsi e poi dopo pochi minuti spegnersi per sempre.
L'altro è Fabrizio Quattrocchi, guardia privata catturata e giustiziata in Iraq, medaglia d'Oro al Valor Civile. Prima della sua esecuzione Fabrizio, che aveva le mani ed i piedi legati, ha tentato di togliersi inutilmente la benda che gli copriva gli occhi gridando la frase ormai diventata celebre: “Adesso vi faccio vedere io come muore un'italiano”. Una dedica speciale per una notte speciale.
La gara di Champions vedeva la Juventus affrontare i vicini di casa del Monaco, squadra illustre del Principato che partecipa alla Ligue 1 francese. L'avversario era abbordabile ma l'agguato nelle competizioni europee di un certo livello è sempre dietro l'angolo per cui Allegri sceglie di schierare la sua squadra con la difesa a quattro, mediana a tre con Marchisio, Pirlo e Vidal e nomina trequartista Pereyra alle spalle della coppia Tevez – Morata. 4-3-3 puro per il Monaco allenato da Jardim. Gioca a ranghi serrati il Monaco, linea difensiva vicina alla mediana che crea una doppia barriera in cui gli spazi per i giocatori bianconeri si riducono al lanternino, le trame di gioco si infrangono spesso in questa doppia linea che pare si muova all'unisono a ritmi perfetti. Ci provano prima Morata poi Tevez a creare occasioni da gol nei primissimi minuti ma è il Monaco che si rende pericoloso con Ferreira che per due volte costringe Buffon ad altrettanti interventi per salvare la propria porta. Il primo tempo si chiude con la Juve che cerca la chiave per scardinare il portone monegasco e gli avversari che approfittano degli spazi per ripartire in velocità. La ripresa si apre con la stessa chiave di lettura dei primi 45', ma al 57' è Pirlo che intuisce il modo per fare breccia nella difesa ospite scovando nella memoria lo stesso copione che aveva letto a Recife nella sfortunata partita contro il Costa Rica. Se non possiamo affrontare il nemico, allora possiamo scavalcarlo: Andrea Pirlo riceve un pallone a metacampo, gli avversari chiudono gli spazi vitali a doppia linea difensiva nel tentativo di scoraggiare ogni azione offensiva ma lui ti inventa un colpo di genio, un pallonetto che oltrepassa l'intera squadra avversaria ed arriva tra i piedi di Morata che con una felice illuminazione era nel frattempo partito in profondità catturando l'attenzione del mediano bianconero. Carvalho non può fare altro che abbattere l'attaccante juventino appena entrato in area, anzi appena fuori area. L'arbitro assegna il penalty realizzato da Vidal che spazza i propri spettri ancora seduti sopra il montante della porta che gli ricordano ancora l'errore dal dischetto contro l'Olympiacos. Stavolta il cileno non sbaglia e piazza un bolide all'incrocio dei pali scacciando paure e fantasmi. A Recife al posto di Alvaro Morata c'era Mario Balotelli che poi fallì la più facile delle occasioni spalancando le porte all'ecatombe calcistica azzurra di recente memoria. Allegri ha poco da stare tranquillo, gli errori ci sono stati anche se in parte offuscati dalla serata vittoriosa. Per la gara di ritorno ci sarà da affilare le armi dell'attacco apparso un po spuntato pur riconoscendogli la difficoltà oggettiva nel trovare spazi adeguati alla manovra. Bene il reparto arretrato con Buffon tra i migliori in campo. La sua sicurezza infonde tranquillità a tutto il reparto difensivo. Non sarà il risultato sperato in partenza e forse la Juve avrebbe dovuto cercare il secondo gol con più convinzione ma è pur sempre un risultato che lascia apertissima la probabilità della semifinale, che manca in casa bianconera da ormai 12 anni.
Wolfsburg – Napoli 1-4
Forse nemmeno Rafa Benitez aveva sperato in un regalo simile per i suoi 55 anni compiuti proprio ieri e così i suoi giocatori hanno deciso di omaggiarlo con il dono di quattro candeline accese sulla torta di compleanno ad illuminare il futuro cammino in Europa della squadra partenopea e del tecnico spagnolo. “Wurstel e Crauti? Nein! Salsicce e friarielli” è la ricetta della vittoria secondo uno striscione apparso sulle gradinate dell'Allerwiesen gremita dai tifosi napoletani. Ed il Napoli ha vinto sotto il profilo culinario e calcistico la gara contro i tedeschi del Wolfsburg, squadra ambiziosa seconda in Bundesliga. Benitez adotta il modulo con la difesa a quattro, due interditori, Inler e Lopez, mediana avanzata con Mertens, Hamsik e Callejon ed il Pipita estremo d'attacco. E' subito chiaro nelle intenzioni del tecnico di lasciare più spazio per la profondità di Hamsik e favorire le sue percussioni centrali. Mai mossa fu più felice. Al 15' cross morbido in area di Mertens per Higuain, l'argentino parte sul filo del fuorigioco ed addomestica la sfera a mezza altezza con un gesto impercettibile dell'avambraccio e di controbalzo fulmina Benaglio. Tutto regolare per l'arbitro e Napoli in vantaggio. Passano appena otto minuti, Maggio sulla fascia destra si libera di un avversario con un magistrale colpo di tacco, lui che di tacco non prende nemmeno l'autobus, e porge la sfera a Callejon che la smista subito all'accorrente Higuain sbucato alle sue spalle. Sguardo rapido al centro dell'area e pallone indirizzato con un taglio preciso a Marekiaro Hamsik che, a tu per tu con Benaglio, non sbaglia. Dopo 20' il Napoli è in vantaggio di due reti ma l'atteggiamento tattico non cambia ed Il “fattore”H” dei partenopei è a tratti devastante. Il Napoli che stenta in campionato pare trovare la giusta formula in Europa assistito dalle giocate di classe pura di Higuain e deliziato dal talento cristallino di Hamsik, la Particella di Dio come lo chiamano a Fuorigrotta. Certo che se i due fuoriclasse si esprimono così, la finale potrebbe essere finalmente alla portata del Napoli che insegue un trofeo europeo da 25 anni. Nella ripresa Benitez sostituisce Mertens con Insigne per dare più incisività al reparto senza cambiare l'assetto tattico ed al 64' Marekiaro triplica le reti per la sua squadra con una sua personale doppietta e Benitez a quel punto gli concede la Standing Ovation, e lo fa uscire tra gli applausi dei tifosi napoletani ed anche tedeschi che gli riconoscono il giusto merito. Entra in campo Manolo Gabbiadini che subito si presenta con uno dei suoi pezzi più ricercati del suo repertorio colpendo in pieno il palo della porta difesa da Benaglio. Strano rapporto quello che lega Gabbiadini ai pali, ne ha centrati cinque quando era alla Samp e con quello colpito ieri sono ben dieci i pali centrati dall'attaccante partenopeo tra campionato e coppa. Però dopo pochi minuti Manolo si fa perdonare segnando il quarto gol per il Napoli di testa su assist perfetto di Insigne complice l'incauta uscita di Benaglio. “I miei ragazzi meritano questa finale, hanno dato tutto in campo e sono dei seri professionisti” tuona Benitez in conferenza stampa in cui lancia frecciatine a tutto l'ambiente che velatamente accusava la leggerezza di alcuni elementi nell'affrontare determinate partite. Strada spianata verso Varsavia quindi per la finale di Europa League ed entusiasmo alle stelle tra i tifosi che sognano di bissare il successo in UEFA quando c'era ancora Maradona. Al torneo partecipano molte compagini di tutto rispetto, ma il Fattore “H” le altre squadre europee nemmeno se lo sognano…
Dinamo Kiev – Fiorentina 1-1
“ Questa squadra ha un anima”. Ai microfoni dei colleghi Montella esprime tutta la sua gioia per il pareggio conseguito dai suoi ben oltre il 90' con un gol capolavoro di Babacar ed una rete siglata a tempo scaduto da il diritto di gioire pur trattandosi di un pareggio. Gol pesante per la Viola perché segnato fuori casa e per le regole UEFA, in caso di pareggio tra le due gare, il gol segnato in trasferta vale doppio. E pensare che Babacar, come spesso gli succede, era partito dalla panchina e non sarebbe nemmeno entrato se Gomez non avesse chiesto il cambio poiché sfinito e quando ormai Montella sembrava più rassegnato che arrabbiato per la sconfitta ecco che il neo entrato con una magistrale rovesciata trasforma un innocuo pallone scodellato alla disperata verso il centro dell'area in un gol capolavoro. Gioisce l'aeroplanino, si alza di scatto dalla panchina e scarica la rabbia divenuta gioia con un urlo liberatorio. “Il mio gol? E' stato solo un colpo di fortuna” dirà più tardi Babacar malcelando con falsa modestia un gesto tecnico davvero fenomenale. Modulo a tre punte per Montella che schiera il tridente offensivo formato da Gomez, Joaquim e Salah, apparso un po' in ombra rispetto alle partite precedenti. La Fiorentina si fa viva al 13' con un pallone invitante di Salah per Joaquim, ma un difensore nega la via del gol allo spagnolo. La Viola crea altre due occasioni con Gomez e Salah ma senza esito. E come spesso accade dopo un predominio netto e costante dei viola è la Dinamo a passare in vantaggio con Lens che spara dal limite e trafigge l'incolpevole Neto. Rabbia, disappunto e trance agonistica sono cattive consigliere per raggiungere il pareggio e la Fiorentina abbandona la linearità delle sue azioni e si getta a capofitto ed in maniera disordinata verso la porta della Dinamo Kiev che si difende con ordine. Montella ha il pregio di non allungare la squadra per evitare pericolosi ed inopportuni contropiedi della Dinamo. Dopo un possesso palla sostanzialmente equilibrato la Fiorentina si rende pericolosa al 77 con Borja Valero che di cabeza centra il palo che gli nega il pareggio tutto sommato persino meritato. Il dramma calcistico sta per consumarsi, il quarto uomo alza il tabellone che indica in 3 i minuti di recupero e dopo l'ennesimo assalto un rimpallo in area favorisce la zampata del giocatore senegalese che in rovesciata con un gesto innaturale ma per lui fin troppo semplice pareggia il conto e fa sperare nella gara di ritorno. La genialità dell'impresa della Viola sta tutta nella volontà di agguantare almeno il pareggio, la voglia di giocare e segnare per proseguire il cammino verso la strada trafficata alla volta di Varsavia in cui ne arriveranno però soltanto due a disputarsi la Coppa.
Serie A , dodicesima di ritorno
Sabato 18 Aprile ore 18:00 ( New York ore 12)
Sampdoria – Cesena 1 ( 1,58) X ( 4,00) 2 ( 7,00)
Ore 20:45 ( New York ore 2:45 pm)
Juventus – Lazio 1 ( 1,90) X ( 3,350) 2 ( 400)
Domenica 20 Aprile ore 12 ( Alba a New York)
Sassuolo – Torino 1 ( 3,10) X ( 3,10) 2 ( 2,00)
Ore 15:00
Chievo – Udinese 1 ( 2,258) X ( 3,00) 2 ( 3,50)
Palermo – Genoa 1 ( 2,208) X ( 3,20) 2 ( 3,40)
Roma – Atalanta 1 ( 1,30) X ( 4,50) 2 ( 8,50)
Empoli- Parma 1 ( 1,50) X ( 3,80) 2 ( 6,00)
Ore 18 ( New York ore 12)
Cagliari – Napoli 1 ( 3,85) X ( 4,00) 2 ( 1,80)
Ore 20:45 ( New York ore 2:45)
Inter – Milan 1 ( 2,20) X ( 3,30) 2 ( 3,20)
Lunedì 20 Aprile
Fiorentina – Verona 1 ( 1,50) X ( 4,50) 2 ( 7,50)