Recenti studi scientifici si sono occupati di approfondire la correlazione tra allergie e tasso di fertilità.
Circa il 30% della popolazione europea soffre di riniti, congiuntiviti allergiche, dermatiti atopiche e asma a causa di un’ipersensibilità del sistema immunitario a sostanze chimiche, pollini, spezie, muffe, peli di animali, additivi o sostanze alimentari artificiali o naturali.
Ci chiediamo se la reazione a un allergene provochi risposte immunitarie, causando infiammazioni locali, che possano influire anche con la possibilità di concepimento delle donne allergiche. Studi epidemiologici attestano che il 15/20% delle donne in età riproduttiva soffre abitualmente di cicli mestruali irregolari o totalmente assenti.
Uno studio condotto su 8.588 donne del nord Europa ha indagato sul legame esistente tra allergie respiratorie e irregolarità del ciclo mestruale. Su base scientifica si è potuto dunque affermare, ampliando la ricerca ad altre aree, che le donne affette da asma allergica hanno un tempo di concepimento più lungo rispetto alle donne non asmatiche.
Questo avviene a causa della reattività con gli ormoni sessuali e in particolare con gli estrogeni che, interagendo in soggetti allergici con l’ambiente, provocano un aumento degli estrogeni stessi, con ciò determinando la correlazione tra allergie e ciclo mestruale irregolare, tra asma e ritardo nel concepimento.
Il rapporto tra allergie e tasso di fertilità, invece, non subisce alterazioni, sebbene le donne allergiche spesso vivano periodi mestruali irregolari. Il tempo di concepimento di una donna affetta da asma allergica è nettamente superiore a quello di una donna non asmatica.
Si è dimostrato, attraverso una lunga sperimentazione, che il tempo di concepimento in queste donne resta maggiore di 1 anno nel 27% delle donne asmatiche che hanno partecipato ai test contro il 21.6 % delle donne non asmatiche. Da ciò si evince che l’infiammazione cronica da asma ha un grande impatto sulla fertilità e che le conseguenze del processo infiammatorio delle vie aeree inferiori influisce sull’infiammazione del sistema riproduttivo, proprio perché l’eccessiva reattività del sistema immunitario provoca un aumento degli estrogeni.
Attualmente si assiste alla crescita del numero di persone che soffrono di infertilità per vari fattori legati all’ambiente, all’età, all’inquinamento e, per questa ragione, le donne in età superiore ai 35 anni, in cura con farmaci antiasmatici, potrebbero necessitare di cure aggiuntive o altrimenti di un percorso di procreazione medicalmente assistita, laddove i tempi di concepimento si allungassero ulteriormente.
Ciò invece non accade in casi in cui l’età sia inferiore ai 35 anni e la severità della patologia respiratoria cronica sia tenuta sotto controllo. Anche in questo caso, è importante evidenziare come al peggiorare delle condizioni ambientali e di qualità dell’aria, corrisponderà un inasprimento di queste patologie croniche respiratorie, che andranno ad incidere sulla vita dei soggetti allergici ed affetti da asma allergica, in particolare sulle donne e indirettamente sulla loro fertilità e, dunque, sulla natalità in generale.
È evidente la necessità di un’inversione di rotta, attraverso la creazione di condizioni per
la salvaguardia delle aree inquinate e di quelle a rischio, e l’operatività di scelte politiche intelligenti e lungimiranti.