Partendo da un sondaggio Ipsos, condotto in 33 Paesi, che ha esplorato le prospettive di un ritorno alla normalità post-Covid, si è cercato di fare il punto della situazione, esplorando le prospettive e studiando gli “indicatori di fine pandemia”.
Le risposte a livello internazionale, rispetto alle restrizioni e agli indirizzi sulla gestione di questa nuova fase, dimostrano una mancanza di convergenza di opinioni e soluzioni.
Ed infatti, alcuni Paesi, come la Spagna hanno optato per una quasi totale apertura, altri, tra cui l’Italia, si sono dimostrati più cauti, nonostante i dati confortanti delle terapie intensive. In ogni caso, la situazione internazionale si riavvia alla riapertura di tutte le attività che sono state oggetto di restrizioni nella fase acuta: teatri e stadi a capienza piena, ristoranti e bar con consumazioni all’aperto, saranno a breve fruibili a vaccinati e non. Le previsioni degli esperti rispetto alla fine della pandemia variano e da più parti ci si chiede quanto potranno durare le riaperture dal momento che la frangia più cauta di esperti e scienziati continua a ripetere che fintanto che correrà il virus, non potremo sentirci al sicuro. Ed infatti alcuni esperti hanno sottolineato l’importanza di leggere gli indicatori necessari a capire l’andamento dell’infezione.
Secondo Ipsos, la fine della pandemia sarà decretata quando il 75% della popolazione mondiale sarà vaccinata; per il 17% degli esperti intervistati, quando la situazione degli ospedali nel mondo si sarà normalizzata per almeno un mese, quando ci saranno meno di 10 casi per milione di abitanti. In Italia, il 27% degli esperti intervistati prevede che la pandemia avrà fine quando la trasmissione del virus si sarà fermata definitivamente, per il 17% degli scienziati che hanno collaborato al sondaggio Ipsos, la pandemia potrà dirsi conclusa con la normalizzazione della situazione ospedaliera, mentre la restante parte resta cauta, attendendo gli sviluppi della situazione in base alle mutazioni del virus Sars-cov2. Tuttavia, in concomitanza con l’allerta causata dalla guerra Russia-Ucraina, i sondaggi registrano universalmente una diminuzione della “minaccia percepita”: gli italiani e i cittadini di altri Paesi cominciano ad immaginare un futuro di convivenza con il virus, normalizzando i comportamenti acquisiti in emergenza, (utilizzo di mascherine al chiuso, anche in assenza di prescrizioni ed obbligatorietà, distanziamento sociale, utilizzando gel e disinfettanti per le mani), per prolungare il più possibile una situazione mutevole, ma con dei margini ampi di ritorno alla normalità.