Il ruolo protettivo dell’aspirina nella prevenzione di eventi cardio e cerebrovascolari è stato definitivamente acclarato da studi clinici che ne hanno decretato la valenza positiva, soprattutto riguardo al suo utilizzo nella prevenzione secondaria di questi eventi.
Il New England Journal of Medicine ha pubblicato una ricerca sull’utilizzo a giorni alterni di acido salicilico pari a 365 milligrammi, mostrando come ciò riduca e addirittura dimezzi la possibilità di avere un infarto. L’acido salicilico, il cui nome deriva dalla pianta del salice, non è altro che il principio contenuto nel farmaco conosciuto col nome di aspirina, nome con cui è stata immessa sul mercato nel 1899 dal colosso della chimica americano Bayer, che deve ad essa la sua fama e fortuna. L’assunzione di un’aspirina, cita lo studio, associato ad un corretto stile di vita, (come per es. assenza di alcool e di fumo di sigarette) scongiurerebbe malattie cardiovascolari ed ictus.
La ricerca americana è stata condotta su circa 22mila medici, tutti maschi e di non oltre 40 anni d’età, scelti tra coloro che osservavano uno stile di vita sano e rigoroso. Dopo 5 anni di assunzione a giorni alterni del farmaco, si sono riscontrati 129 infarti, di cui 10 mortali a fronte di 213 infarti di cui 26 mortali tra coloro che in sperimentazione non erano stati trattati col farmaco.
Tuttavia, i dati non confortano l’impiego dell’aspirina in una campagna di massa a causa di differenze seppur minime tra i casi trattati, i numerosi rischi e gli indubbi benefici di un tale trattamento.
Il primo ad identificare un potere anticoagulante e protettivo dell’aspirina fu Craven, medico californiano che ne auspicava l’impiego nella prevenzione degli infarti del miocardio e a cui la ricerca pubblicata dal New England Journal of Medecine, dopo anni, dà ragione. Già nel 1972, un altro medico statunitense, Lee Wood scrisse su Lancet che una compressa di aspirina riduceva il rischio di trombosi arteriosa, raccomandandone l’uso.
L’aspirina, che si può acquistare in farmacia senza ricetta medica, che è il più noto e famoso farmaco da banco, dai notevoli impieghi (analgesico, antipiretico, antinfiammatorio), trova, secondo la rivista Lancet, un impiego anche in campo oncologico riducendo del 20%, dopo 5 anni di assunzione regolare, il rischio globale di decesso per tumore.
L’aspirina, dunque, sintetizzata per la prima volta dal chimico tedesco Felix Hoffmann, sembrerebbe il farmaco più straordinario e di maggior successo della storia.
Recentemente, un gruppo di esperti statunitensi avrebbe comunicato una bozza di raccomandazioni nella quale si legge che l’uso prolungato della cardioaspirina, nel lungo periodo, causerebbe importanti effetti collaterali.
La cautela è d’obbligo. Sicuramente, come per ogni farmaco è necessario non abusarne e mantenere un giusto equilibrio tra costi e benefici.
AGGIORNAMENTO – In seguito ad alcune richieste dei nostri lettori indichiamo alcuni tra gli effetti indesiderati dell’aspirina a seguito di un suo utilizzo protratto nel tempo: anemia, emolisi (distruzione dei globuli rossi), epitassi (sangue dal naso), porpora (macchie rosse sulla pelle), sudorazione, mal di testa, vertigini, ronzio e fischio dell’orecchio, dispenea grave, emorragia gastrointestinale, ulcera gastrica, esofagee, ulcera esofagea, colite.