Dopo una vittoria nello sprint inziale, gli USA sembrano più in difficoltà rispetto agli altri paesi del G7 e ai membri dell’Unione Europea nella gestione della pandemia e della campagna vaccinale, in particolare nel convincere i restii a vaccinarsi. Con 120.2 dosi ogni 100 abitanti e oltre il 70% della popolazione completamente vaccinata l’Unione Europea, tanto vituperata all’inizio della campagna vaccinale, è saldamente avanti sia agli USA che al G7 in tutti gli indicatori di efficienza di inoculazione della popolazione. L’Italia è al passo con la media dell’Unione: all’1 settembre erano vaccinati con una dose il 71.9% degli adulti, ed il 63.9% della popolazione ha completato il ciclo vaccinale.
Lo ha riconosciuto anche Anthony Fauci, intervenendo al Forum Ambrosetti di Cernobbio: “nei Paesi europei il sistema di fornitura dei servizi sanitari è molto più accettabile, più uniforme e giusto per tutti. In quei sistemi è molto più facile avere una distribuzione più equa dell’intervento. Speriamo che anche gli Stati Uniti possano evolvere in quella direzione”. Negli USA i vaccinati sono il 61% della popolazione.

La variante Delta sta avendo un impatto paragonabilmente massiccio sui contagi, tanto nel nuovo quanto nel vecchio continente. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, la variante Delta è predominante al 99.7% in Italia e, sebbene l’indice Rt nazionale sia leggermente calato nell’ultima settimana sotto quota 1, sono ora 17 le Regioni o Province autonome a rischio moderato. Solo la Sicilia, per ora, è considerata zona gialla a causa dei numeri di ricoverati ordinari e in terapia intensiva sopra le soglie di guardia.
“Valutiamo sin dai prossimi giorni decisioni che possono portarci ad una estensione del Green pass ad altri ambiti della vita delle persone e non ci precludiamo anche la possibilità, che resta una possibilità in questo momento nel caso in cui ve ne dovesse essere bisogno, di poter anche utilizzare l’obbligo di vaccinazione, che già esiste per il personale sanitario e che la Costituzione consente con iniziativa legislativa e che noi riteniamo sia uno strumento a disposizione del Parlamento e del governo nel caso in cui ciò dovesse essere necessario”, ha detto il ministro Speranza in occasione della firma del Memorandum Italia-Usa sulla salute.
Secondo Gianni Rezza la situazione in Italia è “pressoché stabile”, in particolare rispetto al tasso di occupazione di terapie intensive, attorno al 5.7%. Preoccupa l’apertura delle scuole: “In vista della ripresa (…) è bene completare rapidamente la campagna vaccinale e avere comportamenti prudenti”.
Merito dei vaccini: il rischio di essere ricoverati in terapia intensiva è 15 volte maggiore per i non vaccinati in Italia, e l’efficacia del vaccino si conferma attorno al 94% nel ridurre decessi e forme severe di malattia, secondo l’ultimo report della Fondazione Gimbe, che invece riporta un calo dell’efficacia rispetto a infezioni asintomatiche o lievi – comunque attorno all’80%.

Negli USA i casi giornalieri sono decuplicati rispetto ai livelli di giugno, che indicativamente è la stessa proporzione registrata anche in Italia. I livelli di approvazione per il presidente Biden ne stanno subendo il contraccolpo, con una perdita di quasi 10 punti di approval rating da giugno a oggi mentre l’opinione pubblica si spacca su obblighi di mascherine e obblighi vaccinali, con i cittadini democratici indicativamente tutti a favore (circa l’80%) ed i repubblicani in maggioranza contrari (60% circa).
Se l’aumento di casi, dettato dalla variante delta, si registra anche in Europa, la principale differenza con gli USA è purtroppo il livello di sovraccarico del sistema sanitario: le terapie intensive di Alabama, Arkansas, Florida, Georgia, Oklahoma e Texas sono oltre il 90% di capacità. A livello nazionale, circa l’80% dei letti sono occupati secondo la ABC. È il dato più preoccupante degli ultimi sette mesi, che si accompagna a quasi mille decessi al giorno, una media non raggiunta da aprile a questa parte.
Come ha confermato il dottor Fauci, la massima differenza dipende dalla vaccinazione. Sono, infatti, gli Stati con il tasso di inoculazione più basso ad avere le maggiori difficoltà nelle terapie intensive. È stato molto chiaro sui dubbi dei no-vax sul rischio connesso alla vaccinazione: “Se guardiamo all’esperienza clinica che abbiamo su molti decenni con molti vaccini, questi timori non sono nuovi”.
Ha ammesso che vi sono reazioni immediate, che durano un paio di giorni, febbre, dolori muscolari o brividi che siano, “ma tante persone si chiedono cosa può succedere con eventi negativi che arrivano dopo. Se guardi alla storia dei vaccini, virtualmente tutti gli effetti successivi alle prime 48 ore arrivano nei primi trenta o al massimo 45 giorni”, cioè mai a lunga distanza. “È per questo che, prima che i vaccini siano approvati negli Stati Uniti o nell’Unione europea, persino per l’autorizzazione all’uso di emergenza, si devono aspettare sessanta giorni dopo l’ultima persona nel campione selezionato per i test clinici ha avuto l’ultima dose”, ma la “possibilità di avere un evento avverso nel lungo periodo sono quasi zero. E dico quasi zero solo perché niente ha probabilità pari allo zero assoluto in biologia. Ma mi sento di schierarmi con molta forza contro l’idea che possa esserci un evento avverso due o tre anni dopo la somministrazione”.

Per questo i paesi del G20, a guida italiana quest’anno, hanno l’obiettivo di espandere la vaccinazione a livello globale. I ministri della sanità dei 20 sono riuniti a Roma in questi giorni, ed il ministro Speranza ha commentato proprio ieri sul merito: “Ci sono le condizioni per costruire il Patto di Roma, che garantirà i vaccini anche nei paesi più fragili” – ha detto – “Oggi ci sono diseguaglianze molto forti con i paesi più ricchi che hanno ormai percentuali di vaccinazione molto significative, e ci sono paesi che invece sono indietro. L’impegno di questo Patto a cui stiamo lavorando è quello di costruire condizioni per cui il vaccino sia un diritto di tutti e non un privilegio di pochi e io penso che questa sia una sfida che tutti i paesi presenti condividono».