È stato raggiunto un accordo sul clima al G20 di Napoli, dopo un “negoziato lungo e intenso”, secondo le parole di Roberto Cingolani, ministro per la Transizione Ecologica.
“Dopo la storica intesa del G7 sul clima, ora siamo di fronte a un altro bivio cruciale prima della Cop26 di novembre a Glasgow: il G20 ministeriale a Napoli ha il dovere e la responsabilità di agire. In gioco c’è la sopravvivenza del pianeta”. Con queste parole Alok Sharma, presidente della COP26, ha spiegato in una intervista a Repubblica l’importanza di questo vertice.
Da quanto si evince il paese che ha fatto opposizione più strenua è stata l’India, ma alla fine, con anche il parziale ok della Cina, è stato approvato il “Communiquè Clima ed Energia”, sebbene decurtato di 2 dei sui 60 articoli perché “non è stato possibile trovare l’accordo, quindi alcuni punti sono stati rinviati ai livelli di decisione politica più alta del G20 dei capi di Stato: oggettivamente è stato un ottimo risultato”, ha detto Cingolani.
Due articoli non da poco per la verità: uno riguarda l’impegno di limitare l’innalzamento delle temperature a 1.5° entro il 2030, e l’altro riguarda l’eliminazione dell’energia prodotta da carbone entro il 2025. La colpa non è solo di India e Cina, ha precisato però il ministro in conferenza stampa, asserendo che “Usa, Europa, Giappone e Canada sono favorevoli, ma alcuni Paesi hanno detto che non se la sentono di dare questa accelerazione, anche se vogliono rimanere nei limiti dell’Accordo di Parigi”. In ogni caso, gli altri 58 punti del Comminqué sono stati adottati all’unanimità.
Il nodo, ancora insoluto, della decarbonizzazione rimane però sul tavolo: “Volevamo essere piu’ ambiziosi sulla decarbonizzazione”, ammette Roberto Cingolani, “ma oltre non si poteva andare”. L’argomento è stato rinviato al G20 dei capi di Stato e di governo, ma le trattative proseguiranno e l’argomento tornerà ad essere fondamentale al COP26, a cui mancano cento giorni.