Ad un anno dalla pandemia la scienza comincia a vincere qualche battaglia anche se la guerra non è ancora terminata.
In tempi record sono stati prodotti vaccini contro il nuovo coronavirus che sembrerebbero efficaci oltre il 90% per cui, se consideriamo che i tempi medi di produzione di un vaccino si aggirano intorno ai 5 anni, averli ottenuti in 10 mesi significa aver raggiunto un traguardo di cui essere orgogliosi.
Tuttavia, il clamore mediatico rispetto alla somministrazione dei vaccini non ha distolto l’attenzione della ricerca dalla messa a punto di un farmaco specifico contro l’infezione.
In questi mesi, infatti, abbiamo imparato a conoscere il tocilizumab, la clorochina, il cortisone, le terapie cosiddette: “off-label”, tese, cioè, ad attenuare, a curare i sintomi dell’infezione ma non l’infezione stessa.
La ultime news ci informano che Israele non solo avrebbe organizzato un ottimo programma di gestione per la somministrazione vaccinale ma avrebbe anche realizzato un potenziale farmaco anti-Sars-CoV-2.
Per quanto riguarda i vaccini, la nazione si può avvantaggiare di una scarsa popolazione (circa 9 milioni di abitanti) che le consente anche di registrare una marcata diminuzione dei numeri delle infezioni e dei ricoveri.
Rispetto alla realizzazione del farmaco, invece, fino ad ora, nessuna autorità sanitaria ha convalidato l’efficacia di questo prodotto, che sembrerebbe essere stato oggetto di una sperimentazione su un ristretto numero di pazienti. Ed infatti, più nel dettaglio: i ricercatori del Sourasky Medical Center di Tel Aviv avrebbero sviluppato il farmaco EXO-CD24, con lo scopo di ridurre l’eccessiva risposta immunitaria, innescata dall’infezione Covid-19 (la cosiddetta “tempesta di citochine” sfruttando alcune molecole trasportatrici, (gli esosomi), – per “portare” la proteina CD24 – che ha ruolo fondamentale nella modulazione del sistema immunitario – nei polmoni.
Ad oggi si parla di un’efficacia del farmaco pari al 96,6% sebbene la sperimentazione sembrerebbe essere stata condotta solo su 30 pazienti gravemente malati e di cui 29 avrebbero mostrato un netto miglioramento in soli due giorni.
Una notizia che ci lascia bene sperare ma che dovrà essere ulteriormente validata prima di divenire una solida realtà.
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