La futura generazione a causa dei blocchi pandemici è allevata da quasi un anno in quarantena e i bambini più piccoli nonostante siano stati direttamente meno colpiti dal coronavirus, dato che si sono ammalati meno e con sintomi meno seri degli adulti, hanno subito gravi conseguenza sulla salute mentale e sul benessere emotivo a causa della deprivazione sociale.
L’interruzione delle normali attività, la chiusura degli asili, l’improvvisa separazione con il mondo esterno sono tutti fattori che hanno ridotto le opportunità sociali e di apprendimento, non solo per il valore dell’amicizia, ma anche perché il tempo trascorso con gli altri bambini è un momento cruciale della crescita, stando insieme ai loro coetanei infatti imparano a collaborare, a fidarsi degli altri, a essere empatici, e sviluppano la propria personalità.
Negli Stati Uniti e in Italia, c’è parecchia preoccupazione in merito, dato che l’epidemia va ancora molto male e quindi bisognerà fare attenzione ai contatti fisici.

Nonostante c’è una ricerca, che dimostra quanto sia importante l’interazione sociale per lo sviluppo del cervello, per i bambini in età prescolare e i bambini nei primi anni delle elementari, c’è però la buona notizia che la relazione più importante è con i loro genitori, a quell’età estremamente indispensabile rispetto a quella con i coetanei.
I genitori dei bambini più piccoli, infatti, stanno notando maggiori comportamenti di attaccamento e regressione, così come anche più incidenti in bagno o gesti di auto-conforto come succhiarsi il pollice. “Mia figlia è felice di stare sempre insieme, ma ha avuto segni gravi di esaurimento, comportamenti regressivi, capricci per cose che non faceva più, chiede aiuto per compiti che svolgeva autonomamente, è regredita in una fase più embrionale”. Ci racconta Valentina, mamma di Ada, 5 anni.
La situazione quindi di isolamento prolungato in cui vivono i bambini sta provocando problematiche che compromettono il benessere dei più piccoli, tra cui anche l’alterazione nel ritmo sonno-veglia, scorrette abitudini alimentarti e abuso di tecnologie. Dall’inizio dell’emergenza i bambini sono rimasti chiusi in casa e giorno dopo giorno le loro routine sono state stravolte, distanti da affetti preziosi come i nonni. “Adamo mi ha chiesto se poteva salutare i suoi nonni prima che morissero, non abbiamo più acceso la tv” dice Giulia , 28 anni. Sono circondati di emozioni come ansia e paura, trasmesse insieme alle immagini e ai toni inquietanti dei media, sono esposti a situazioni di stress prolungato e stanno pagando un prezzo alto sul piano della salute mentale. Molti di loro, scrive una psicologa del megazin Uppa, “trovano la pandemia particolarmente impegnativa. I metodi di protezione – il costante lavarsi le mani, il privarli di toccare gli oggetti e le persone – sono già cause d’ansia, c’è un elemento di ossessione e pensiero compulsivo anche semplicemente in queste regole”.

“Essere d’esempio in questo momento è davvero importante, i bambini si fanno condizionare dagli stati d’animo dei genitori. È importante fornire una certezza nell’incertezza, farli sentire al sicuro” – aggiunge. “I bambini hanno paura di quello che fa paura ai genitori, sono abituati a valutare le situazioni attraverso il filtro delle loro reazioni emotive. Sono la loro finestra sul mondo perché quando hanno meno di 6-7 anni sono i loro supereroi. E quindi se c’è qualcosa che spaventa la mamma o il papà anche loro ne sono spaventati. In generale i problemi dei genitori influenzano i bambini, è inevitabile”.
È stato rilevato anche da un’indagine fatta in Italia da un gruppo di ricerca dell’IRCCS Giannina Gaslini, un ospedale pediatrico di Genova, per cui sono state coinvolte 3.251 famiglie con figli di meno di 18 anni di tutto il paese. Secondo lo studio del Gaslini, per quanto riguarda in particolare i bambini con meno di 6 anni, nel 65 per cento dei casi i genitori hanno notato “problematiche comportamentali e sintomi di regressione”. In altre parole, nei mesi passati a casa, senza la possibilità di andare a scuola e vedere altri bambini, molti hanno ricominciato ad avere comportamenti che avevano “superato” crescendo: per esempio chiedendo più abbracci e coccole ai genitori, mostrando un rinnovato attaccamento alla madre o rifiutandosi di mangiare alcuni alimenti. Secondo lo studio del Gaslini i disturbi più frequenti sono l’aumento dell’irritabilità, i disturbi del sonno e forme d’ansia, ad esempio quella da separazione.

“I genitori raccontano che tanti bambini sono tornati a dormire con loro, oppure hanno richiesto più volte l’allattamento al seno”. Ci spiega la pedagogista Chiara Borgia. “In parte questi comportamenti possono derivare dalla situazione che stiamo vivendo, ma le regressioni sono anche un fenomeno naturale e fisiologico della crescita: lo sviluppo di tutti i bambini non avviene secondo un processo lineare, bensì con salti in avanti, passi indietro, momenti di stasi, accelerazioni e rallentamenti. Spesso le regressioni “servono” al bambino che sta evolvendo in alcuni ambiti e ha bisogno di ritrovare sicurezza, come quando prendiamo la rincorsa andando indietro per poter far poi un grosso balzo in avanti. È importante che ogni situazione vada letta in base alla conoscenza di “quel” bambino e “quella” famiglia”.
Altro fattore destabilizzante per i bambini piccoli è poi l’interruzione della routine, dato che trovano grande conforto nell’uniformità delle abitudini e questo ha comportato che l’interruzione brusca delle occasioni in cui potevano socializzare, è stata difficile proprio perché, comprendere il senso delle restrizioni per loro è più complicato.
Emmelina, nostra redattrice, ci dice che entrambe le sue figlie, di 7 e 4 anni, raccontano alle loro bambole e peluche di quando andavano a scuola, delle loro maestre e dei loro compagni di classe e gli chiedono spesso di quando finisce il virus. Non ci sono istruzioni per il mestiere più difficile del mondo, quello del genitore, appunto, ma molti esperti dello sviluppo del bambino consigliano di stabilire in questo periodo una routine flessibile, che permetta al bambino di farlo sentire al sicuro, consigliano anche di rispondere alle domande del bambino in modo conciso, arrivando dritti al punto, lasciando che sia lui stesso a guidare la conversazione, e infine è importante ritagliare momenti ludici, come costruire fortini, per catturare la loro immaginazione. Far sentire insomma ai bambini che le loro vite non sono cambiate ma semplicemente che c’è una nuova normalità.

Dal punto di vista della salute mentale si potrebbero anche sperimentare alcuni lati positivi in quello che sta accadendo, i bambini del nostro secolo sono iper stimolati e impegnati, il che può portare fatica e stress. Rallentare e rivalutare l’organizzazione familiare potrebbe invece riportarli ai valori basilari, all’essenza di ciò che è davvero importante.
A ogni modo è ancora troppo presto per i sondaggi pubblicati, dare risposte a lungo termine sugli effetti dei blocchi pandemici, sui bambini molto piccoli. Per saperne di più bisognerà aspettare. Intanto si cerca di fargli vivere un Natale il più possibile normale, come ha precisato il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, in Italia, che rispondendo alla lettera di un bambino lo ha rassicurato che Babbo Natale è in possesso di un’autocertificazione internazionale per consegnare i regali e cosi come Anthony Faucy, il principale esperto di malattie infettive degli Stati Uniti, ha rassicurato i bambini di tutto il mondo “dell’immunità innata al coronavirus” di Santa Claus.