Mancano 45 minuti al lancio che riporterà gli Stati Uniti in orbita con un lanciatore e una navicella prodotti in America, ritrovando una indipendenza che avevano perso con la chiusura del programma Shuttle, ufficialmente Space Transportation System (STS).
Sto guardando Nasa live attraverso il canale ASI Tv. Mentre una parte del canale scruta entro la navicella che contiene i due astronauti Robert Behnken e Douglas Hurley, due veterani della Nasa, un’altra parte del canale racconta la storia dei lanci NASA. I due astronauti sembrano tranquilli, il casco alzato, aspettando il countdown finale.
È un momento importante per l’America. Il “Commercial Crew Program” con l’obiettivo di coinvolgere le aziende spaziali private, per la creazione di nuovi sistemi di trasporto orbitali sta per inviare degli astronauti sulla Piattaforma internazionale ISS (International Space Station). Fino ad ora la NASA aveva fatto affidamento sull’agenzia spaziale russa Roscosmos, facendosi dare dei passaggi dai sistemi di trasporto orbitali Soyuz. Sin dal 2011, dopo la fine del programma Shuttle, tutti gli astronauti, statunitensi, italiani, tedeschi e di altre nazionalità avevano potuto raggiungere la ISS solo grazie a Roscosmos, i cui prezzi di missione sono fino a circa 80 milioni di dollari a persona.
La selezione dei privati per il “Commercial Crew Program” era stata molto severa e alla fine erano rimasti due contendenti SpaceX e Boeing. Alla fine, ha prevalso Space X. Gli 8 miliardi di dollari spesi per un sistema autonomo di trasporto americano aveva dato un verdetto inequivocabile.

Il sistema costituito da un lanciatore Falcon 9 e una navicella Crew Dragone adesso sta sulla piattaforma di lancio. La sagoma cilindrica alta 70 metri del Falcon 9 porta sulla sua cima la navicella Crew Dragon, non ci sono razzi supplementari. Falcon 9 ha nove ugelli e il primo stadio è riutilizzabile. Crew Dragon è dotato di un sistema di sicurezza che gli permette di sganciarsi dal lanciatore qualora ci siano problemi alla partenza. Il sistema di emergenza attiva una serie di piccoli propulsori (SuperDraco) progettati per attivarsi quando i computer di bordo rilevano gravi avarie e un rischio di un’esplosione del lanciatore. Questi motori separano Crew Dragon dal resto del razzo e la allontanano lontano da eventuali esplosioni. Poi la capsula apre i suoi paracaduti e lentamente raggiunge la superficie del mare Atlantico. Solo allora può essere recuperata dalle squadre di soccorso.
Behnken e Hurley sono entrati da tempo nella navicella ed hanno eseguito le ultime procedure per il lancio. Nel frattempo, la rampa è stata sgomberata e SpaceX sta facendo il pieno al Falcon 9 con l’inserimento di ossigeno allo stato liquido a bassissima temperatura (oltre -200 °C) e di cherosene (RP-1). Tutto sembra andare bene i due astronauti attendono e muovono le mani come per sgranchirle. Infatti, tutto è automatico e gli astronauti attendono l’ora del lancio previsto per le 22:33 ora italiana, l’attracco alla ISS sarà alle 17:30 del giorno successivo: 24 ore di accelerazione e decelerazioni ai limiti della sopportazione umana. Gli astronauti impiegheranno circa 12 minuti per raggiungere un’orbita terrestre: gireranno più volte intorno alla Terra, con periodiche accensioni dei motori di Crew Dragon, passeranno da orbite basse ad orbite sempre più alte fino ad arrivare a quella della ISS e lì attraccare. Le procedure saranno tutte automatiche, anche se sono comunque previsti alcuni interventi da parte degli astronauti per verificare i controlli manuali e raccogliere dati utili per le future missioni.
Purtroppo, il contdown è stato stato bloccato a 20 minuti dal lancio, per il maltempo, tutto viene rimandato a sabato alle 21:22 quando la procedura di lancio saranno uguali a quelle che sto vedendo. Il viaggio verso la Luna inizia con questo lancio verso la ISS, nella speranza che tutto vada finalmente bene e non ci siano problemi di sorta. In fondo il cielo può attendere.