E’ impossibile non amare i delfini. Vederli saltare in acqua, scoprire attimo dopo attimo la loro intelligenza, vedere come entrano in simbiosi con l’addestratore o l’addestratrice. Come scriveva Plutarco:
“nel delfino soltanto si trova, in relazione all’uomo, quella cosa che vanno cercando tutti i migliori filosofi, ovvero l’amore disinteressato. Questo animale, infatti, non ha bisogno di ricevere nulla dagli umani e, dal canto suo, nei confronti di tutti gli uomini mostra la sua benevolenza e amicizia, e molte persone ha soccorso in passato”.
Durante un mio recente viaggio di lavoro a Valencia in Spagna, ho utilizzato un momento di pausa per visitare il Parco Oceanografico.
Lo raggiungi quando arrivi in un grande spazio amabilmente dedicato alla Città delle Arti e delle Scienze. Il Parco Oceanografico, ci dicono subito gli addetti ai lavori, è una realtà tra le più importanti d’Europa. La superficie totale è di circa dieci ettari, con 500 specie acquatiche provenienti da tutto il mondo, con migliaia di essere viventi marini. Tra le specie più amate in assoluto, da bambini e adulti, ci sono loro: i delfini. C’è un grande delfinario a Valencia che permette di osservare questa meravigliosa specie, che per intelligenza e sensibilità viene sempre più associata all’uomo.
Il lavoro che gli addestratori fanno è encomiabile. Trascorrono insieme ore ed ore in acqua. Ma ci raccontano che vengono totalmente ripagati dall’affetto dei delfini.
E’ molto curioso, ma anche clamoroso, quanto è emerso da un recente studio: per essere sicuri di fare colpo al primo appuntamento si presentano con un bel bouquet di spugne. Del resto questi mammiferi straordinariamente intelligenti, capaci di comportamenti sociali simili ai nostri, non hanno alcun problema a far vedere una vena romantica, sottolineano gli esperti “accompagnata da una buona dose di pragmatismo”. I delfini maschi si dimostrano molto galanti: regalano alle femmine spugne appena raccolte, per conquistare la futura partner e per arrivare all’obiettivo finale di accoppiarsi. Un comportamento studiato e documentato da una ricerca dell’Università del Western Australia in collaborazione con l’Università di Zurigo e di Murdoch. In dieci anni di osservazioni lungo le coste australiane decine e decine di cetacei hanno mostrato comportamenti di questo tipo, spesso utilizzando elementi esterni, come alghe o spugne marine, nel tentativo di sedurre le femmine.
Una delle prime osservazioni fatte riguarda un delfino maschio che ha cercato di ingraziarsi una femmina che nuotava insieme al cucciolo. I ricercatori spiegano che è raro, in natura, l’uso da parte di mammiferi non umani di oggetti o elementi naturali al fine dell’accoppiamento. E a vederli esibire anche nel Parco Acquatico di Valencia l’emozione che si prova è grande. Proprio perché anche la spontaneità si associa al rigore degli ordini impartiti da chi li addestra. Proprio come gli essere umani riescono a conquistare gli spettatori lavorando sulla loro simpatia, sulla loro forza di dominare la scena. Uno spettacolo che lascia il pubblico davvero senza parole per tutta la durata. E gli applausi sono davvero spontanei e continui. Anche se non sollecitati dai bravi presentatori che si alternano e con il piglio dei radiocronisti di calcio spagnoli raccontano attimo dopo attimo le qualità dei delfini. Vedendoli all’opera, i delfini, è impossibile non pensare a come l’uomo ha sfruttato la loro intelligenza anche per fini militari, arruolandoli e facendoli diventare persino kamikaze.
Le cronache americane ci restituiscono quanto è stato chiesto ai delfini in passato: morire per le guerre degli esseri umani.
“Durante la prima Guerra del Golfo tra il 1991 e il 1992, i militari montarono sul muso dei cetacei ordigni esplosivi, mandandoli a schiantarsi contro il nemico e rubando il copione ai moderni kamikaze musulmani. Ma la strategia non piacque alle associazioni animaliste che insorsero contro la Us Navy, facendo saltare i piani di attacco. E prima ancora di quegli anni, i primi delfini usati in battaglia dagli Usa risalgono al Vietnam, dove per la prima volta entrarono in azione anche orche ammaestrate”.
Gli addestramenti dei delfini in operazioni militari rimane top secret e ci sono molto vicende oscure sul loro utilizzo anche durante la guerra del Vietnam. Lo scontro tra le associazioni animaliste e i militari della Marina negli Usa si sono ripetute negli anni. Tutti sono consapevoli dell’intelligenza, della forza e della capacità dei delfini purtroppo usati anche come kamikaze.
E’ incredibile vederli all’opera dentro un parco acquatico e pensare quello che sono capaci di suscitare in termini di emozioni e pensare al contempo che addestramenti militari, condizionamenti attraverso la stimolazione cerebrale, sono stati fatti sui cetacei spingendoli poi persino ad uccidere.
Interessante quanto ha rivelato nella primavera del 1989, Rick Trout, che ha lavorato come addestratore di animali per la Marina dal 1985 al 1988:
“delfini e foche dell’esercito erano stati affamati durante il loro addestramento al Naval Ocean System Center di San Diego in California. Documenti ufficiali mostrano che 13 delfini sono morti nelle mani della Marina in 3 anni, più della metà di fame o di disordini di stomaco. L’uso dei delfini come strumento militare mette in pericolo i delfini indigeni dell’area in cui sono impiegati. Le truppe nemiche non sanno quali sono i delfini dell’avversario e quali no: ne consegue che uccidono tutti quelli che trovano”.
Ma a noi i delfini ci piace immaginarli liberi in mare o come attori straordinari in un parco acquatico. O ancora romantici con le spugne sul muso per conquistare la delfina che hanno scelto. Come diceva un grande uomo di mare Jacques Yves Cousteau : “la felicità dell’ape e del delfino è di esistere. Per l’uomo è di saperlo e di meravigliarsi di questo”.