“Separazione assoluta fra politica e scienza, perché la corruzione si previene in questo modo. […] Mischiare politica e scienza è la ricetta del disastro”.
Il principio è chiaro, sebbene risalga all’inizio del secolo scorso. Stiamo parlando del principio di separazione elaborato da Sir John Burdon Sanderson Haldane, al quale richiamano gli scienziati internazionali firmatari di un documento pubblicato sulle colonne de “Il Sole 24Ore” ed in cui si mettono in dubbio le basi del progetto milanese Human Technopole, annunciato a febbraio scorso dal Premier italiano Matteo Renzi.
A firmare il documento, Paola Arlotta, Harvard University, Stati Uniti – Ennio Carbone, Karolinska Institute Stockholm, Svezia – Francesco Colucci, Cambridge University, Regno Unito – Daniele Daffonchio, Kaust, Arabia Saudita – Enzo Di Fabrizio, Kaust, Arabia Saudita – Antonio Giordano, Sbarro Institute Temple University, Stati Uniti – Daniela Pappalardo, Royal Institute of Technology, Svezia.
Ma che cos’è l’HT? Nelle intenzioni, il progetto sarà un centro di ricerca sui temi della salute e dell’invecchiamento le cui strutture dovrebbero occupare un’area di circa 30mila quadrati, sul milione in totale occupato da EXPO 2015. Il centro sarà gestito dall’Istituto italiano di tecnologia (IIT) in collaborazione con tre università milanesi: Politecnico, Statale e Bicocca, cui si aggiungeranno altri istituti di ricerca. Il governo investirà nel progetto 1,5 miliardi di euro nei prossimi dieci anni. Il centro si occuperà soprattutto di studi sul genoma umano e sarà diviso in sette unità, come quella per la ricerca sull’alimentazione e quella sulle nanotecnologie. Dovrebbe ospitare in tutto 1.500 persone, tra ricercatori, tecnici e studenti.
Così è descritto il progetto ambizioso di coniugare scienza e ricerca al lavoro e allo sviluppo italiano. Ma di pari passo si sono mosse anche le notevoli critiche, a partire dalla scelta dell’IIT cui affidare il coordinamento del progetto stesso: l’istituto genovese è una fondazione di diritto privato, ma è controllato direttamente del Governo. Di contro a quanto annunciato dal Premier Renzi, si è schierata Elena Cattaneo, farmacologa, ricercatrice e senatrice a vita. La senatrice Cattaneo parte da un confronto da cui si evincerebbe la sproporzione dei finanziamenti sinora stanziati dello Stato italiano e quelli che dovrebbero essere stanziati, invece, per l’HT: “Dieci anni fa il Gruppo 2003, gli scienziati italiani più citati al mondo, proponeva la nascita di una ‘Agenzia nazionale della ricerca’. Da allora la discussione sull’Agenzia langue. Per escogitare Human Technopole è bastata l’ispirazione estemporanea di un giorno”. Cattaneo snocciola anche i numeri: al fondo per gli investimenti nella ricerca scientifica e tecnologica del MIUR sono stati destinati 58,8 milioni di euro nel 2016, mentre lo stanziamento per lo Human Technopole è di 150 milioni l’anno per i prossimi dieci anni.
Nel suo intervento al Senato della Repubblica dell’ 11 maggio scorso, la senatrice evidenza tre punti focali: in primis, dice, “è un errore stabilire per legge quale idea e progetto scientifico sostenere. Sul Tecnopolo milanese sono sbagliate le premesse, perché nella scienza, come nel settore degli appalti pubblici, ogni assegnazione di fondi pubblici non può prescindere da una competizione per sostenere le migliori proposte ed enti proponenti”. Da qui la seconda conclusione, ossia che esperienze e analisi dimostrano che la concentrazione continuativa e non competitiva di denaro pubblico per la ricerca in poche mani è inefficace: “Chi riceve denaro pubblico deve rendicontare pubblicamente”. La senatrice Cattaneo entra, infine, nel merito di IIT: “L’ente beneficiario scelto come coordinatore del Tecnopolo non ha le competenze specifiche negli ambiti indicati dal Governo come contenuti per il centro di ricerca, scienze della vita e nutrizione. Ciò ha portato l’ente a reclutare altrettanto arbitrariamente, quindi in modo discriminatorio, tematiche, enti e studiosi”.
Alla Cattaneo aveva già obiettato con un articolo sul quotidiano La Repubblica, l’oncologo ed ex ministro della Sanità Umberto Veronesi secondo cui HT “rappresenta la maggiore opportunità di progresso medico, scientifico e civile per l’Italia, dal dopoguerra ad oggi”. Veronesi stesso definisce però obiettive le critiche della senatrice. Val la pena qui precisare, che uno dei direttori dei sette centri in cui sarà diviso lo Human Technopole dovrebbe diventare Pier Giuseppe Pelicci, direttore di uno dei dipartimento dell’Istituto Europeo di Oncologia, il centro di ricerca fondato dallo stesso Veronesi.
La questione investe non solo il mondo scientifico, ma anche quello politico, bipartisan. Ad esprimersi nella seduta del Senato dell’ 11 maggio è stato anche l’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “Human Technopole è un progetto cui bisogna guardare positivamente. Su di esso si è aperta la discussione fuori dal Parlamento, sono stati fatti molti rilievi polemici, cui ha risposto lo stesso Istituto italiano di tecnologia con un suo comunicato ufficiale il 27 marzo scorso. In quel comunicato si dava notizia di aver già presentato ai Ministri competenti la proposta di progetto in data 25 febbraio. Oggi siamo a metà maggio o quasi e i seguiti di quella decisione e annuncio non sono mai stati chiariti. Non c’è stata alcuna informazione. L’annuncio, quindi, fatto non solo per l’immediata erogazione di 80 milioni ma anche per l’attribuzione di nientemeno che 1,5 miliardi nel corso di dieci anni evidentemente è fragile se l’Istituto italiano di tecnologia, protagonista di questa vicenda, dice che spetterà al Governo decidere se finanziare questo progetto, quanto finanziare e, infine, in che modo gestirlo”. Usa toni chiari e forti Napolitano che chiosa: “Non ho bisogno di sottolineare come siano indispensabili e urgenti ormai delle risposte. Non ne vorremmo dopo che si siano realizzati altri fatti compiuti”.
A far eco a Napolitano, la Lega Nord e il Movimento 5 Stelle. Durissimo anche l’attacco del Senatore del Pd Walter Tocci che parla di “discrezionalità” nell’affidamento del progetto Human Technopole, finanziato con 80 milioni iniziali (ma si prevede di arrivare a 1,5 miliardi): “Viene giustificato come una decisione top-down, ma non c’è alcuna ragione scientifica per non sottoporla a un confronto trasparente secondo le migliori esperienze internazionali”. Il Senatore va oltre parla di ricerca “indebolitasi” nel tempo in Italia: “La ricerca libera è molto indebolita nel nostro Paese. Le risorse sono assegnate dal principe ai conti e ai vassalli, che le distribuiscono ai sudditi. Per ottenere risorse essi devono sperare solo nelle trattative tra i presidenti degli enti e i funzionari ministeriali, che gestiscono le procedure di finanziamento chiamate ipocritamente «premiali», ma di fatto discrezionali. Le decisioni si spostano dai laboratori ai palazzi. La libertà della ricerca non è un ostacolo, anzi è l’unica via per realizzare grandi imprese scientifiche e tecnologiche”.
Insomma, critiche da ogni dove. S’era partiti dal mondo scientifico, si è giunti a quello politico. L’IIT ha cercato di parare i colpi e arginare la polemiche sottolineando che nulla di concreto è stato ancora fatto e che nulla è stato deciso sic et sempliciter. Insomma, nulla. Come nulla si sa dei finanziamenti a pioggia che dovrebbero essere stanziati a strettissimo giro dal Governo Italiano. Ma a spiegare in dettaglio le critiche all’HT sono gli scienziati d’oltreoceano: “La procedura top-down cui si fa riferimento non riguarda la legittima decisione del governo di creare un polo scientifico-tecnologico, ma l’assegnazione diretta di un finanziamento decennale di 1,5 miliardi di euro a un unico soggetto senza nessuna competizione o procedura di peer review. Pensiamo che gli sforzi fatti dagli scienziati italiani per adeguarsi e competere con successo sulla scena internazionale rischino di essere vanificati dal metodo con cui viene gestita l’ iniziativa IIT-Ht per l’ impossibilità, attuale e futura, che investirà tutti gli scienziati non coinvolti di competere adeguatamente con “i prescelti”, ovvero coloro che saranno invitati a partecipare, con progetti decisi senza alcuna competizione pubblica, al piano”.
Zero competizione e possibilità di successo per gli esclusi, insomma in un sistema dove si rischierebbe di monopolizzare la ricerca con tutti ciò che questo comporta. “Noi non conosciamo altri criteri per avere successo”, concludono gli obiettori al progetto HT, “se non coltivando l’ integrità degli scienziati attraverso la libera competizione delle loro idee, così da ottenere i migliori risultati e un rapporto onesto e trasparente con i cittadini finanziatori”. Insomma, per i ricercatori verrebbe meno l’indispensabile e inequivocabile principio di Haldane: “Separazione assoluta fra politica e scienza, perché la corruzione si previene in questo modo. […] Mischiare politica e scienza è la ricetta del disastro”.