Un progetto con un'anima italiana quello presentato giovedì alla Feliciano School of Business, della Montclair State University, in New Jersey, in apertura del calendario di eventi per il nuovo anno accademico della Theresa and Lawrence R. Inserra Endowed Chair in Italian and Italian American Studies. Il pugliese Alberto Pepe (che abbiamo già incontrato su La VOCE), in collaborazione con il programmatore Nathan Jenkins, è co-fondatore di una nuova piattaforma digitale chiamata Authorea, ideata come strumento per facilitare la cooperazione tra ricercatori in ambio accademico e scientifico e favorire la condivisione di dati.
Specializzato in Astrofisica e poi in Scienze dell'informazione, Pepe ha intrapreso la carriera accademica, prima con un dottorato all'Università di Los Angeles fino a diventare Associate Research Scientist ad Harvard. Nel mezzo un'esperienza lavorativa al CERN di Ginevra. Poi la decisione di lasciare la carriera accademica per buttarsi nell'ambito dell'imprenditoria informatica. Frutto delle sue ricerche e della sua innata curiosità, Authorea ha raggiunto già un notevole successo, con circa 65.000 utenti, numero che è cresciuto esponenzialmente dall'anno di uscita, il 2014.

Alberto Pepe alla Montclair State University. Foto: Chad Mooney
"Tramite Authorea vogliamo rendere possibile agli studiosi di tutte le discipline, e non solo, la condivisione di dati, il loro riutilizzo e soprattutto la riproducibilità della ricerca", ha detto Alberto Pepe, durante l'evento organizzato in collaborazione con il Feliciano Center for Entrepreneurship. Nel raccontare come ha concepito l'idea di una piattaforma di scrittura che potesse facilitare il networking ha portato ad esempio l'antico modello di ricerca di Galileo Galilei, per dimostrare come il modo di presentare e confezionare i risultati delle ricerche scientifiche non sia poi cambiato molto negli ultimi 500 anni, nonostante il processo di scrttura si serva di strumenti molto più tecnologici e sofisticati.
Questa nuova piattaforma informatica nasce, quindi, con l'intento di facilitare il lavoro di cooperazione tra autori accademici: consente infatti a più collaboratori di scrivere articoli e ricerche, e soprattutto di apportare elementi interattivi e dinamici al testo, nonché di tenere traccia del materiale e dei dati utilizzati nel corso della ricerca.
Authorea non solo nasce come strumento per la stesura di manuali, ma appunto, con l'intento di promuovere l'open access, dando la possibilità agli utenti di utilizzare un metodo di scrittura basato sul formato HTML aperto, sul quale è possibile intervenire, in ogni fase della lavorazione e che consente di agganciare al documento referenze esterne e una banca dati in cui conservare il materiale utilizzato nel corso della ricerca. La scelta di mettere online, e rendere quindi accessibili al pubblbico della rete, i materiali e i risultati delle ricerche condotte in ambito accademico rappresenta la chiave di un modo di concepire la scienza "open". Se un testo sceintifico, una volta pubblicato, diventa di proprietà nell'editore che lo ha dato alle stampe, le varie elaborazioni precedenti dello stesso lavoro restano comunque di proprietà di chi lo ha scritto che si assume così la responsabilità e i rschi della condivisione online.

Il pubblico alla Feliciano School of Business della Montclair State University. Foto: Chad Mooney

Alberto Pepe con Teresa Fiore, chair dell’Inserra. Foto: Chad Mooney
L'obiettivo è di creare la più grande banca dati di studi accademici del mondo, con la prospettiva futura di un utilizzo di Authorea da parte di una più vasta gamma di autori, quindi non solo accademici o scientifici, ma anche privati e soprattutto ricoprendo vari ambiti dell'editoria.
I primi a finanziare il progetto sono stati dei "business angels": investitori, accademici e non, che fin dall'inizio hanno creduto nel progetto, supportando l'avvio dei "lavori" con una quota pari a 650.000 dollari.
Alberto Pepe ha poi proseguito con una precisa spiegazione del progetto, mostrando al pubblico presente le varie funzionalità della piattaforma: dalla stesura di un articolo, fino all'inserimento di immagini, note, commenti e alla pubblicazione finale, mostrando, inoltre, come sia possibile essere costantemente aggiornati sul lavoro fatto dagli altri e tenere traccia delle modifiche apportate al documento nel tempo. La peculiarità consiste in una grande facilità di stesura ed elaborazione dei testi, ma anche nell'interattività propria della piattaforma, la quale permette inoltre di aggiungere note e citazioni e adattare il testo ai modelli di scrittura e impaginazione delle principali pubblicazioni scientifiche.
Teresa Fiore, titolare della cattedra Inserra che ha presentato al pubblico il lavoro di Alberto Pepe, ha espresso un vivo interesse nei confronti di questa innovazione: "I tempi della produzione del sapere possono essere fortemente ridotti: scrivere su una piattaforma che ti permette di creare la bibliografia con dei clic e di fare la correzione delle bozze in contemporanea con i redattori vuol dire accorciare enormemente i tempi. Per volumi collettanei questa condensazione dei tempi diventa ancora più ovvia. Se consideriamo che dopo che un saggio è consegnato nella forma finale passa un altr'anno prima della pubblicazione (il che lo rende desueto automaticamente), capiamo le possibilità che apre Authorea".
A conclusione della presentazione, un pubblico composto da docenti e ricercatori di vari dipartimenti (italiano, francese, scienze politiche, biologia, economia, inglese) nonché da persone attive nella comunità locale delle start up, ha avuto occasione di fare qualche domanda. In particolare una preoccupazione sollevata più volte è stata quella del diritto d'autore e della tutela del proprio lavoro. "La condivisione di dati ed informazioni è un aspetto cruciale in ambito scientifico — ha ribattuto Pepe — Senza di essa sarebbe stato impossibile il raggiungimento di certi risultati. Con essa sarà forse possibile raggiungere altri e inaspettati obiettivi nell'ambito della ricerca scientifica. E non solo".Pepe sostiene inoltre che un documento online che riporti in maniera chiara quando (giorno, ora) i dati in questione siano stati condivisi e permetta inoltre di ricostruire l'intero processo di scrittura, consente in realtà di stabilire la proprietà di quel documento quanto (e forse più) la pubblicazione su una rivista scientifica. E' chiaro che i rischi esistono, ma il modello proposto da Pepe passa attraverso un ripensamento del come e perché si fa ricerca.