Una fiera diffusa, è questa l’idea con cui quest’anno MilanoUnica, il salone italiano del tessile, si presenta a New York. Non un tradizionale evento espositivo, ma una passeggiata per le strade di Manhattan guidati dalle eccellenze made in Italy nel campo dei tessuti e degli accessori. Fino alla fine del mese, gli showroom di una quarantina di aziende riunite sotto il cappello di MilanoUnica aprono le porte agli addetti ai lavori: invece di andare in fiera, gli interessati potranno andare a visitare i vari showroom.
“In un momento di turbolenza e ripensamento del settore della moda, ci siamo resi conto che la fiera non è così efficace – spiega Ercole Botto, presidente MilanoUnica – Volevamo trovare qualcosa di diverso. Con questa formula i potenziali clienti vanno direttamente a incontrare le aziende e a conoscerne i prodotti e hanno più tempo a disposizione”.
Organizzate in una mappa distribuita in forma cartacea e online, le aziende sono tutte nella zona di Midtown ed è quindi facile andare da una all’altra.
L’iniziativa è stata presentata durante un evento, organizzato in collaborazione con l’ICE di New York, agli Spring Studios di Tribeca che per l’occasione hanno accolto un’installazione realizzata con tessuti e accessori made in Italy e che rende omaggio alle eccellenze e allo stile italiani, da Alberto Burri a Renzo Piano. “Il made in Italy – prosegue Botto – si distingue per creatività e noi dobbiamo sempre più essere in grado di raccontarlo con lo storytelling, facendo scoprire le storie dietro i prodotti”.
L’evento è stato anche occasione per presentare i tre stilisti vincitori del progetto di residency che MilanoUnica offre ogni anno a tre giovani designer americani. “Lo abbiamo fatto già l’anno scorso portano tre stilisti in Italia a conoscere le aziende le quali hanno partecipato mettendo a disposizione dei materiali per le collezioni degli stilisti. L’esperimento è andato molto bene. MilanoUnica crede molto nell’investire sui giovani, perché sono loro che danno la direzione al futuro mercato”.
E se New York è un buon punto di partenza, il mondo del tessile italiano non vuole fermarsi alla Grande Mela: “Finora abbiamo scalfito la superficie del mercato americano – conclude il presidente di MilanoUnica – ma ci sono ancora delle aree inesplorate con aziende interessanti che dobbiamo intercettare”.