Per me da ormai più di dieci anni donare sangue, plasma o piastrine è un momento divertente, in cui stacco dal lavoro e approfitto di questa pausa mattutina per tornare alla vita reale, guardare e ascoltare le cose che accadono ogni giorno, fra i problemi del traffico, della giornata uggiosa e del parcheggio, rinfrancato dal pensiero che, dopo il prelievo, farò una bella colazione con cornetto al pistacchio o forse alla ricotta, deciderò al momento. Una volta ogni tre mesi le mattine profumano di cornetto fresco di Sicilia, succo di frutta e caffè, quasi fosse festa perché si sa, dopo la donazione bisogna nutrirsi, e tutto ha un sapore più buono perché in qualche modo te lo sei meritato. Anche questa è felicità, dare agli altri insieme agli altri. Si parla di tutto in quell’ora della donazione, come quando sei in treno o in coda e ti metti a dialogare con chi hai accanto, senza sapere il suo nome, l’età o la sua professione. Esattamente come chi riceverà tutto questo sangue e plasma e piastrine che qui vengono pazientemente coccolati, custoditi e protetti come un bene molto più prezioso dell’oro. E di fatto lo sono, per tante persone che lo aspettano da qualche parte in un letto d’ospedale, o a casa in poltrona, col respiro lento davanti alla tv. Anche di queste persone non conosci i nomi quando doni, non sai le loro storie, le loro speranze, se votano a destra o a sinistra.
Quando si tratta di sangue o emocomponenti, destra e sinistra sono unicamente le braccia da cui decidi di donare. E se per caso sei uomo o donna di destra, leghista, di centro o socialista, dagli esami non risulta e forse il tuo sangue andrà a qualche operaia di sinistra o a un dirigente riformista, un ingegnere spaziale, una mamma casalinga, un insegnante, un ladro o una Bocca di Rosa amica di De André.
Un mese fa, puntualmente, mi sono recato alla sede dell’Associazione Fratres dell’Ospedale Cervello di Palermo per la mia donazione di plasma e piastrine. E questa volta ci rimango male al racconto della dottoressa Angela, arrabbiata e ancora incredula perché nei giorni precedenti, a causa di incidente automobilistico grave, era scattata la segnalazione per il bisogno di sangue per una bambina. Diverse donne si erano presentate al centro trasfusionale ma non appena venivano informate che il sangue donato sarebbe andato a disposizione del centro, e non necessariamente alla bambina in questione, allora sono tornate indietro: “ma veramente io sono venuta per la bambina…”.
In Italia, per fortuna, la donazione è volontaria, gratuita e anonima.
Dico per fortuna perché qui non si tratta di buoni o cattivi, si tratta semplicemente di educazione al dono. Molto spesso si diventa donatori per caso o per questioni familiari e bisogna ammettere che serve per l’appunto un’educazione più ampia che, a mio parere, è molto più che una campagna episodica.
Siamo esseri umani, dominati spesso dalle emozioni e certo di fronte a un’emergenza di una persona cara a noi vicina, o di un’immagine potente e commovente in tv o sui social, è chiaro che la nostra sensibilità ci rende improvvisamente eroi per un giorno. Nobile, ma purtroppo non basta. Serve molto meno: allenarsi a donare con regolarità, collaborando con i centri trasfusionali e, pur con tutte le difficoltà della burocrazia, pensare che questo gesto molto semplice è rimasto uno dei pochi ancora democratico, salva le vite umane più a rischio.
È incredibile che questo avvenga regolarmente in un paese come l’Italia, fondato non sul lavoro ma sulla raccomandazione. È anche per questo, io credo, che donare il sangue, più che mai in questo paese, renda davvero felici.
Ed è bello scoprire che ogni anno c’è una giornata mondiale dedicata al donatore di sangue, promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. E quest’anno l’OMS ha assegnato all’Italia l’organizzazione del “World Blood Donor Day Global Event” che si terrà a Roma oggi e domani, 14 e 15 giugno 2021, su iniziativa del ministero della salute, del Centro Nazionale Sangue e delle principali associazioni di donatori di sangue (AVIS, Croce Rossa Italiana, FIDAS e FRATRES).
L’Italia, in effetti ha un bel primato. Ho chiesto a Pietro Giannopolo, responsabile dell’Associazione Fratres di Palermo, qualche dato.
Come funziona la raccolta del sangue in Italia?
“In Italia il sistema si basa sulla volontarietà, sulla periodicità della donazione e sull’organizzazione associativa. Se aggiungiamo sicurezza e tracciabilità di tutto il processo che va dalla donazione fino alla trasfusione al ricevente, il nostro sistema è il più interessante e sicuro al mondo, in altre parti non è così”.
Quanti e chi sono i donatori in Italia?
“Nel 2020 si contano circa un milione e seicento mila donatori, di cu i due terzi uomini. La partecipazione delle donne è fisiologicamente inferiore sopratutto per i valori più bassi dell’emoglobina che non consentono la donazione. Da alcuni anni si registra un calo dei donatori nella fascia giovanile (dai 18 ai 35 anni 17,5%), dovuto all’invecchiamento della popolazione e alla migrazione giovanile non colmata neanche dalla immigrazione nel nostro paese.”
Quanto bisogno c’è di sangue ed emocomponenti?
“Nel 2020 in Italia si è raggiunta l’autosufficienza per globuli rossi e piastrine mentre per il plasma si è raggiunto il 70% del fabbisogno. Ovviamente la situazione è diversa nelle varie regioni, per esempio in Sicilia, pur essendo quasi auto sufficienti, il bisogno aumenta per la presenza di unità specialistiche e dei trapianti, che sono riferimento per tutta la regione e parte del meridione d’Italia. Questo provoca carenza di sangue negli ospedali e costringe ad importare da Bologna circa 2.000 unità di sangue all’anno.
In tutta Italia comunque è urgente raggiungere l’autosufficienza del plasma, necessaria per la produzione di tutti i plasmaderivati (veri farmaci salvavita). Gli Stati Uniti sono i maggiori produttori di plasmaderivati e i maggiori esportatori di questi prodotti. In quest’anno di pandemia sono state messe in crisi le esportazioni causando oltre alla lievitazione dei prezzi anche la scarsità. Lo stesso era successo, d’altra parte, durante la guerra del golfo.”
Si può e si deve fare di più dunque, e la giornata del donatore di Roma è un’occasione importante di ringraziamento ai donatori di ieri e di oggi e soprattutto di educazione e allenamento dei tanti, tantissimi nuovi potenziali donatori di domani.
Quest’anno, l’onda lunga e terribile della pandemia ci ricorda l’importanza della vita e della solidarietà. Per questo l’edizione italiana del World Blood Donor Day è un’edizione speciale. Vari eventi si svolgeranno oggi in diverse città italiane, uniti dallo slogan mondiale:“Give Blood and Keep the World Beating”, come dire che donando fai battere tutti i cuori del mondo. E a ritmo di musica, Roma accende il Colosseo, questa sera alle 21.30, proiettando il logo dell’evento. Il ‘filo rosso’ legherà idealmente il principale sito storico romano all’Auditorium Parco della Musica dove in contemporanea si terrà l’evento principale della giornata, il concerto con Anggun, Ron e la Banda della Polizia di Stato. Qui tutte le info dell’evento e il programma della manifestazione.
Oggi è proprio una gran bella giornata, buon sangue non mente.