Il problema del pattume. O dei rifiuti. Sacchi fuori dai negozi, sotto i portici. A New York ci sono momenti in cui sembra che la città abbia messo fuori tutta la propria vita. Orribile. Poi la raccolgono in tre secondi e tutto torna come prima. In Italia è uguale, solo che spesso la gente deve mettere fuori il pattume per il porta a porta alle 10 di sera e lo fa alle quattro del pomeriggio. Con risultato devastante.
Ad ogni modo l’era della differenziazione dei rifiuti ha gettato molte famiglie nella costernazione più profonda. È un quiz perenne. “Dove va questo?”, è la domanda dell’uomo di solito, nonno o figlio che sia. La risposta la sa dare solo la donna, la mamma, la moglie, perchè le donne hanno preso serissimamente (e giustamente) la questione. Le donne stanno attentissime ai movimenti degli altri abitanti della casa.
Appena vedono uno che si avvicina ai bidoncini della carta, della plastica, dell’umido e dell’indifferenziato, è come se avessero metaforicamente un dito pronto sul pulsante di un quiz basato sulla velocità. Mossa sbagliata del marito (pensando di non essere visto) e scatto fulmineo: “Nooooooo! Non va lì quellooooo!”. Con dose rincarata: “Sei proprio invornito, o non ti va in testa!”. Esatto.

Agli uomini non va in testa. Non hanno la sufficiente elasticità per comprendere i meccanismi della differenziazione dei rifiuti. Sbagliano con una facilità disarmante (“Ah non è plastica questa? A me sembrava plastica”). È uno dei nostri limiti. Le donne, dopo una cena in casa, mandano spesso gli uomini fuori a portare il pattume nei cassonetti. Raccomandandosi moltissimo, e a volte anche minacciando ritorsioni e conseguenze tremende. Gli uomini, di solito sono in due (vicini di pianerottolo) per farsi compagnia, accettano di buon grado.
“Dai così ci fumiamo una pagliozza”. Poi quando escono, si dirigono verso i bidoni, in un primo momento ci provano, poi non capiscono, si incasinano, si guardano intorno per vedere se c’è qualche spia (anche in alto, nelle finestre e nelle terrazze) e poi, dopo essersi fatti un sorrisino complice, uno dice: “Ou, a me non me ne frega un marrone”. E l’altro: “Non dobbiamo mica stare a impazzire eh”. E a quel punto mettono i sacchi a pene di segugio nei bidoni quasi sempre sbagliati, perché non hanno nessuna voglia di stare lì a dividere. Ma fanno male.
Perché può succedere che, per un misterioso gioco di prestigio o di abilità, la moglie, creduta in casa a sgomberare insieme alle altre mogli, spunti da dietro un cassonetto e urli: “Noooooo! Non va lì quelloooooo!”. E aggiunga: “Allora non capite proprio niente!”. Per i rifiuti si incrinano amicizie e matrimoni ventennali. Una donna tradita sulla questione dei rifiuti è capace di non parlare al marito per una settimana (e il marito, spesso, non è poi neanche scontentissimo del fatto).

Se gli uomini escono a portare le bottiglie nella campana del vetro succede questo. Le bottiglie sono ovviamente stipate all’inverosimile dentro a un sacchetto di plastica, tipo sportine da centro commerciale, tra l’altro pericolosissimo perchè spesso si rompe e se vedete delle bottiglie sparse per strada è per quel motivo (gli omarellii colpevoli intanto si sono dati alla fuga).
Una volte infilate le bottiglie una a una nella campana (ma perchè il buco sia così piccolo resta un mistero insolubile) rimane da smaltire il sacchetto di plastica. Che non si può mettere lì nel buco e che quindi rimane fra gli zebedei, anche tutto il giorno. Ne trovate infilati in porte, pertugi, recinzioni, lasciati dentro a cestelli di biciclette, in sedili di dietro delle macchine, eccetera. E c’è anche chi va in ufficio col sacchetto di plastica che spunta dalla tasca del cappotto. Il che non è bellissimo.