Fin dall’inizio la storia di Sony è stata profondamente legata al settore dell’audio. Lo stesso nome dell’azienda è basato sull’idea di suono: “Sony”, infatti, deriva dalla fusione del termine latino “sonus, i” “suono” e “sonny” “figliolo, ragazzo”; esso mette palesemente in luce il lato spensierato e dinamico dell’Azienda. Grazie al suo impegno per l’alta qualità audio e alla continua innovazione tecnologica, Sony ha conquistato il titolo di pioniere nel settore, raggiungendo traguardi sempre più significativi nell’ingegneria audio, estendendosi poi anche sui tre settori operativi dell’elettronica, film, servizi finanziari. E’ proprietaria della casa cinematografica statunitense Columbia Pictures, è presente nel mercato televisivo con la Sony Pictures Entertainment, nonché nell’industria discografica con la Sony Music (la più grande Casa discografica del mondo), avendo curato i lavori di artisti del calibro di Michael Jackson, Mariah Carey, Jennifer Lopez, Shakira ecc… La Sony venne fondata il 7 maggio 1946 a Tokyo da Masaru Ibuka e Akio Morita . Inizialmente Il nome del Gruppo era TTK. ma questo acronimo avrebbe inevitabilmente causato confusione con la Compagnia Ferroviaria di Tokyo che era conosciuta come TKK. Bisognava dunque trovare una parola che non esistesse in nessuna lingua, in modo che chiunque nel mondo la identificasse con i suoi prodotti e così nacque Il nome “Sony”, adottato nel 1955 e diventato ufficiale nel 1958… ma l’importanza fondamentale dell’ascolto musicale risale molto, ma molto più indietro nel tempo ed ora cercherò di farvi fare un balzo indietro nel tempo alla velocità diciamo… del suono. Da sempre popolazioni e individui hanno creato rumori, e poi suoni, con qualunque oggetto a loro disposizione, forse per l’inconscio desiderio di riprodurre ciò che ogni essere umano avverte quando è ancora nel ventre materno: il battito cardiaco.

Per tale motivo probabilmente la musica ha accompagnato l’uomo fin dalle sue prime espressioni culturali fino ai vertici più nobili della civiltà occidentale. Nella mitologia greca Orfeo è un simbolo importante della musica, e, in certa misura, è la musica stessa. Si dice che egli fosse figlio di Apollo e della musa Calliope. Quando egli cantava intratteneva gli dei e lo seguiva tutto il creato. Eroe di qualità diversa rispetto all’eroe classico della mitologia greca, Orfeo non sa usare le armi. Con l’armonia del suono riesce però ad ottenere la vittoria anche laddove la forza non è sufficiente, e non vi è in ciò astuzia: la sua dote consiste nel sapersi porre su un piano differente rispetto a quanto, sul suo percorso, gli impedisce il cammino. Tra le sue gesta la più famosa è la discesa agli Inferi per recuperare e riportare sulla Terra l’amata Euridice. Vediamo la mitica vicenda più dettagliatamente: Orfeo che è un abilissimo suonatore di cetra , si innamora perdutamente della ninfa Euridice e la sposa. Un giorno la donna, mentre siede su un prato a raccogliere fiori, viene morsa da un serpente e muore. Orfeo dapprima si dispera e poi raggiunge gli Inferi dove tenta di commuovere la regina degli Inferi, Persefone (essendo la sposa di Ade, era la dea minore degli Inferi e regina dell’oltretomba), perché gli restituisca la sua sposa.

Suona e commuove le anime dei morti, turba anche la stessa divinità che alla fine gli concede di ricondurre nel mondo dei vivi l’amata Euridice, ma ad una sola condizione: che egli non si volti mai a guardare la fanciulla finché non saranno giunti nel regno dei vivi, altrimenti la perderà per sempre. Orfeo promette, ma poi non resiste e volge gli occhi indietro alla sua sposa, e Persefone la richiama così negli Inferi: Orfeo l’ha persa senza più alcuna speranza. Vi è un legame tra il linguaggio della musica e quello dei miti: quando la parola si associa al mito, si arricchisce di qualcosa che a condizioni normali non ha, il mito le conferisce una carica spirituale. Allora nasce la vera affinità tra musica e parola: la storia appartiene all’effimero, il mito ci viene dalla sfera dei valori eterni, ed è un campo su cui la musica può svilupparsi. I miti antichi hanno infatti una forza di trasmissione mai superata. I simboli in campo morale ci sono offerti dagli antichi, per i quali i miti erano strumenti molto sofisticati per l’indagine psicologica e spirituale, strumenti atti anche a dominare la materia. Diceva il filosofo Platone (428/427-348/347 a.C.) “L’apprendimento della musica (termine che fa esplicito riferimento alle “Muse”, cioè alla grazia perfetta e assoluta) è lo strumento più potente, perché il ritmo e l’armonia penetrano nei recessi più profondi dello spirito, e qui si saldano, impartendo grazia e rendendo l’anima di colui che è correttamente educato, naturalmente leggiadra”. Una delle divinità greche più importanti era infatti Apollo, dio del sole, della musica e della medicina; era proprio questa divinità che conservava l’armonia della vita attraverso la divinazione, la il ritmo, l’armonia musicali e la terapia. Letteratura e poesia greche sono sovente accompagnate dalla musica e i grandi filosofi dell’antichità sostenevano che i suoni avessero il potere di influire sui comportamenti umani determinando atteggiamenti positivi o negativi a seconda delle melodie utilizzate. Come Platone, anche Socrate (470 o 469 – 399 a.C.) e Aristotele (384 – 322 a.C.), infatti, riconoscevano alla musica una fondamentale funzione educativa, prescrivendo di far eseguire ai giovani, piuttosto che ad altri, alcuni tipi di scale (serie di suoni) proprio per gli innegabili influssi positivi che tali esercizi avrebbero avuto sull’animo dei fanciulli. Con la nascita della matematica il filosofo e scienziato greco Pitagora (580 a.C./495 a.C.) intuì che essa rappresenta una parte fondamentale della musica: infatti l’armonia dell’universo corrisponde in grande, per Pitagora, a quella dell’anima. È grazie alla melodia e al ritmo che si possono recuperare il “kosmos”, “l’ordine” dell’anima e, conseguentemente, la “yghieia” la salute del corpo. Egli sosteneva che la musica prodotta dalla rotazione dei corpi celesti, avvolgendo l’intero universo, rappresenta l’armonia del cosmo.
Esisteva già presso gli antichi Greci l’idea di “ malattia psico-somatica”, ovvero l’intuizione che da uno o più disagi psicologici potesse scatenarsi una patologia fisica, di conseguenza gli antichi, tra le loro cure, avevano adottato anche la musicoterapia, ma senza essere per nulla consapevoli che si trattasse di una scienza vera e propria. Anche nella tradizione ebraica la musica assunse una funzione soprattutto terapeutica. Essi infatti ritenevano che la musica avesse poteri stimolanti e sedativi, capaci di intensificare le emozioni negative fino a liberarne la mente. Tuttavia come disciplina scientifica vera e propria la musicoterapia si sviluppò solo all’inizio del XVIII secolo ad opera di un medico londinese Richard Brockiesby. Oggi , grazie soprattutto a studi compiuti in un’ importante scuola di Friburgo, è noto l’”effetto Mozart”: l’ascolto di sinfonie di una certa complessità formale pare aumenti la capacità di compiere operazioni astratte di particolare difficoltà; la musica New Age, riproducendo i suoni della natura, sembra accentui la meditazione, mentre la musica leggera indurrebbe nell’ascoltatore serenità. Certo, perché non consigliare a questo punto ai dirigenti della Sony di creare un apposito settore interamente dedicato alla musicoterapia?
Ma torniamo a noi, nelle culture orientali la musica è associata non solo all’uomo, ma a tutto l’universo: vi sono particolari tipi di canti che inducono mutamenti naturali. In India la musica è considerata un’arte divina: Brahma, Vishnu, Shiva, vengono considerati i primi musici. Shiva, nel suo aspetto di danzatore divino, è rappresentato iconograficamente come colui che ha realizzato gli infiniti mondi del ritmo nella sua cosmica danza dell’universale creazione, conservazione, dissoluzione, mentre Brahma e Vishnu accentuano il ritmo del tempo : il primo con i suoi altisonanti cembali, il secondo suonando il tamburo. Nella religione induista un Rishi è colui che, come saggio, percepisce da Brahma gli inni dei Veda (Libri della Sapienza). Comunque sia, nella nostra quotidianità cerchiamo sempre e con tutte le nostre forze di scacciare il dolore e di trovare la felicità perché la ricerca della gioia è per l’eternità; coltiviamo dentro di noi chi in un modo, chi in un altro, il desiderio recondito che debba esistere un’eternità in cui la gioia non abbia mai termine…e la ripetizione di ciò che ci dà una soddisfazione profonda sta proprio alla base di tutta la musica. E così…la musica permette al Cielo di abbracciare la Terra.