Dedico questo articolo alla memoria della mia amatissima collega e amica Sonia Rosini deceduta in giovane età pochi anni or sono; una grandissima campionessa di nuoto (aveva attraversato in tempi record il Rio delle Amazzoni) che amava infinitamente gli animali, le piante, i fiori e aveva scelto di trascorrere grande parte della sua esistenza in semplicità e a contatto con la natura nel luogo più green e più incontaminato, a Bariloche, in Argentina. Solo tale ambiente era in grado di rispecchiare la sua aspirazione di purezza , di trasparenza, di bontà e onestà che non sempre purtroppo ha trovato tra gli uomini. Questo video mi è stato regalato da lei stessa poco prima della sua scomparsa…e io a mia volta desidero farvene dono.
L’uomo, poco per volta, anche se faticosamente, si sta rendendo conto dell’immensa importanza che devono assumere nella sua vita i valori morali, gli unici che non tramontano con il trascorrere del tempo, e il contatto con la Natura, madre di tutti noi da sempre.
Eos ad esempio, famosa industria di bellezza green nasce non molto tempo fa nel 1998 come distributrice di cosmetici semplici e naturali in Farmacia ed Erboristeria, ma già con l’idea di sviluppare linee proprie originali e ponendosi come obiettivo quello di formulare nuovi prodotti per la cura personale, non irritanti, ricercando soluzioni tecniche compatibili con il rispetto della persona e dell’ambiente. Molte ragazze in Italia ed Europa vogliono acquistare i famosi balsami americani

Eos e quando si recano negli Stati Uniti essi rappresentano un must a cui non potere rinunciare. Questi prodotti sono 100% naturali e donano un viso migliore e non drammatico, non costruito, non teatrale, ma assolutamente fresco e radioso proprio come il sorgere del mattino, annunciato dall’ Aurora: sì perché questo significa in greco il brand Eos.

Nella mitologia greca Eos o Aurora, era la dea che apriva le porte alla luce del giorno. Dopo aver attaccato il carro di suo fratello Elio, o Febo o Sole, “colui che è destinato a diffondere la luce nell’universo” lo precedeva con il suo.. Era figlia di Iperione e di Tea, secondo quanto ci viene raccontato dal poeta greco Esiodo (VIII/VII a. C.)i nella sua “Teogonia”
Per altri era figlia di Titano e di Gea, la Terra. I Greci la chiamarono Eos, che deriva da Eoo, Oriente. I Romani le attribuirono il nome di Aurora, “ Quasi aurea, colei che ha il colore dell’oro”. La” dea dalle dita rosate”, come è anche invocata da Omero, presunto autore dell’Iliade e dell’Odissea, per il colore rosa del cielo all’alba, ebbe molti innamorati. Tra questi Titone, figlio di Laomedonte e fratello di Priamo re di Troia. Titone apparteneva alla stirpe di Dardano, stirpe famosa per il dono della bellezza, dono che condivideva con Ganimede e Anchise (padre dell’eroe Enea). Aurora se ne innamorò così perdutamente da chiedere agli dei per lui il dono dell’immortalità, dimenticandosi però di domandare insieme anche il dono dell’eterna giovinezza. Così mentre Aurora era splendida più che mai, il suo amato Titone invecchiava inesorabilmente, finché del fiero principe troiano non rimase altro che un corpo devastato dagli anni e una voce stridula che si lamentava senza smettere mai, all’interno del palazzo dove Aurora l’aveva fatto rinchiudere affinché nessuno potesse vederlo, quando gli anni l’avevano reso imbelle.
Suggestivi a tale proposito i versi composti dal poeta greco Mimnermo (VII a.C. / Vi a. C)
“Un male senza fine donò Zeus a Titono,
la vecchiaia, più agghiacciante anche della morte penosa.
…
Ma come un sogno breve è la giovinezza
preziosa: presto, incombe sul capo
la tormentosa e deforme vecchiaia,
nemica, spregevole, che non fa più riconoscere l’uomo:
danneggia gli occhi e la mente avviluppandoli”.
La giovinezza tanto esaltata dai Greci dell’età più arcaica, emblema di energia, bellezza, gioia…e di quanto sia preferibile una morte prematura ad uno stato di progressivo deterioramento del proprio corpo e della propria immagine,
e sempre Mimnermo
“Come le foglie che fa germogliare la stagione di primavera
ricca di fiori, appena cominciano a crescere ai raggi del sole,
noi, simili ad esse, per un tempo brevissimo godiamo
i fiori della giovinezza, né il bene né il male conoscendo
dagli dèi. Oscure sono già vicine le Kere,
l’una avendo il termine della penosa vecchiaia,
l’altra della morte. Breve vita ha il frutto
della giovinezza, come la luce del sole che si irradia sulla terra.
E quando questa stagione è trascorsa,
subito allora è meglio la morte che vivere.
Molti mali giungono nell’animo: a volte, il patrimonio
si consuma, e seguono i dolorosi effetti della povertà;
sente un altro la mancanza di figli,
e con questo rimpianto scende all’Ade sotterra;
un altro ha una malattia che spezza l’animo. Non v’è
un uomo al quale Zeus non dia molti mali.”
…E Sonia, morendo giovane, ha evitato questo