Il sole non era ancora sorto a New York quando sabato 15 aprile, ad oltre 6000 km di distanza, lo Stadio Giuseppe Meazza di Milano stava per divenire il teatro del derby n° 218, una delle partite più importanti e seguite del pianeta. I grattacieli disseminati per Manhattan illuminavano le strade tentacolari della città ancora avvolte nel buio e “The city that never sleep”, alle 6 del mattino, a dispetto della sua fama, era ancora leggermente assopita. Un “Derby della Madonnina” inusuale: il primo della storia, infatti, giocato alle 12.30 e con entrambe le squadre in mano a proprietà cinesi.
L’insolito orario, però, non ha rappresentato un grosso problema per decine di tifosi che si sono dati appuntamento al 6 West 33rd Street, Midtown Manhattan, dove è collocato il Bar Legends, uno dei locali più conosciuti a New York dove seguire le partite di calcio. Noi de La Voce di New York, anche stavolta, eravamo pronti per seguire con loro questo importante match. Appena arrivati, incontriamo Stefania e Christian, mamma e figlio milanisti di Milano e turisti a New York che, per il jet lag e l’adrenalina del derby, sono arrivati ben prima dell’apertura del bar: ”Sono una tifosa rossonera da 30 anni e mio figlio è milanista dalla nascita – spiega Stefania -, siamo tifosi nel dna. Stamattina ero sveglia dalle 2: siamo arrivati qua a New York appena due giorni fa ma, oltre al jet lag, siamo svegli a quest’ora anche per vedere e sostenere il nostro Milan” .
Alle 6.15, Jack, ci spalanca finalmente le porte del suo bar e, una volta dentro, ci parla brevemente del locale: “Da anni, siamo uno dei punti di ritrovo più conosciuti della città per seguire il calcio. Al di sotto del bar, c‘è una sezione chiamata The football Factory nella quale, praticamente ogni giorno, trasmettiamo partite di calcio, soprattutto europeo e sudamericano. Apriamo generalmente alle 7 per trasmettere le partite della Premier League e, su richiesta, anche verso le 6 quando ci sono partite della Serie A – continua Jack – . Per me non è mai un problema aprire a questi orari, anche perché a volte gioca la mia squadra del cuore, il Manchester United”.
Mancano oramai pochi minuti alla partita e il bar, essendo anche il ritrovo ufficiale dell’ AC Milan Club New York City, è a stragrande maggioranza a tinte rossonere. Il fans club, formatosi nel 2008 insieme al Milan Club New Jersey e separatosi da quest’ultimo pochi anni fa, può vantare fra i suoi iscritti, tifosi da tutto il mondo e Alessandro Rimoldi, uno dei fondatori, afferma che “la multietnicità del gruppo è uno dei nostri punti di forza”.
L’attesa spasmodica per un Inter-Milan che potrebbe valere l’accesso alla prossima Europa Leaugue accresce le aspettative dei presenti che, nonostante l’orario impervio, accrescono di numero col passare dei minuti. Oramai è tutto pronto, il signor Orsato fischia l’inizio del match e mentre alcuni tifosi sorseggiano tazzoni di caffè americano, altri, ricordando sempre che sono le 6.30 del mattino, si cimentano in improbabili bevute di birra d’ogni tipo. Dopo appena due minuti, il Milan ha subito l’occasione per passare in vantaggio: Handanovic compie un miracolo su Deulofeu e, sul proseguio dell’azione, Bacca, tutto solo davanti al portiere nerazzurro, spara altissimo.
Dopo un altro grande intervento del portiere nerazzurro su un potente tiro di Suso, al quarto d’ora è ancora la squadra “ospite” ad essere pericolosa, sempre con Deulofeu che, da posizione defilata, colpisce un clamoroso palo. Dopo un buon inizio del Milan, la sparuta presenza interista nel bar può esultare al 36’: un lancio di Gagliardini, consegna a Candreva un ottimo pallone che il centrocampista della Nazionale trasforma nell’1-0, complice un non impeccabile De Sciglio.
Il Milan cerca di reagire ma ad un minuto dalla fine del primo tempo, Icardi, servito da Perisic, appoggia comodamente il 2-0 a porta sguarnita: primo gol in un derby per l’attaccante argentino che fa sprofondare i tifosi rossoneri al Legends in uno stato di profondo shock. All’intervallo parliamo con Deyar, un ragazzo libico appartenente al Milan Club NY e che vive da circa 8 anni nel New Jersey, chiedendogli come mai abbia scelto da piccolo di tifare proprio il Milan: “In Libia, anche grazie alla vicinanza con l’Italia, seguiamo spesso il vostro calcio e la maggior parte di noi tifa Juventus o Milan. Ho scelto il Milan perché mi piaceva l’abbinamento di colori e poi perché uno dei miei più grandi idoli, Roberto Baggio, dopo esser stato alla Juve, ha giocato proprio nel Milan. Per non parlare poi di Van Basten..”.
La seconda frazione di gioco sta per cominciare ed il bar inizia a servire la colazione, dove spiccano piatti con bacon and eggs, altri con pancakes e qualche bistecca: proteine e calorie che, data l’intensità con la quale viene vissuta la partita, per molti dei presenti sono di vitale importanza, nonostante l’orologio segni appena le 7. L’Inter, al 56’, ha una grossa occasione per chiudere definitivamente il match ma Perisic spreca tutto calciando centralmente, graziando Donnarumma.
La partita scorre, i minuti passano e il nervosismo fra i membri del Milan Club NY si accompagna alla rassegnazione di qualcuno, soprattutto quando Handanovic nega, con una splendida parata, la gioia del gol a Deulofeu, uno dei più attivi dei suoi. Bacca, Sosa e De Sciglio, invece, risultano i più bersagliati dai membri del Milan Club NY, rei di essere nocivi per la manovra della squadra. Giovanni, ragazzo italiano trasferitosi negli Usa nel 2014, decide allora, per scaramanzia, di cambiare postazione, lasciando il gruppo e andando a seguire la fine del match in disparte: “Forse vedendo la partita da questa tv porta sfortuna, oggi la palla non vuole entrare e stiamo perdendo 2-0. Basta, vado a vederla da un’altra parte, là, vicino al bancone, c’è un’altra tv che trasmette la partita..”. Il Milan, a trazione anteriore dopo gli ingressi di Locatelli, Lapadula e Ocampos, cerca in tutti i modi di trafiggere la solida muraglia nerazzurra e a 7 minuti dalla fine, su un cross di Suso, Romagnoli segna, anticipando tutti, il 2-1, riaccendendo le speranze nei milanisti newyorkesi: tutti, o quasi, nel bar ora credono alla clamorosa rimonta. Manca oramai solo il recupero: l’arbitro assegna, in un primo momento, 5 minuti di recupero ma, viste alcune interruzioni, decide di allungare ulteriormente l’extra time. Al 93’ Biabiany, da buona posizione, spreca un’ottima azione per i padroni di casa, calciando altissimo. Passano velocemente o meno, sempre a seconda del tifo, il 94’, 95’, 96’…ultimissima chance per il Milan, corner battuto da Suso. La palla, colpita di testa da Bacca, fino ad allora uno dei peggiori in campo, arriva nei pressi di Zapata che, con una mossa di taekwondo, indirizza la palla verso la porta nerazzurra: traversa e Medel, appostato sulla linea, respinge. Gol o no? Alcuni nel bar già esultano, altri non sanno che fare: pochi attimi di suspance e l’artbitro assegna la rete al Milan, regolare poiché la palla ha interamente superato la linea di porta. Gli interisti si disperano mentre tutto il Milan Fans Club NY espode: Giovanni, che aveva deciso di seguire da solo la parte finale del match , si unisce ai suoi amici e fra abbracci, salti di gioia e urla, vengono indirizzati cori contro i cugini, come il classico “Chi non salta nerrazzurro è”.
“Mai visto un derby così, non potevamo perdere una partita del genere” il commento a caldo di Carlo, commerciante italiano sbarcato nella Big Apple negli anni ’80. L’interista Antonio, che confessa di aver preso la mattina libera dal proprio lavoro pur di vedere il derby, controbatte: “Non riesco a capire perché l’arbitro non ha fischiato la fine al 95’. Per me, pareggiare in questa maniera contro il Milan, è come aver perso anche se, sinceramente, non abbiamo fatto una grande partita oggi. Hanno segnato oltre il recupero, ma siamo stati dei polli ad aver preso un gol del genere”. Il primo derby in salsa orientale finisce quindi con un pareggio. Uno scoppiettante 2-2 dove l’Inter ha pregustato una vittoria che l’avrebbe portata al sesto posto, mentre il Milan, dopo la settimana di passione per il closing tra Berlusconi e i cinesi finalmente concretizzatosi, quando sembrava ormai morto, è risorto nella vigilia di Pasqua grazie al miracolo all’ultimo secondo di Zapata, l’uomo meno atteso del derby che conferma, con il suo gol, l’essenza di questa partita: passione ed imprevedibilità.
Intervista a due dei fondatori dell’ ”AC Milan Club New York City”, Alessandro Rimoldi e Franco Zagari.
Dopo il risultato odierno, credete ancor di più alla qualificazione alla prossima Europa League?
Risposta entrambi: “Vedendo il calendario del Milan, rispetto a quello dell’Inter, crediamo sia possibile la qualificazione all’Europa League. Vedremo cosa farà oggi l’Atalanta ( 1-1 contro la Roma, ndr) ma comunque siamo molto fiduciosi. Non deve essere solo fattibile, ma anche essenziale: come ha detto il nuovo ad Fassone, dobbiamo ritornare in Europa. Quest’anno il Milan deve puntare ad arrivare in EL ma, dall’anno prossimo, deve assolutamente cercare di qualificarsi per la Champions League, anche per una questione economica, per accrescere la sua competitività. Sono passati ormai 4/5 anni senza porci traguardi del genere”.
Quali considerazioni avete della nuova dirigenza cinese?
Risposta entrambi: “L’importante è che lascino lavorare Fassone che, a differenza loro, ha molta più esperienza riguardo il calcio italiano. Adesso sembra che i soldi ci siano, quindi stiamo a vedere come verrano investiti. Non sarebbe giusto trarre conclusioni affrettate, lasciamoli lavorare, soprattutto in estate. Questo, è comunque un nuovo inizio per noi”.
Cosa, invece, pensate della vecchia dirigenza targata Berlusconi?
Risponde Alessandro Rimoldi: “Innanzitutto li ringraziamo per i moltissimi successi ottenuti, (Berlusconi) ha creato un periodo d’oro per il Milan, soprattutto all’inizio ma gli ultimi anni testimoniavano come un cambiamente fosse essenziale. Soprattutto dal punto di vista manageriale. Soprattutto dal 2011, sono stati anni davvero difficili per il tifoso milanista. Percio’, avanti con il cambiamento”.
Come cercate di seguire le partite di calcio, fra fuso orario, lavori e frenesia newyorkese?
Risponde Franco Zagari: “Essendo nato e cresciuto qua, per me è normale. Ricordo quando da piccolo, vedevo le partite con mio padre facendo colazione. Anche se devo ammettere che, soprattuto con queste partite all’ora di pranzo in Italia, per noi è un pò più difficile seguirle. Certo, per partite come quella di oggi, facciamo di tutto. Non è facile e a volte facciamo sacrifici grandi per seguire la nostra squadra del cuore, ma cerchiamo di fare il possibile…e l’impossibile”.