Il week end di Pasqua, a Napoli, era una tre giorni di alta cucina fatta di pastiere e casatielli, pizze rustiche e ricotta salata con le fave. Senza dimenticare le frittate di pasta della Pasquetta e pezzi di cioccolata giganti di uova che nascondevano qualche collanina di plastica. Per questo, la “supposta americana” di apertura di oggi non poteva che essere culinaria e, il fatto che ci riconduca, ancora una volta, al presidente degli Stati Uniti, credetemi è puramente casuale. Parafrasando Francesco Paolantoni, non siamo noi che vogliamo occuparci sempre di Trump, ma è lui che continuamente mette a rischio il nostro benessere. E questo è il momento delle “supposte americane”.
Pesce andato a male e carne con i vermi, conservata in frigoriferi non perfettamente funzionanti. Le tredici violazioni riscontrate, tutte di una certa entità, hanno lasciato probabilmente di sasso gli ispettori sanitari che, entrando nel resort, che prevede una tassa di iscrizione di 200mila dollari all’anno (sì, avete letto bene), si aspettavano, probabilmente, di trovare Vissani che faceva da aiuto cuoco a Cracco, in cucine con uno standard di pulizia pari a quello di una sala operatoria (quelle a norma ovviamente). Invece, che ti trovano? Prosciutti che emanano un odore tipo quello delle scarpette di Higuain dopo una partita finita dopo i tempi supplementari e pesce con la faccia di Vladimir Putin quando sorride e ti assicura che lui vuole bene assai ai gay. Più o meno la stessa sensazione che sta provando una parte, in crescita, degli elettori di Trump che ha eletto un pacifista costruttore di muri e si è ritrovata…. Trump.
Malala cui è stata offerta la cittadinanza onoraria canadese, nel ringraziare Justin Trudeau, in un discorso bello con molti passaggi divertenti, non ha esitato a mandare un messaggio amorevole al presidente americano. Senza nemmeno citarlo, come ormai è abitudine di molti, visto che decisamente suona proprio male. Malala ha, infatti, ringraziato il premier canadese per la politica di accoglienza verso i rifugiati e ha aggiunto “e spero che i suoi vicini prendano esempio”. Praticamente, ormai, Trump viene trattato da chiunque abbia una visibilità politica, come il vicino di casa vecchio e puzzone che tiene il volume alto della radio, ascoltando Gigi D’Alessio in loop, e il cane attaccato alla catena, corta, sul balcone senza nemmeno una cuccia. Ma mangia della cioccolata buonissima. E quello, diciamolo, nessuno, guardando il suo fisico atletico, lo metterebbe in dubbio.
Io a Sean Spicer ormai voglio bene. Come a quei fidanzati che ti trattano malissimo, perché sono chiaramente degli idioti, ma che tu giustifichi dicendo “non è colpa sua, soffre ancora per l’ex che l’ha mollato”. Ecco, nei momenti in cui torno ad essere quella ragazzina di 13 anni, che difendeva il ragazzino idiota, io voglio bene a Sean Spicer. Perché sembra davvero innocente quando si giustifica per le cose orribili che si fa uscire di bocca. Dice una cosa, tutti gli tirano i cuppettielli (tipici coni di carta usati dai bambini per colpirsi durante il gioco nrd), e lui va in tivvù, mentre gli scappa da ridere, e prova a chiedere scusa. Ovviamente, nessuno crede alla sua buona fede, ma mentre lo guardi pensi, con ammirazione assoluta, a quale livello si possa scendere nella propria scala di valori per conservare il proprio pezzo di potere. Lui, per me, vince. Batte tutti, persino Kellyanne (ps vi prego scongelatela che mica ha detto cose peggiori di Sean). Questa settimana, lo sapete tutti, lui si è lanciato nell’elogio di Hitler. Standing ovation per Wolf Blitzer, figlio di due sopravvissuti dell’Olocausto, che lo ha massacrato senza neppure insultarlo. Comunque data la sua passione per il nazismo, da oggi mi riferiro’ a Sean Spicer con la sigla SS.
Io, da quando è stato eletto Trump (ma a voi non capita ancora di volervi svegliare dall’incubo?) ho paura dei mercoledì e del giovedì. L’algoritmo della sua settimana è infatti, come per i killer seriali: lunedì e martedì mi riprendo dal weekend in Florida a giocare a golf e fingere di ricordarmi perché ho sposato Melania, il mercoledì e il giovedì faccio una serie di cappellate che la gente gli viene la nausea (e fra poco con il piffero che possono curarsela, visto che gli tolgo l’Obamacare) e il venerdì riparto per Mar-o-Lago, dove ordino cheeseburger dal vicino McDonald che le mie cucine sono come quelle dell’ “Holocaust center” che tanto piace al mio sottoposto prediletto, SS. Fra mercoledì e giovedì infatti, in ordine sparso: Trump ha usato toni da mafioso in un’ intervista con il Wall Street Journal quando, minacciando che per cancellare l’Obamacare, in pratica, taglierà i fondi per rimborsare le assicurazioni, ha detto testualmente, “io non voglio che nessuno si faccia male, per questo aspetto che i democratici mi chiamino e scendano a patti con me”. Intervistato da Maria Bartiromo, ha confuso la Siria con l’Iraq e, nel raccontare il momento in cui ha deciso di mollare 59 bombe (ma perche non 60? mi ci arrovello da giorni), si è ampiamente soffermato sulla torta al cioccolato che stava assaporando. Ha destinato Planned Parenthood (e centinaia di migliaia di donne) alla morte. Ha mostrato i muscoli (vabbe’ ha usato un modello, come siete puntigliosi) alla Corea del Nord, il cui leader, Kim Jong-un, è noto per essere uno calmo e ponderato e, avendo scoperto che ha un sacco di giocattoli con cui giocare, ha lanciato una bomba, mai usata prima, che costa 16 milioni di dollari, in Afghanistan. Cosi. All’intrasatta. (“all’improvviso” ndr). Poi ha preso i calzini, le mutande e la canottiera, il cappellino rosso, la foto di SS e di Kellyanne che si porta sempre appresso, le palette, i secchielli e le formine, li ha ficcati nello zaino di Jeeg Robot, ed è andato a giocare sulla spiaggia in Florida. Perché lui é così. Un bambinone.