“Se temi la solitudine, non sposarti”, scriveva Anton Cechov. Un’aspra considerazione sulla famiglia del celebre scrittore russo ottocentesco che sembra aver ispirato l’ultimo film di Alex Infascelli, nelle sale italiane da oggi. Piccoli crimini coniugali è tuttavia l’adattamento cinematografico dell’omonima pièce teatrale di Eric-El Schmmmanueitt che ha riscosso un grande successo nel mondo.
Margherita Buy e Sergio Castellitto in stato di grazia sono marito e moglie sposati da molti anni. Tutto inizia quando dopo un brutto incidente domestico lui, scrittore di successo, torna a casa dall’ospedale completamente privo di memoria, ragiona ma non ricorda, non riconosce più neppure la moglie. Lei è amorevole ed affettuosa, si preoccupa di raccontare la loro vita di coppia, tassello dopo tassello, cercando di oscurarne le ombre.
Il film inizia pacato, dissemina indizi dell’inevitabile catastrofe. Perché via via che tornano alla luce le informazioni dimenticate si manifestano delle crepe. Sono molte le cose che non tornano nel racconto. Ad un certo punto, lo spettatore si chiede se davvero abbia perso la memoria o se lui stia cercando di dimenticare una vita e un rapporto che non stava più in piedi. Ma se a mentire fosse lei? Lui è proprio così come lo descrive? E lei è veramente sua moglie? Una storia ambientata esclusivamente in interni, nell’appartamento che nella realtà era appartenuto a Silvana Mangano. Mentre lo script dai dialoghi incisivi e incalzanti omaggia al meglio il duo Castellitto-Buy.
Alex Infascelli è salito alla ribalta grazie al documentario S Is for Stanley, sulla vita di Emilio D’Alessandro, autista personale di Kubrick che chiedeva al grande cineasta “perché non hai preso Charles Bronson al posto di Jack Nicholson?” Un film che gli è valso il David di Donatello per il miglior documentario, dopo quello per il film Almost Blue, e una nomination agli European Film Award.
Con Piccoli crimini coniugali, il regista romano dirige una storia ambientata esclusivamente in interni nell’ appartamento che nella realtà era appartenuta a Silvana Mangano. Mentre lo script dai dialoghi incisivi e incalzanti omaggia al meglio il duo Castellitto-Buy e confeziona al meglio un’ironica riflessione sulla madre di tutte le guerre: quella dentro la coppia. Un mondo domestico fatto di tradimenti, di bugie, di sfiducia, di inganni e sotterfugi. Marito e moglie cercano, in maniera a volte comica, a volte drammatica, ma sicuramente vera, di distruggere l’immagine che hanno l’uno dell’altra rinfacciandosi meschinità e debolezze, arroganza e presunzione.
“Mi sono innamorato subito del testo di Eric-Emmanuel Schmitt. E come tutti ci ho trovato innumerevoli aderenze con il mio vissuto di coppia, nelle sue nefandezze, crudeltà, ma anche nelle fragilità e teneri compromessi che si devono inevitabilmente affrontare per poter sopravvivere al rapporto così stretto con un altro individuo”, ha raccontato Infascelli alla stampa.
Pensandoci bene, il film è lo specchio delle contraddizioni e delle magagne che sottostanno al rapporto di coppia, dove ognuno dei due è convinto di tenere a bada il proprio istinto sempre sul punto di svelare il vero animo umano: fragile, impulsivo e profondamente instabile
Ma la vita matrimoniale è davvero questo inferno di crudeltà mentale? Un rifugio meraviglioso che lentamente o all’ improvviso si trasforma nella stanza delle torture, il luogo dove è difficile restare confinati troppo a lungo nell’artificio dei rispettivi ruoli.
Per Infascelli la coppia è l’argomento misterioso che abita la maggior parte delle conversazioni della gente. Se ne parla in ascensore, al supermercato, sull’ autobus, in taxi e in aereo, se ne discute di giorno al bar e di notte al ristorante. Tutti si trasformano in grandi esperti quando si tratta di commentare una coppia: se funziona si deve per forza cercare qualcosa che non va e quando invece esplode, ci si prodiga a sostenere l’amico o amica o parente, evidente vittima del partner.
Il regista sguazza beato in un dramma privato ma allegoricamente collettivo che non lascia scampo agli spettatori, uomini e donne. Siamo stregati dalla performance degli interpreti e costretti da subito a prendere le parti di uno dei due personaggi, per poi ritrovarci completamente spiazzati alla fine, forse guardando a noi stessi e al nostro matrimonio o rapporto sentimentale con occhi nuovi. Ma quasi certamente il giorno dopo tutti torniamo a vestire i personaggi che tanto bene abbiamo cucito per noi stessi.
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