La titolazione di una strada, o una piazza, alla scrittrice e giornalista fiorentina Oriana Fallaci (Firenze, 29 giugno 1929 – Firenze, 15 settembre 2006), da parte della sua città, Firenze, avrebbe dovuto essere un atto dovuto e sentito. Invece la diatriba si è trascinata all’interno dei consigli comunali e regionali per anni.
Il No netto del PD e soprattutto di tutta l’intellighenzia del Centro Sinistra, portò dieci anni fa ad una raccolta di firme così come alla creazione del comitato “nenciniripensaci,” con più di 2000 adesioni, solo per osteggiare la proposta dell’attuale Sottosegretario Riccardo Nencini (allora Presidente del Consiglio regionale) di conferire ad Oriana una semplice medaglia per i suoi meriti di giornalista (visti gli accapigliamenti per la concessione del Fiorino d’oro, poi negato). Il plotone d’esecuzione fu firmato da nomi noti: Paolo Hendel, Sergio Staino, Pancho Pardi, Enzo Siciliano, Giorgio Van Straten, Dario Nardella (l’attuale sindaco), insomma da tutto l’arcipelago della sinistra che era stata comunista. Il “No” della sua città per la sua presa di posizione contro il mondo islamico, più netta all’indomani dell’attentato delle Torri Gemelle, fu feroce, senza aperture ed interruzioni, la Fallaci fu considerata razzista ed estremista, ma anche “folle, visionaria”. Il sindaco Nardella, durante le recenti celebrazioni, ha cercato di dare un taglio alle polemiche così: “Che si smetta di strattonare Oriana Fallaci a destra e a sinistra. Oriana Fallaci era Oriana Fallaci, punto. Difendeva la libertà, e lo faceva con tutta la sua forza”.

Ma questa decisione del Comune di Firenze, a dieci anni dalla scomparsa, di dedicarle una piazza ed una serie di commemorazioni in sinergia con il Consiglio Regionale (presso il Palazzo Panciatichi della Regione, fino al 23 settembre, si è potuta ammirare una piccola selezione del materiale del Fondo donato alla Biblioteca regionale dal nipote Edoardo Perazzi), ha sorpreso un po’ tutti, perché ‘improvvisa’ e soprattutto non adeguatamente spiegata e probabilmente metabolizzata, almeno secondo il Centro Destra. A esprimere queste perplessità infatti è Stefano Mugnai, capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale e coordinatore toscano degli azzurri.
Per Mugnai (che ha ricordato recentemente la giornalista e scrittrice toscana presso il circolo Il Boschetto a Firenze insieme al direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti e a Magdi Cristiano Allam, autore del libro Io e Oriana, e rappresentato la Regione al Memorial Standing Ovation presso l’Hotel Baglioni di Firenze) ci troviamo di fronte ad un riconoscimento dovuto seppur tardivo e limitato, più che ad una piazza vera e propria, ad uno spazio collocato all’interno del giardino della Fortezza da Basso, vicino alla vasca dei cigni.
“Era un atto necessario per un personaggio come Oriana, ma la modalità non è chiara e condivisibile. Il riconoscimento di una piazza alla Fallaci è stato il risultato di lunghe battaglie, interrogazioni del Centro Destra e non perché fosse dei nostri! Così questa decisione improvvisa del comune di Firenze e del sindaco Nardella, decisione appoggiata peraltro da elementi che la osteggiavano da sempre, ci ha sorpreso un po’ tutti. Ci tengo a precisare che il luogo scelto le sarebbe comunque piaciuto moltissimo perché brulicante di quella vita vera, popolare, con la quale non ha mai avuto conflitti”, spiega.
Cosa vuol dire con ‘la modalità non è condivisibile’?
“Che non sono stati spiegati la ragione e l’iter che avrebbe portato alla titolazione, da qui alcuni elementi di debolezza”.
Di quali elementi stiamo parlando?
“L’ onestà intellettuale avrebbe imposto, durante le celebrazioni, di chiedere ‘scusa’, di dire ‘forse si è perso un po’ di tempo, ci siamo sbagliati su alcuni giudizi affrettati condizionati da categorie politiche, ideologiche, che poco avevano a che fare con Oriana’. Ciò che manca e conta realmente però è soprattutto il riconoscimento esplicito e consapevole della città verso il suo lavoro, il suo pensiero.
Non si tratta di difendere una fiorentina, la Fallaci è realmente uno dei pochissimi campioni della civiltà occidentale, va considerata tra i pensatori contemporanei più autorevoli, non aver riconosciuto il privilegio di averle dato i natali, sia sotto il profilo giornalistico, che letterario e del pensiero, è di una gravità assoluta. Direi che nel tempo c’è stata una delegittimazione di Oriana e insieme di coloro che si facevano paladini di un riconoscimento”.
Si sarebbe voluta chiudere diplomaticamente la pratica?
“In un certo senso sì, a dieci anni dalla scomparsa e dopo i recenti attentati, si è voluto mettere un punto senza discutere veramente il caso Fallaci”.
A quando risalgono le prime mozioni?

“Già dal 2001 si possono trovare interrogazioni dove si chiedeva il riconoscimento, tutte rimbalzate! Io credo che il decennale della morte, con tutto quello che è successo (gli attentati), abbia suggerito agli amministratori di assecondare ciò che era inevitabile, ma questo cambiamento di atteggiamento è avvenuto alla chetichella, l’impressione è che all’improvviso si sia detto ‘Ecco, ci siamo arrivati!’ , come se nulla fosse accaduto. Alla fine però ritengo che sia stata soprattutto la storia a decidere, non si può cercare di nascondere la verità sotto il tappeto, la verità è come l’acqua che prima o poi al mare arriva. Si può condividere o meno l’impostazione culturale della Fallaci ma sono i fatti ad averle dato ragione, dunque il riconoscimento che viene dalla sua città non solo è tardivo ma è oggettivamente minimale. Io sono consigliere regionale dal 2010, nella vita vera sono un funzionario (dirigente) del Comune dunque mi sono dovuto sorbire tutti i dibattiti che si sono svolti per anni in consiglio comunale. A partire dal 2001, anno nel quale esce sul Corriere della Sera la lettera di Oriana all’indomani dell’11 settembre, le mozioni si sono susseguite”. numerose.
Quale merito ha avuto Oriana in quel momento preciso?
“Non solo gli Stati Uniti ma il mondo occidentale avevano incassato una botta tremenda ed erano in stato confusionale, non si riusciva nemmeno a trovare una risposta valoriale, la prima voce che all’interno della civiltà occidentale parlò con chiarezza e con durezza, fu quella di Oriana. Mentre noi venivamo da decenni di pensiero ‘politicamente corretto’, lei scrisse in maniera forte e netta concetti che aveva già sostenuto in tempi non sospetti, nei quali non c’era tutta questa attenzione verso i temi del terrorismo di matrice islamica, perché non se ne ravvisava una necessità, perché ancora qualcuno si illudeva che non ci fosse un attacco netto e chiaro ai valori universali dell’Occidente. Dopo l’11 settembre lei mise in fila quella che era l’ultima linea di difesa della civiltà occidentale rispetto ad una aggressione ‘ evidente’, ora, a fronte di una sinistra che in Italia, e soprattutto in Toscana e a Firenze, ha portato avanti un’opera di normalizzazione politica abbandonando i valori storici della sinistra, del comunismo e abbracciando ideali meno solidi, quali il relativismo culturale, il politicamente corretto, un Jovannotti pensiero, le parole di Oriana disturbavano. Come Forza Italia, come Centro Destra, abbiamo invece da sempre combattuto una battaglia perché alla Fallaci andasse riconosciuto ciò che meritava dalla sua città. Lei scrive sulla voce di New York, alla fine Oriana è venuta a nascondersi a New York, ma io sono convito che amasse molto più Firenze di New York”.
Certamente, però non si riconosceva più in una Firenze che aveva rinnegato determinate conquiste, di fatto indicava solo la necessità di partire dal proprio nucleo di valori per gestire un’accoglienza che altrimenti avrebbe minato la nostra civiltà, conoscendo bene il mondo islamico, dunque il suo pensiero potrebbe essere stato frainteso.
“Oriana aveva tanti difetti ma non quello di essere chiara, tutti capivano, il fatto è dietro l’ostruzionismo vi era una motivazione politica. Ripeto, in quanto funzionario comunale addetto al consiglio mi sono dovuto sorbire tutti i dibattiti, tantissime interrogazioni sono partite da Forza Italia per richiedere un riconoscimento di una strada, di una piazza, il Fiorino d’oro e ricordo le argomentazioni della maggioranza, dei sindaci, degli assessori”.
E quali erano le più ricorrenti?
“Volendo ridurre e semplificare è che Oriana fomentava l’odio, che le posizioni di Oriana dividono, sono razziste. Lo sa che fu anche denunciata per razzismo? Ricordo che si difese dicendo ‘ …ma io sono contro una religione e non contro una razza’, infatti non aveva niente contro il singolo musulmano, tutti hanno la libertà di scegliere una propria religione, il problema è che la religione islamica aveva, secondo lei, nei suoi fondamenti una aggressività rispetto alle altre”.
Dieci anni fa, la proposta dell’attuale Sottosegretario Nencini scatenò una polemica incredibile intorno alla decisione di conferire alla Fallaci una semplice medaglia d’oro, nacque il famoso comitato Nenciniripensaci, l’intellighenzia di sinistra firmò tutta contro, Nardella incluso, l’attuale sindaco.
“Certamente, c’era un blocco tremendo, una chiusura chiara, ideologica. In quegli anni la Toscana era divisa tra berlusconiani e anti-Berlusconi , essere dalla parte di Berlusconi significava sostenere la parte minoritaria, e la sinistra non riconosceva proprio un ruolo politico al centro destra, non vi era alcuna legittimazione dell’avversario. Oriana (senza volerlo) diventò un punto di riferimento cardine di tutto quel mondo culturale che, quando andava alle urne, votava per i partiti di centro-destra, da qui una chiusura nettissima nei suoi confronti, un atteggiamento assolutamente miope. Be’, torniamo al punto di caduta, a 10 anni dalla scomparsa e a 15 anni dall’inizio della polemica provocata della uscita dell’articolo sul Corriere della Sera, cosa è successo? Che ci sono stati tanti morti! E così, di fronte alla storia che non guarda in faccia a nessuno, sono stati quasi costretti a darle un minimo riconoscimento. Ciò che non condivido, lo ripeto, non è tanto che qualcuno salga sul carro tardivamente (evidentemente avevamo ragione e ne siamo orgogliosi) ma che gli attori delle battaglie contro Oriana, presenti alle celebrazioni, non abbiamo avuto il coraggio di esprimere un secondo, un minuto, dieci secondi di autocritica”.
Un altro elemento che scatenò la frattura con la sua città fu la polemica sulle tende somale.
“Fu precedente e più una questione fiorentina. Partiamo da un assunto, pensare che valori come la libertà, la democrazia, conquistati anche con molti morti, valgano per tutte le civiltà, è un errore, sono valori che calziamo bene solo noi. Oriana diceva: ‘Noi occidentali ci riconosciamo su questi principi, ma non ci rendiamo contro che relativizzare il rispetto di questi valori perché ‘poverino lui viene da un’altra cultura’, significa indebolire la nostra civiltà, creare presupposti perché la nostra civiltà crolli. Vedere dei somali che fanno la pipì sul Battistero assunse per lei un preciso significato, e non perché fosse credente, non è questo il punto, il punto è ciò che la Chiesa rappresenta anche per i non credenti”.
Direi che sono tematiche attuali, conoscere e far conoscere compiutamente il suo pensiero potrebbe aiutarci a recuperare la nostra identità, per potersi difendere.
“Soprattutto per potersi confrontare, difendendo un patrimonio per noi irrinunciabile”.
Può essere questo un assunto di destra?
“Direi di no, tu straniero che vieni in Italia alcuni valori fondamentali li devi accettare ed è proprio questo il punto che dà noia alla sinistra, infatti la domanda che oggi dovrebbe porsi è ‘Ma quali sono i valori della nostra società?’ Oriana ha dato una risposta chiara, mentre c’è una parte della sinistra che ha sposato il relativismo culturale, il politicamente corretto. Oriana era quanto più di politicamente scorretto esistesse perché la verità non è mai corretta, quindi ciò che diceva la Fallaci va contro il Pantheon culturale che la sinistra si è data in questi anni”.
Dunque la titolazione di questa piazza potrebbe essere qualcosa di politicamente coretto che in quanto tale ha sorpreso un po’ tutti?
“Sì, nella accezione loro, può essere una scelta difensiva senza commentare, esporsi. Comunque ben venga, è da anni che combattiamo! Però non so fino a che punto ci sia stata una convinzione, non si è sentita dire una parola di convincimento intorno al suo pensiero”.
E adesso? Sarebbe contenta?
“Immagino che si sarebbe inc… per le cose che ci siamo detti. Oriana avrebbe preteso una reale accettazione del suo pensiero. E’ curioso come in tutto il mondo si facciano seminari sulla sua figura, ci siano premi, mentre in Italia l’establishment, soprattutto di sinistra, cerchi ancora di tenerla nascosta il più possibile”.