La ‘biblioteca diffusa’ è un’importante opportunità offerta dalle recenti normative che dilata la presenza delle biblioteche oltre i confini degli spazi tradizionali, attivando utili sinergie e alleanze anche tra territori diversi.
La disponibilità della Biblioteca Consorziale di Viterbo, nella persona del suo Commissario Straordinario Paolo Pelliccia, nei confronti della Biblioteca Angelo Di Mario, rappresenta dunque un’occasione reciproca: da un lato risponde alla nostra esigenza di rendere fruibile il patrimonio di etruscologia e lingue antiche che trova la sua sede ideale nel viterbese e nella Città di Viterbo, dall’altro va a integrare un’offerta, come quella di Viterbo, già considerevole.
La Biblioteca nasce grazie al patrimonio librario e artistico dello studioso Angelo Di Mario. Nato e vissuto nella provincia di Rieti (Vallecupola di Rocca Sinibalda12 aprile 1925 – Poggio Mirteto 21 agosto 2013), nell’intero arco della esistenza creativa e artistica che lega fortemente le sue produzioni (poesia, linguistica, scultura), ha trovato l’ispirazione più autentica rivolgendo il suo sguardo verso il Mondo e la Terra degli Etruschi.
La collezione è costituita da circa 1200 unità già inserite in SBN. Nel 2014, infatti, viene riconosciuta dal MIBAC e accolta dal POLO degli Istituti Culturali di Roma, che ospita 59 importanti biblioteche a specializzazione storica, perché “considerata come custode di prezioso materiale storico – artistico”, come ha dichiarato la responsabile del servizio Elsa Adducci. D’altra parte anche la Regione Lazio, dopo un accurato sopralluogo della dirigente Paola Pascucci, la inserisce tra le Biblioteche d’interesse locale riconoscendole inoltre la denominazione di Casa Museo.
La particolarità dei materiali cammina su un doppio binario: a testi che possono essere considerati classici, o di routine, nell’ambito degli studi universitari, quali ad esempio “Il saggio di lingua etrusca e di altre antiche d’Italia per servire alla storia dei popoli, delle lingue,e della arti – In Roma – Stamperia Pagliarini MDCCLXXXIX); “Gli antichi italici / Giacomo Devoto. – Firenze,Vallecchi, 1931”;“Le iscrizioni medio-adriatiche / Alessandro Morandi. – Firenze : L. S. Olschki, 1974”, o analogamente i periodici dell’Archivio Glottologico Italiano, si affianca un’offerta dissonante grazie alla quale la nuova sezione viterbese può rappresentare un utile percorso per tutti coloro per i quali “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi” (come affermava Marcel Proust).
I libri scelti dallo studioso senza condizionamenti di tipo didattico permettono al fruitore di consultare testi rari nel catalogo SBN nazionale, sia legati al mondo etrusco che ai mondi afferenti (licio, lidio, greco, eteo, latino…).
Qualche esempio pratico: a pubblicazioni di pregio, ma comunque presenti in alcune biblioteche italiane, come il “Tituli Asiae Minoris / collecti et editi auspiciis Academiae litterarum Austriacae. – Vindobonae : apud Academiam scientiarum Austriacam”, o “La presencia de material etrusco en la peninsula iberica / coord.: Jose Remesal, Olimpio Musso. – Barcelona: Universitat de Barcelona : Sezione di studi storici “Alberto Boscolo”, \Istituto italia” , se ne affiancano altri, presenti nel catalogo Di Mario, quali il “CORPUS Inscriptionum Etruscarum / Maristella Pandolfini Angeletti ; a cura di Massimo Pallottino. Voluminis Tertii, Fasciculum 1”, attualmente disponibile solo (in tutta Italia) nella Biblioteca del Centro regionale di documentazione di Roma; “Il piombo scritto di Magliano : memoria / di Luigi A. Milani. – Roma: Tipografia della R. Accademia dei Lincei, 1893”, lo si trova presso la Biblioteca del Dipartimento di Storia Culture Civiltà – DISCI- Archeologia (sedi di Bologna e Ravenna) e nella Biblioteca interdipartimentale Tito Livio dell’Università degli studi di Padova; l’”Abrégé de grammaire sumérienne / Raymond Jestin. – Paris : Libraire Orientaliste Paul Geuthner, c1994”, è reperibile nella Biblioteca del Dipartimento di scienze dell’antichità dell’Università degli studi di Roma La Sapienza; “Indagine su un cippo d’area capuana / Giovanni Cipollone. – Accademia tiberina, stampa 1997” attualmente è a disposizione solo presso la Biblioteca di archeologia e storia dell’arte (BiASA) di Roma, nella Biblioteca nazionale centrale di Roma e nella Biblioteca universitaria Alessandrina di Roma; gli “Atti del IV convegno di studi etruschi : 1960 / Istituto di studi etruschi, italici. – Firenze: Olschki, 1962” sono disponibili solo nella Biblioteca comunale Enrico Minio di Civita Castellana.
Di esempi simili ne potrebbero seguire molti, va sottolineata anche la presenza di numerosi testi recenti e non in linea con la visione ufficiale, come ad esempio“Il Fanum Voltumnae a Bolsena”, del Soprintendente Angelo Timperi, peraltro disponibile solo, oltre che nella collezione Di Mario, nella Biblioteca di archeologia e storia dell’arte (BiASA) di Roma, nella Biblioteca del Dipartimento di scienze dell’antichità dell’Università degli studi di Roma La Sapienza e infine nella Biblioteca comunale di Soriano nel Cimino – VT.
Una collezione che sarà funzionale anche alla vicinanza del Dipartimento di Scienze dei Beni Culturali dell’Università della Tuscia, indirizzo di Etruscologia.
D’altra parte Di Mario aveva espressamente manifestato, negli ultimi anni della vita, il desiderio di voler destinare i suoi libri alla fruizione di studiosi, docenti e soprattutto studenti.
Dalla collezione libraria si può passare a un esame dei suoi studi, dissonanti rispetto a molta intellighenzia accademica, ma interamente accolti dall’Accademia di Lincei e grazie ai quali la Città di Cortona, nel 2011, gli conferisce il Primo premio Speciale Saggistica per il Libro “Lingua Etrusca”.
Il ricco materiale d’archivio (ugualmente messo a disposizione e costituito da molti testi olografi ed inediti), gli oltre cento articoli pubblicati su varie riviste dal 1966 e i cinque libri editi (“Lingua etrusca, Pubbliscoop Edizioni, Sessa Aurunca, 1993”; “Lingua etrusca (percorsi), idem, 1996”; “La lingua degli Etruschi (Anatolica), ALBERTI & C. Editori, Arezzo, Gennaio 2000”; “Lingua etrusca. La ricerca dei Tirreni attraverso la lingua, Edizione in proprio Gennaio 2001 e depositata, scaricabile poi su Internet, pubblicata infine nelle Edizioni Cannarsa, Vasto, luglio 2002”; “Iscrizioni tirsene e velsinie (etrusche) a confronto depositato presso la S.I.A.E., edito dalla rivista SYMPOSIACUS” e che traduce anche diverse iscrizioni anatoliche, compreso l’inizio della Trilingue di Xanthos), saranno utili strumenti per avvicinare il suo particolare metodo di studio.
Pubblicato su Archeomedia il 16 maggio del 2007 e nel 2008 da beniculturalionline.it, con il titolo di “Microgrammatica europea”, si basa sulla cine-fonesi linguistica, sul confronto tra lingue affini ed antiche, sulla individuazione e comparazione di radici e consonanti monosillabiche.
Grazie ad esso lo studioso individua chiaramente la provenienza del popolo etrusco e attribuisce alla lingua anatolica una posizione determinante: come spiega nel libro “Iscrizioni Tirsene e Velsinie (etrusche) a confronto”: “l’europeo era la lingua unitaria, l’anatolico ne rappresenta una prima differenziazione, i residui; se vogliamo comprendere gli sviluppi, notevoli, riscontrabili nel greco, nel sanscrito e nel latino, dobbiamo risalire al modello di confronto elaborato per potervi far passare i termini ormai troppo deformati dalle lingue mature. Questa affermazione può sembrare arbitraria, ma in tutti i miei articoli e libri ho ampiamente dimostrato che l’indeuropeo va filtrato, in particolare attraverso sequenze desinenziali, l’analisi proposta radice monosillabica, desinenze monosillabiche…”.
Interessanti e dissonanti anche le traduzioni della lingua cretese, Lineare A, mai tradotta da altri, pubblicate su riviste, attraverso Internet, alcune comprese nel libro edito da Cannarsa ma tutte messe agli Atti dell’Accademia Nazionale dei Lincei, lavoro quest’ultimo segnalato anche dalla pubblicazione Archivio Glottologico Italiano, Volume LXXXVII, Fascicolo II.
L’approccio archeo-linguistico sarà dunque determinante e porterà a sviluppi straordinari, un fantastico esempio tra di essi è la individuazione di Bolsena/Velzna quale città sacra degli etruschi, una rifondazione di Ilio (confusa con Troia) in Italia, tema affrontato in un recente convegno e nell’articolo dal titolo La ricerca di Bolsena attraverso la lingua, pubblicato all’interno del libro la “Dea Bolsena una storia da riscrivere”, peraltro ugualmente presente solo nella Biblioteca comunale di Arcidosso e nella Biblioteca comunale di Acquapendente, oltre che nel catalogo Di Mario.
La città sacra sede del Fanum sarebbe dunque proprio Bolsena e non Urbibendum, VEL-zna e non Orvieto, e questo grazie alla ricerca archeo-linguistica; per Angelo Di Mario è VELzna ad accogliere infatti l’idea della città del sole (VEL) e non Urviventus, vittima delle solite traduzioni a orecchio, omofone, capaci di restituire solo il significato voluto.
Solo Velzna conteneva infatti i dati culturali religiosi e politici per poter meritare la distruzione totale; la ILION italica, il cui nome originario è rimasto per Di Mario nella collina denominata Vietena, che presumibilmente conserva una degradazione di VEL-s-na/VEL-t-na,VEL-z-na, attraverso la varianza FET-t-na FIE(T)-te-na VIE (L/T)-te-na.
Da tempo Angelo Di Mario ha individuato la gemella di Velzna, POLichna, sulla A Classical Map of Asia Minor, materiale depositato presso la SIAE, pubblicato sul periodico La Macchina del Tempo, accolto dalla Soprintendenza Archeologica del Lazio, dall’Accademia Nazionale dei Lincei, dall’Ambasciata di Turchia, dall’Ambasciata della Grecia, oltre che inviato all’Archeologo russo Engin Beksace al sindaco di Bolsena, ritenendolo interessato a questa città sinonimo di Vilussa VELsna VELsinia.
Studi e pubblicazioni saranno dunque consultabili, ma anche le corrispondenze con altri studiosi. Le lettere delineano un carattere indipendente e privo di remore, agli scambi rispettosi con Giacomo Devoto (il quale lo invita ad entrare in un gruppo di lavoro) si affiancano quelli decisamente polemici con personaggi come Giulio Facchetti, alla critica intorno al suo libro su Creta minoica Facchetti risponde con evidente nervosismo ma Di Mario non si fa certo intimidire e ribatte con “i fatti” ri-spiegando le sue traduzioni pubblicate”, peraltro spesso riprese dalla stessa intellighenzia senza venire menzionato.
La collezione sarà arricchita anche da una presenza artistica, verranno esposte alcune sculture in ceramica (già presenti sul catalogo della Mondadori) affini per simboli e tematiche al mondo etrusco ed arcaico: perno centrale l’opera Il Viaggio, rappresentato da una nave in ceramica rossa e bianca e decorata con segni/ simboli, è di fatto la casa dell’artista e studioso, punto d’arrivo, partenza e di permanenza eterni, a guidarlo la lingua (i segni) verso mete sempre nuove, ma con spirito libero.
Tra le opere anche un ostensorio in ceramica bianca che si potrebbe definire pre-cristiano, una variante dell’antico Fiore della vita, comune in area Italica sin dall’VIII° secolo a.C., la riproduzione del Fegato di Piacenza, piccoli vasi e tavolette con parole etrusche, ed alcune sculture che rappresentano invece la sua costante ricerca di infinito e che ben si legano alla produzione poetica, in particolare al poemetto Spazio/Tempo. Di Mario ha pubblicato anche 13 libri di poesia che hanno ottenuto importanti riconoscimenti. “Il Libro” in particolare è stato considerato dal critico Giorgio Barberi Squarotti come il più significativo del Novecento.
Alla collezione di etruscologia sarà affiancata quella di poesia, anche in questo caso ci troviamo in presenza di pezzi unici, per un totale di circa 700 unità catalogate.
A testi classici e di studio come “Scritti scelti / di Giovanni Pascoli.– Milano: A. Mondadori, 1963”, “Poesia italiana del Novecento / a cura di Edoardo Sanguineti– Torino, 1969”; “Il sole a picco /Vincenzo Cardarelli ; con 10 disegni di Giorgio Morandi. – Milano : A. Mondadori, 1952” ; “Pablo Neruda / a cura di Giuseppe Bellini.– Milano : Nuova Accademia, c1960”; “Il poeta e la poesia: atti del Convegno di Roma, Università La Sapienza, 8-10 febbraio 1982”, si affiancano autori sconosciuti alle masse ma inseriti in collane che rappresentano vere ‘chicche’ per gli appassionati, quali: Controcampo, Nuovo Frontespizio, Vernice, Il Torchio, Ausonia, Cynthia, Quinta generazione, il Sodalizio, Alla Bottega, ClanDestino, Il Torchio artistico e letterario, Presenze, Symposiacus, Fermenti, Il Caffè, Contro Corrente, Silarus, Poeti e Poesia.
Concludendo, se la casa dell’artista è bene rappresentata dalla scultura La Nave, la Biblioteca di Viterbo potrà rappresentare un porto ideale, punto d’approdo e di partenza per tutti coloro che non abbiano condizionamenti, per i quali è fondamentale “…conoscere la verità, avere chiaro il multiplo e il complesso; sapere che sei diverso e singolo, che sei forma e te la possono uccidere, alterarla, con moti innaturali, scuotere gli elementi in lungo e in largo, mutare il tuo arbitrio, farti schiavo. E siccome puoi scegliere resisti alle forze, ad opporti pronto, sempre, come la vela che va dove vuole; non la ventola dei campanili…” (brano tratto da Il Libro – poesie di Angelo Di Mario).