Il compito della scuola è di istruire bambini e ragazzi affinché crescendo diventino cittadini del mondo. Un compito, questo, che si svolge meglio se si lavora insieme tra docenti, genitori, e studenti. Hillary Clinton durante il suo discorso alla Convention cita un proverbio africano: “Per educare un bambino ci vuole un intero villaggio”, un detto che racchiude il significato dell’impegno giornaliero per la cura di un bambino.
Questo discorso mi tocca emotivamente, sia come genitore, con figli ormai grandi – cresciuti lontano da nonni e parenti- e sia come docente in una scuola a rischio, dove gli studenti spesso non conoscono cosa sia un nucleo famigliare. Nel mio piccolo paese nella provincia di Vibo Valentia, in Calabria, dove sono cresciuta, ci conoscevamo tutti e ci tramandavamo le tradizioni da una generazione all’altra. E’ da quegli anni, passati nel mio “villaggio”, che provengono i miei valori famigliari, di madre e docente; principi che conservo e applico ancora oggi.
Comunque, oggi le dinamiche nei piccoli paesi sono cambiate, e i giovani genitori per proteggere i loro figli li accompagnano a scuola e li vanno a prendere all’uscita come se vivessero in città. Anche nei piccoli paesi italiani i bambini affrontano sfide che noi non abbiamo fronteggiato, come il crescere tenendo in mano cellulari e altri oggetti per ricevere informazioni istantanee, invece della mano dei cugini o compagni di scuola. Viviamo in un mondo basato sul consumismo, dove i contatti umani sono pochi. Essere un genitore oggi può essere un’impresa scoraggiante, e quindi, adesso più che mai abbiamo bisogno di una società unita che prepari i giovani per il domani, per essere a sua volta genitori, docenti, politici….
“Per educare un bambino ci vuole un intero villaggio”, proverbio ampiamente citato nelle scuole. Nel 1996 Hillary Clinton, ha pubblicato un libro sui bambini e i valori della famiglia dal titolo “It Takes a Village”, in conformità a questo proverbio africano (Nigeria). Hillary ha sempre dato appoggio alle comunità, evidenziando la sua visione “approccio villaggio”, e riflettendo sui pericoli che vanno affrontati dai giovani, sia a scuola e sia in famiglia. Costruire muri per tenere i nostri figli protetti dal mondo che li circonda non è una scelta intelligente, perchè l’isolamento non gli fornirà gli strumenti per affrontare la vita e costruirsi un futuro.
Non possiamo proteggere i nostri figli tenendoli in casa e scoraggiandoli a uscire con gli amici. Uno sbaglio che ho fatto anch’io quando i miei figli erano piccoli. Allora non capivo e non sapevo quello che oggi capisco e so. Non potevo cercare aiuto perché i miei genitori erano in Italia ed io vivevo a New York, e anche se conoscevo persone, non sapevo abbastanza dei loro valori da potermi fidare di loro con i miei figli. Anche per questo i miei figli all’inizio li avevo iscritti a una scuola privata.
Non ero l’unica a essermi sentita cosi, molti giovani immigrati avvertivano lo stesso disagio; eravamo diffidenti e protettivi. Tuttavia, proteggevamo i nostri figli dalle nostre paure e non dai veri rischi. Proprio come diceva FDR (Franklin D. Roosevelt) 32esimo presidente degli USA, la cui frase ha ricordato recentemente la stessa Hillary: “Quindi, prima di tutto, lasciatemi esprimere la mia ferma convinzione che l’unica cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa” (So, first of all, let me assert my firm belief that the only thing we have to fear is fear itself)-Dal First Inaugural Address, 4 marzo 1933.
Ci vuole un villaggio per educare i giovani sui pericoli, proteggerli quando giocano nei quartieri, parchi e campi da gioco. Nessuno è immune dal fare scelte sbagliate nella vita. Una comunità è sicura dove ci sono amicizie e relazioni con i vicini, persone che tengono d’occhio i bambini che giocano fuori, che lavorano con la polizia locale per mantenere sicura la comunità, e affrontando i problemi difficili sull’abuso di droga e altre dipendenze.
Anche Papa Francesco, il 10 maggio del 2014, ha usato questo proverbio, incontrando il mondo della scuola a Piazza San Pietro. Dove ha parlato a 300mila rappresentanti, tra studenti, docenti, dirigenti, genitori, personale degli uffici, e collaboratori scolastici. Durante il suo discorso, focalizzando sulla triangolazione-famiglia, bambino, scuola- con cui si ottengono ottimi risultati, sia con l’istruzione del bambino e sia per il futuro della società, aveva ricordato il proverbio africano, facendolo poi ripetere in coro a tutti i presenti: “Per educare un bambino ci vuole un intero villaggio” .
Ecco le parole del Papa: “la scuola è un luogo di incontro. Perché tutti noi siamo in cammino, avviando un processo, avviando una strada. E ho sentito che la scuola – l’abbiamo sentito tutti oggi – non è un parcheggio. E’ un luogo di incontro nel cammino. Si incontrano i compagni; si incontrano gli insegnanti; si incontra il personale assistente. I genitori incontrano i professori; il preside incontra le famiglie, eccetera. E’ un luogo di incontro. E noi oggi abbiamo bisogno di questa cultura dell’incontro per conoscerci, per amarci, per camminare insieme. E questo è fondamentale proprio nell’età della crescita, come un complemento alla famiglia. La famiglia è il primo nucleo di relazioni: la relazione con il padre e la madre e i fratelli è la base, e ci accompagna sempre nella vita. Ma a scuola noi “socializziamo”: incontriamo persone diverse da noi, diverse per età, per cultura, per origine, per capacità. La scuola è la prima società che integra la famiglia. La famiglia e la scuola non vanno mai contrapposte! Sono complementari, e dunque è importante che collaborino, nel rispetto reciproco. E le famiglie dei ragazzi di una classe possono fare tanto collaborando insieme tra di loro e con gli insegnanti. Questo fa pensare a un proverbio africano tanto bello: “Per educare un figlio ci vuole un villaggio”. Per educare un ragazzo ci vuole tanta gente: famiglia, insegnanti, personale non docente, professori, tutti! Vi piace questo proverbio africano? Vi piace? Diciamolo insieme: per educare un figlio ci vuole un villaggio! Insieme! Per educare un figlio ci vuole un villaggio! E pensate a questo.”
Il mondo della scuola di oggi attraversa profondi segnali di trasformazione. La missione degli insegnanti è di preparare gli studenti per il domani, un lavoro che i docenti non possono fare da soli. La responsabilità di crescere e educare un bambino dovrebbe essere condivisa con la famiglia: zie e zii, nonni, e anche cugini. In Africa, nelle culture africane, i bambini rimangono per lunghi periodi con i loro nonni, o zie, o zii. In generale, questo proverbio nigeriano trasmette la visione del mondo africano che evidenzia i valori delle relazioni familiari, la preoccupazione di sacrificio per gli altri, la condivisione, e l’ospitalità.
Insieme, in inglese “together” e lo dice la parola stessa: “to – get – there ” (per arrivare li). Quindi, per arrivare da qualche parte bisogna essere insieme!