Founded by Stefano Vaccara

Subscribe for only $6/Year
  • Login

Editor in Chief: Giampaolo Pioli

VNY La Voce di New York

The First Italian English Digital Daily in the US

English Editor: Grace Russo Bullaro

  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
  • People
  • Arts
  • Lifestyles
  • Food & Wine
  • Travel
  • Sport
  • Video
  • English Edition
No Result
View All Result
VNY
  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
  • People
  • Arts
  • Lifestyles
  • Food & Wine
  • Travel
  • Sport
  • Video
  • English Edition
No Result
View All Result
VNY La Voce di New York
No Result
View All Result
in
Mediterraneo
March 2, 2016
in
Mediterraneo
March 2, 2016
0

La battaglia dell’olio di Crastu

Le politiche comunitarie e gli sforzi delle comunità siciliane per salvare le tipicità locali

C.Alessandro MauceribyC.Alessandro Mauceri
olio di crastu
Time: 6 mins read

Tra gli effetti della mondializzazione il peggiore è certamente la perdita delle individualità legate al territorio. Prime fra tutte quelle legate alle risorse agroalimentari che, per secoli, hanno fatto di alcune aree dei paradisi. Un problema che riguarda la maggior parte dei prodotti agroalimentari siciliani. Come alcune specie di pesci che vivono solo nello stretto di Messina, alcune carni, e la maggior parte dei prodotti agricoli, le tipicità locali sono tante: dal pistacchio di Bronte al pomodoro di Pachino, dagli agrumi ad alcune specie di legumi, dai capperi di Pantelleria al grano (ci fu un tempo in cui la Sicilia era il granaio d’Italia, ora importiamo cereali da paesi extra UE), fino all’olio di Crastu di San Mauro Castelverde e comuni limitrofi.

Tutti prodotti che fino a qualche secolo fa erano alimenti “speciali”, che avevano qualcosa di unico e che costituivano una risorsa ineguagliabile per il territorio proprio per via della loro specificità. Ma che oggi, un po’ a causa della crisi un po’ a causa delle pressioni da parte delle multinazionali e dei centri della GDO (la Grande Distribuzione Organizzata, ovvero i supermercati) e un po’ a causa di politiche incapaci di valorizzare  il territorio, rischiano di scomparire per sempre dalle tavole e dalla memoria.

Di una di queste tipicità, l’ulivo della Crastu e dell’importanza che potrebbero avere la sua produzione e la valorizzazione del cultivar, si è parlato in un convegno svoltosi nei giorni scorsi a San Mauro Castelverde. Come hanno ricordato Girolamo Cusimano, Tiziano Caruso e Rosario Schicchi, dell’Università di Palermo, in Sicilia, esistono ben 150 varietà differenti di ulivi. Ciascuna con tipicità e unicità che non si trovano in nessuna altra parte del mondo. E, ovviamente, ad ognuna di queste varietà corrisponde una diversa tipologia di olio e, quindi, un suo utilizzo e un suo mercato. Una ricchezza e un patrimonio naturale, culturale ed economico enorme: basti pensare che in Spagna, uno dei maggiori produttori di olio d’oliva che si affaccia sul mar Mediterraneo, le varietà di ulivo sono solo sette.

Eppure, spesso, di olio di Crastu sul mercato è praticamente impossibile trovarlo. Solo grazie alla tenacia e alla lungimiranza di alcuni imprenditori, qualche bottiglia fa capolino sugli scaffali di pochi negozi e sono quasi sempre destinate a mercati di nicchia (all’estero, negli USA o in Giappone, dove vengono venduti a peso d’oro, anche più di cinquanta euro al litro).

Per questo è stato lanciato l’allarme sulla perdita delle biodiversità autoctone della Sicilia e del Mediterraneo. E a farlo non sono stati solo i professori universitari che hanno preso parte al convegno dei giorni scorsi. I primi a ribadire l’importanza della valorizzazione delle tipicità locali sono stati i sindaci di diversi comuni siciliani: il sindaco di Pollina, Magda Culotta, il sindaco di Castelbuono, Antonio Tumminello, il sindaco di Tusa, Angelo Tudisca, il sindaco di Geraci Siculo, Bartolo Vienna, e, soprattutto, il sindaco del comune di San Mauro Castelverde, Giuseppe Minutilla, organizzatore dell’evento. Sono stati loro a ribadire l’importanza di questa biodiversità e a reclamare l’intervento dei governi regionale e nazionale per favorire e potenziare la filiera per la valorizzazione di tutto l’indotto. Non solo la coltivazione, quindi, ma anche lo studio delle caratteristiche di specificità e unicità, la produzione, la trasformazione e la commercializzazione di prodotti unici.

Numerosi i grandi proprietari agricoli che hanno partecipato all’evento (tra i quali l’ex presidente della provincia di Palermo, Francesco Musotto) che hanno concordato che l’aggregazione è l’unico modo per risolvere i problemi della concorrenza proveniente da molti paesi esteri, comunitari ed extracomunitari. A cominciare da quelli, come la Tunisia, che si affacciano sul Mediterraneo e che ricevono aiuti a pioggia dall’Unione Europea che, invece di tutelare la produzione dei paesi membri, continua inspiegabilmente a promuovere e agevolare l’ingresso sul mercati comunitari di prodotti provenienti da altri paesi.

Proprio nei giorni scorsi, incurante del danno che tale decisione potrebbe provocare alle economie, prima tra tutte quella siciliana, l’Europarlamento ha dato il via libera all’importazione a dazio zero di altre 35.000 tonnellate di olio d’oliva dalla Tunisia (dopo le centinaia di migliaia importate nei mesi scorsi) per il 2016. E altrettante per il 2017. Decine e decine di migliaia di tonnellate di prodotti di qualità discutibile e non controllata che, favorite da bassi costi di produzione e dallo stato di crisi in cui versa il Meridione, ostacolano non poco lo sviluppo del comparto nelle regioni italiane che si affacciano sul Mediterraneo. La decisione dell’UE ha sollevato le polemiche di molti gruppi parlamentari. Inspiegabilmente, però, questa misura ha trovato il plauso dell’unica rappresentate italiana (sebbene quasi commissariata da Junker che le ha messo accanto un esperto di sua fiducia) alla Commissione Europea, Federica Mogherini, che ha parlato di “giusto compromesso” e di “risposta più efficace per la Tunisia e di minore impatto sull’economia europea e anche italiana”.

Eppure, almeno sulla carta, il primo obbligo, l’UE e il Governo italiano non dovrebbe essere nei confronti della Tunisia, ma dei cittadini italiani: agricoltori, produttori, imprenditori, amministratori locali e ricercatori che, nonostante le misure adottate da Bruxelles, continuano a fare di tutto per far rinascere l’economia del territorio.

Al Convegno sull’olio di Crastu ha partecipato, in video-conferenza, anche un imprenditore italiano che da trent’anni vive in America e che ha fornito ottimi suggerimenti per la conquista di questo mercato (invero difficile). Una conferma che quello che sta nascendo spontaneamente (sebbene dopo anni di ricerche e di sforzi) è un nuovo sistema per la gestione funzionale del territorio, per fornire servizi per quelle imprese che non hanno le dimensioni e i volumi di produzione sufficienti per affrontare le spese per conquistare mercati esteri importanti (si pensi alla Russia e ai limiti imposti dall’UE al commercio con quello che è uno dei paesi in massima espansione) o come il Canada (mercato interessante ma dove il rischio della contraffazione dei marchi è continuo) e molti altri.

Molti di questi prodotti, però, potrebbero trovare sbocco anche sul territorio regionale, grazie al tanto auspicato (e mani realizzato) “chilometro zero”. Ancora una volta, le politiche agricole nazionali e regionali (assenti o farraginose) si scontrano con le decisioni dell’UE. Nonostante, come è emerso nel corso del convegno, la domanda nazionale e regionale di alcuni prodotti, come l’olio d’oliva, sia decisamente superiore alla produzione italiana, la concorrenza in termini di prezzo che alcuni prodotti possono fare ai prodotti locali, ha un peso non indifferente. A compensare questa disparità, in alcuni settori come quelli del comparto agroalimentare, potrebbero servire le leggi vigenti (come il dl. 182/2005), che, già oggi, impongono ai centri della GDO la vendita di una percentuale “congrua” di prodotti agroalimentari prodotti nella stessa regione. Uno strumento importante che dovrebbe servire a tutelare le tipicità locali e lo sviluppo del territorio. Ma che, fino ad oggi, non è stato utilizzato.

Da anni, da Bruxelles, vengono poste in atto misure che danneggiano, e non poco, le produzioni locali. E ciò non solo con il divieto di vendita di alcuni prodotti tipici del Mediterraneo (come le vongole di certe dimensioni, di cui abbiamo già parlato, o la produzione di alcuni tipi di formaggio tipici), ma, soprattutto, consentendo alle aziende di trasformazione locale di utilizzare materie prime e alimenti di provenienza dubbia.

Ebbene, dopo anni e anni di imposizioni e di sanzioni per garantire la “tracciabilità” (l’obbligo di informare il consumatore dell’origine e del percorso fatto da tutti i componenti dei prodotti agroalimentari), lo scorso anno la Commissione Europea ha fatto marcia indietro e ha “liberato” molti generi alimentari. In questo modo possono essere venduti in Europa (e con il marchio CE) prodotti alimentari delle cui materie prime il consumatore non conosce la provenienza (anche quando queste sono prodotte in paesi extracomunitari e, quindi, al di fuori dei controlli di qualità imposti ai produttori agricoli nazionali).

A tutto questo si aggiunge, come hanno sottolineato alcuni dei partecipanti al convengo dei giorni scorsi, la grave carenza di infrastrutture, la mancanza di strade di collegamento (in molti casi risalgono a decenni fa e gli interventi di completamento e di manutenzione sono stati ritardate dalla cattiva gestione dei fondi comunitari a livello nazionale), di linee di connessione (l’Italia è il secondo peggior paese europeo per diffusione della banda larga e in molte parti della Sicilia la connessione a Internet è ancora ai livelli di paesi sottosviluppati), la gestione delle risorse idriche presenta ritardi che non sono passati inosservati alla Commissione Europea (che infatti ha già emesso sanzioni al Bel Paese per 480 milioni di euro all’anno proprio a partire dal 2016 – somme che il governo ha già comunicato verranno richieste alle amministrazioni locali, prime fra tutte regioni e comuni), il trattamento dei rifiuti è in ritardo di decenni rispetto ad altri paesi europei: mentre in alcuni paesi la raccolta differenziata è ormai una realtà consolidata e in discarica finisce solo una percentuale minima dei rifiuti solidi urbani, in Sicilia si riesce a recuperare meno del 15 per cento dei rifiuti (e la soluzione imposta dal governo non servirà a nulla: gli inceneritori che verranno costruiti – che ammesso richiederanno non meno di cinque anni per essere completati – serviranno solo un quinto della massa enorme di rifiuti prodotta in Sicilia, 2,5 milioni di tonnellate all’anno).

Tutte ragioni che hanno impedito, fino ad ora, di valorizzare il territorio e di velocizzarne la crescita (e, magari, di consentire ala Sicilia di colmare il gap che la separa da molte altre regioni d’Italia e dalla maggior parte delle regioni europee). È questo il motivo che ha spinto molti comuni siciliani, ad unirsi (anche ricorrendo allo strumento dei Contratti di Fiume) e a lottare, insieme a tutti i soggetti locali (dagli agricoltori ai centri di ricerca e formazione fino ai produttori) per fare quello che il “Governo del fare”, fino ad ora, non è stato capace di fare.

Share on FacebookShare on Twitter
C.Alessandro Mauceri

C.Alessandro Mauceri

Sono nato a Palermo, città al centro del Mediterraneo, e la cultura mediterranea è da sempre parte di me. Amo viaggiare, esplorare la natura e capire il punto di vista della gente e il loro modus vivendi (anche quando è diverso dal mio). Quello che vedo, mi piace raccontarlo con la macchina fotografica o con la penna. Per questo scrivo, da sempre: lo facevo da ragazzino (i miei primi “articoli” risalgono a quando ero ancora scolaro e dei giornalisti de L’Ora mi chiesero di raccontare qualcosa). Che si tratti di un libro, uno studio di settore o un articolo, raramente mi limito a riportare una notizia: preferisco scavare a fondo e cercare, supportato da numeri e fatti, quello che c’è dietro. Poi, raccontarlo.

DELLO STESSO AUTORE

Tornano gli sfollati, ma a quanto pare riconoscere quelli dell’Ucraina conviene

Tornano gli sfollati, ma a quanto pare riconoscere quelli dell’Ucraina conviene

byC.Alessandro Mauceri
Sahel, Libia e Tunisia: dove dovrebbe essere puntato lo sguardo strategico dell’Italia

Sahel, Libia e Tunisia: dove dovrebbe essere puntato lo sguardo strategico dell’Italia

byC.Alessandro Mauceri

A PROPOSITO DI...

Tags: agroalimentareCommissione Europeaimport-exportolio d'olivaolio extravergineScilia
Previous Post

Ivana Lo Stimolo e il potere delle donne

Next Post

Quarant’anni fa, Taxi Driver: che bel cinema

DELLO STESSO AUTORE

Cop26 chiude in ritardo: sul clima i governi sono ancora credibili? Il tempo lo dirà

Cop26 chiude in ritardo: sul clima i governi sono ancora credibili? Il tempo lo dirà

byC.Alessandro Mauceri
Cop26 come nei film: -1 sull’orologio dell’apocalisse, via al vertice sul clima

Cop26 come nei film: -1 sull’orologio dell’apocalisse, via al vertice sul clima

byC.Alessandro Mauceri

Latest News

Il vicepresidente Usa JD Vance è arrivato a Roma

JD Vance sul conflitto tra India e Pakistan: “Non sono affari nostri”

byEmanuele La Prova
I militari si schierano sulla Piazza Rossa per la parata

I militari si schierano sulla Piazza Rossa per la parata

byAskanews-LaVocediNewYork

New York

Agenti USA / Ansa

Spara a un corriere di Door Dash: arrestato funzionario di New York

byGrazia Abbate
Times Square, aggrediti agenti: sospetti legati alla gang Tren de Aragua

Times Square, aggrediti agenti: sospetti legati alla gang Tren de Aragua

byMaria Nelli

Italiany

Il Prosecco italiano conquista i cuori delle donne USA

Il Prosecco italiano conquista i cuori delle donne USA

byAndrea Zaghi
Da sinistra: Elvira Raviele (Ministero delle Imprese e del Made in Italy), Fabrizio Di Michele (Console Generale d’Italia a New York), Maurizio Marinella, Luigi Liberti (Direttore Patrimonio Italiano TV), Mariangela Zappia (Ambasciatrice italiana a Washington), e Diego Puricelli Guerra (Preside Istituto Bernini De Sanctis di Napoli)

Marinella a New York: l’eleganza del Made in Italy all’Istituto Italiano di Cultura

byMonica Straniero
Next Post
taxi driver

Quarant'anni fa, Taxi Driver: che bel cinema

La Voce di New York

Editor in Chief:  Giampaolo Pioli   |   English Editor: Grace Russo Bullaro   |   Founded by Stefano Vaccara

Editor in Chief:  Giampaolo Pioli
—
English Editor: Grace Russo Bullaro
—
Founded by Stefano Vaccara

  • New York
    • Eventi a New York
  • Onu
  • News
    • Primo Piano
    • Politica
    • Voto Estero
    • Economia
    • First Amendment
  • People
    • Nuovo Mondo
  • Arts
    • Arte e Design
    • Spettacolo
    • Musica
    • Libri
    • Lingua Italiana
  • Lifestyles
    • Fashion
    • Scienza e Salute
    • Sport
    • Religioni
  • Food & Wine
  • Travel
    • Italia
  • Mediterraneo
  • English
  • Search/Archive
  • About us
    • Editorial Staff
    • President
    • Administration
    • Advertising

VNY Media La Voce di New York © 2016 / 2025 — La testata fruisce dei contributi diretti editoria d.lgs. 70/2017
Main Office: 230 Park Avenue, 21floor, New York, NY 10169 | Editorial Office/Redazione: UN Secretariat Building, International Press Corps S-301, New York, NY 10017 | 112 East 71, Street Suite 1A, New York, NY 10021

VNY Media La Voce di New York © 2016 / 2025
La testata fruisce dei contributi diretti editoria d.lgs. 70/2017

Main Office: 230 Park Avenue, 21floor, New York, NY 10169 | Editorial Office/Redazione: UN Secretariat Building, International Press Corps S-301, New York, NY 10017 | 112 East 71, Street Suite 1A, New York, NY 10021

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password?

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In
La Voce di New York
Gestisci Consenso
Per fornire le migliori esperienze, utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Il consenso a queste tecnologie ci permetterà di elaborare dati come il comportamento di navigazione o ID unici su questo sito. Non acconsentire o ritirare il consenso può influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.
Funzionale Always active
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono strettamente necessari al fine legittimo di consentire l'uso di un servizio specifico esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente, o al solo scopo di effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica.
Preferenze
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
Statistiche
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici. L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici anonimi. Senza un mandato di comparizione, una conformità volontaria da parte del vostro Fornitore di Servizi Internet, o ulteriori registrazioni da parte di terzi, le informazioni memorizzate o recuperate per questo scopo da sole non possono di solito essere utilizzate per l'identificazione.
Marketing
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per creare profili di utenti per inviare pubblicità, o per tracciare l'utente su un sito web o su diversi siti web per scopi di marketing simili.
Manage options Manage services Manage {vendor_count} vendors Read more about these purposes
Visualizza preferenze
{title} {title} {title}
La Voce di New York
Gestisci Consenso
Per fornire le migliori esperienze, utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Il consenso a queste tecnologie ci permetterà di elaborare dati come il comportamento di navigazione o ID unici su questo sito. Non acconsentire o ritirare il consenso può influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.
Funzionale Always active
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono strettamente necessari al fine legittimo di consentire l'uso di un servizio specifico esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente, o al solo scopo di effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica.
Preferenze
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
Statistiche
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici. L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici anonimi. Senza un mandato di comparizione, una conformità volontaria da parte del vostro Fornitore di Servizi Internet, o ulteriori registrazioni da parte di terzi, le informazioni memorizzate o recuperate per questo scopo da sole non possono di solito essere utilizzate per l'identificazione.
Marketing
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per creare profili di utenti per inviare pubblicità, o per tracciare l'utente su un sito web o su diversi siti web per scopi di marketing simili.
Manage options Manage services Manage {vendor_count} vendors Read more about these purposes
Visualizza preferenze
{title} {title} {title}
No Result
View All Result
  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
    • Primo Piano
    • Politica
    • Economia
    • First Amendment
  • Arts
    • Arte e Design
    • Spettacolo
    • Musica
    • Libri
  • Lifestyles
    • Fashion
    • Scienza e Salute
    • Sport
    • Religioni
  • Food & Wine
    • Cucina Italiana
  • Travel
    • Italia
  • Video
  • English
    • Arts
    • Business
    • Entertainment
    • Food & Wine
    • Letters
    • Lifestyles
    • Mediterranean
    • New York
    • News
  • Subscribe for only $6/Year

© 2016/2022 VNY Media La Voce di New York

Are you sure want to unlock this post?
Unlock left : 0
Are you sure want to cancel subscription?