Papa Francesco con un discorso storico – prima volta di un papa a Capitol Hill- e potente, ha non solo commosso ma speriamo anche scosso il Congresso degli Stati Uniti. Nell'Assemblea che custodisce i poteri della democrazia più formidabile del Pianeta, Francesco ha dato una lezione di principi democratici e lo ha fatto abbracciando gli insegnamenti di due eccezionali figure storiche americane, Abraham Lincoln e Martin Luther King, accompagnandole con altre due grandi figure storiche del pensiero e azione del cattolicesimo negli USA: Dorothy Day e Thomas Merton.
Questo Congresso, tra senatori, senatrici, congressman e congresswoman, ha ben il 31 per cento di politici cattolici (negli USA i cattolici equivalgono al 22 per cento della popolazione). Il cattolico Speaker della House, il repubblicano dell'Ohio John Boehner, aveva gli occhi lucidi fino al pianto mentre ascoltava il papa, così come anche il vice Presidente cattolico John Biden sorrideva soddisfatto ad ogni passaggio che sentiva più vicino alle sue posizioni politiche. Quindi si capisce il peso politico che potesse avere quello che il papa avrebbe detto oggi a Washington. Ma ad ascoltare con un'attenzione mai vista prima per un leader straniero, non c'erano solo i cattolici in Congresso, ma politici che hanno capito che questo papa quando parla è ascoltato ben al di là delle staccionate religiose.
Il Papa, bollato da alcuni commentatori conservatori come un "marxista", ha pronunciato un discorso che ricalca gli insegnamenti della Chiesa finalmente vicini a quelli tramandati da Gesù e poi rinnovati da Francesco d'Assisi. Per secoli, questi erano rimasti in secondo o terzo piano rispetto a certi interessi temporali della Santa Sede. Ma con il primo papa gesuita della storia venuto dalle Americhe, con il primo gesuita di nome Francesco che sale al soglio di Pietro, ecco anche che i valori delle origini cristiane, come quello del "non fare al prossimo quello che non vorresti che venga fatto a te stesso" sono stati per la prima volta pronunciati da un papa al Congresso degli Stati Uniti. Bergoglio non ha infatti temuto di indicare e attaccare le precise scelte politiche che vanno contro questi valori cristiani.
"Se bastoni qualcuno aspettati di essere bastonato!" dirà ad un certo punto Francesco.
Omaggiando subito l'America "terra dei liberi e casa dei valorosi", il Papa ha tenuto a sottolineare che anche lui fa parte della grande America: "Sono molto grato per il vostro invito a rivolgermi a questa Assemblea Plenaria del Congresso nella “terra dei liberi e casa dei valorosi”. Mi piace pensare che la ragione di ciò sia il fatto che io pure sono un figlio di questo grande continente, da cui tutti noi abbiamo ricevuto tanto e verso il quale condividiamo una comune responsabilità".
Ai chi aveva davanti, Francesco ha subito ricordato lo scopo principale della loro missione politica: "Voi siete chiamati a salvaguardare e a garantire la dignità dei vostri concittadini nell’instancabile ed esigente perseguimento del bene comune, che è il fine di ogni politica". E ancora: "Una società politica dura nel tempo quando si sforza, come vocazione, di soddisfare i bisogni comuni stimolando la crescita di tutti i suoi membri, specialmente quelli in situazione di maggiore vulnerabilità o rischio. L’attività legislativa è sempre basata sulla cura delle persone. A questo siete stati invitati, chiamati e convocati da coloro che vi hanno eletto".
Ma nel venire a parlare al Congresso, Francesco aveva soprattutto lo scopo di rivolgersi direttamente ai cittadini americani: "Oggi vorrei rivolgermi non solo a voi, ma, attraverso di voi, all’intero popolo degli Stati Uniti. Qui, insieme con i suoi rappresentanti, vorrei cogliere questa opportunità per dialogare con le molte migliaia di uomini e di donne che si sforzano quotidianamente di fare un’onesta giornata di lavoro, di portare a casa il pane quotidiano, di risparmiare qualche soldo e – un passo alla volta – di costruire una vita migliore per le proprie famiglie. Sono uomini e donne che non si preoccupano semplicemente di pagare le tasse, ma, nel modo discreto che li caratterizza, sostengono la vita della società. Generano solidarietà con le loro attività e creano organizzazioni che danno una mano a chi ha più bisogno".
Francesco ha voluto sottolineare subito che i politici che aveva davanti, rispecchiano la volontà del popolo che li elegge, e spetta quindi a quel popolo fargli cambiare rotta, riportarli nella retta via. Inutile prendere scuse, in democrazia bisogna prendere coscienza di ciò che si vuole e scegliere, legando il proprio voto alla propria coscienza.
Citando anche il volontariato e i giovani, ecco che Francesco ha ricordato a questo grande popolo americano, che lavora e fa grande l'America, un po' della loro storia, del pensiero di grandi uomini e donne del loro passato, per riconnetterli con certi valori che poi, e noi che commentiamo questo suo discorso lo crediamo tanto quanto il papa, rappresentano i valori e lo spirito cristiano inteso non come dogma di una religione ma come eredità culturale.
Qui di seguito citiamo lunghi passaggi del discorso storico di Francesco, che crediamo debbano essere letti e ascoltati – il papa ha letto in inglese e questa volta con una pronuncia migliore di quella sentita alla Casa Bianca – da tutti i cittadini americani ma anche gli emigranti, a prescindere dal loro luogo di provenienza o religione, che si trovano in questa nazione speciale per volerci restare:
"La mia visita capita in un momento in cui uomini e donne di buona volontà stanno celebrando gli anniversari di alcuni grandi Americani. Nonostante la complessità della storia e la realtà della debolezza umana, questi uomini e donne, con tutte le loro differenze e i loro limiti, sono stati capaci con duro lavoro e sacrificio personale – alcuni a costo della propria vita – di costruire un futuro migliore. Hanno dato forma a valori fondamentali che resteranno per sempre nello spirito del popolo americano. Un popolo con questo spirito può attraversare molte crisi, tensioni e conflitti, mentre sempre sarà in grado di trovare la forza per andare avanti e farlo con dignità. Questi uomini e donne ci offrono una possibilità di guardare e di interpretare la realtà. Nell’onorare la loro memoria, siamo stimolati, anche in mezzo a conflitti, nella concretezza del vivere quotidiano, ad attingere dalle nostre più profonde riserve culturali.
Vorrei menzionare quattro di questi Americani: Abraham Lincoln, Martin Luther King, Dorothy Day e Thomas Merton".
Ricordando che proprio quest'anno erano 150 anni dall'assassinio di Lincoln, Francesco ha ribadito la figura di questo straordinario presidente, "il custode della libertà, che ha instancabilmente lavorato perché “questa nazione, con la protezione di Dio, potesse avere una nuova nascita di libertà”. Costruire un futuro di libertà richiede amore per il bene comune e collaborazione in uno spirito di sussidiarietà e solidarietà" .
E prendendo ispirazione da Lincoln, il papa ha parlato si del pericolo del fondamentalismo religioso (l' ISIS innanzitutto, anche senza pronunciarlo) ma non basta illudersi che quel pericolo sia sempre esterno. Ecco un passaggio del discorso di Bergoglio da grande leader sì morale ma soprattutto anche politico, e qui speriamo che abbia veramente scosso i rappresentanti del Congresso:
"È necessario un delicato equilibrio per combattere la violenza perpetrata nel nome di una religione, di un’ideologia o di un sistema economico, mentre si salvaguarda allo stesso tempo la libertà religiosa, la libertà intellettuale e le libertà individuali. Ma c’è un’altra tentazione da cui dobbiamo guardarci: il semplicistico riduzionismo che vede solo bene o male, o, se preferite, giusti e peccatori. Il mondo contemporaneo, con le sue ferite aperte che toccano tanti dei nostri fratelli e sorelle, richiede che affrontiamo ogni forma di polarizzazione che potrebbe dividerlo tra questi due campi. Sappiamo che nel tentativo di essere liberati dal nemico esterno, possiamo essere tentati di alimentare il nemico interno. Imitare l’odio e la violenza dei tiranni e degli assassini è il modo migliore di prendere il loro posto. Questo è qualcosa che voi, come popolo, rifiutate".
Papa Francesco parlava per la prima volta in quella sala piena di politici, ma ad ogni passaggio il suo discorso era rivolto direttamente al popolo americano, perché scuotere gli eletti di oggi non servirà se non si colpisce l'animo di chi sarà chiamato ad eleggere domani:
"Penso qui alla storia politica degli Stati Uniti, dove la democrazia è profondamente radicata nello spirito del popolo americano. Qualsiasi attività politica deve servire e promuovere il bene della persona umana ed essere basata sul rispetto per la dignità di ciascuno. “Consideriamo queste verità come per sé evidenti, cioè che tutti gli uomini sono creati uguali, che sono dotati dal loro Creatore di alcuni diritti inalienabili, che tra questi ci sono la vita, la libertà e il perseguimento della felicità” (Dichiarazione di Indipendenza, 4 luglio 1776)".
Ed ecco subito dopo il messaggio di "svolta" politica che solo il popolo americano, attraverso il suo voto, può determinare: "Se la politica dev’essere veramente al servizio della persona umana, ne consegue che non può essere sottomessa al servizio dell’economia e della finanza. Politica è, invece, espressione del nostro insopprimibile bisogno di vivere insieme in unità, per poter costruire uniti il più grande bene comune: quello di una comunità che sacrifichi gli interessi particolari per poter condividere, nella giustizia e nella pace, i suoi benefici, i suoi interessi, la sua vita sociale. Non sottovaluto le difficoltà che questo comporta, ma vi incoraggio in questo sforzo".
Forza popolo americano, dice Francesco, sforzati anche se non sarà facile, ma si può tornare a riconquistare quei valori democratici tornando a mettere la politica al servizio del cittadino e non di Wall Street e delle sue lobby. Più chiaro di così!
Ed ecco che per introdurre il tema a Francesco molto caro, quello del rispetto degli immigrati, del loro diritto ad aspirare ad una vita migliore, del loro diritto "to have a dream", non poteva che venire in soccorso Martin Luther King. Leggete questo capolavoro di Francesco al popolo americano, per spiegargli che proprio noi, gli americani di ieri, di oggi e di domani, non possiamo permetterci di sbagliare sui migranti. Proprio noi e proprio quelli prima di noi (i cosiddetti WASP), anche loro discendenti di migranti che invece sbagliarono tragicamente sui nativi americani. Una storia che alza di molto l'asticella morale degli Stati Uniti nei confronti dei rifugiati e di qualunque migrante:
"Penso anche alla marcia che Martin Luther King ha guidato da Selma a Montgomery cinquant’anni fa come parte della campagna per conseguire il suo “sogno” di pieni diritti civili e politici per gli Afro-Americani. Quel sogno continua ad ispirarci. Mi rallegro che l’America continui ad essere, per molti, una terra di “sogni”. Sogni che conducono all’azione, alla partecipazione, all’impegno. Sogni che risvegliano ciò che di più profondo e di più vero si trova nella vita delle persone. Negli ultimi secoli, milioni di persone sono giunte in questa terra per rincorrere il proprio sogno di costruire un futuro in libertà. Noi, gente di questo continente, non abbiamo paura degli stranieri, perché molti di noi una volta eravamo stranieri. Vi dico questo come figlio di immigrati, sapendo che anche tanti di voi sono discendenti di immigrati. Tragicamente, i diritti di quelli che erano qui molto prima di noi non sono stati sempre rispettati. Per quei popoli e le loro nazioni, dal cuore della democrazia americana, desidero riaffermare la mia più profonda stima e considerazione. Quei primi contatti sono stati spesso turbolenti e violenti, ma è difficile giudicare il passato con i criteri del presente. Tuttavia, quando lo straniero in mezzo a noi ci interpella, non dobbiamo ripetere i peccati e gli errori del passato. Dobbiamo decidere ora di vivere il più nobilmente e giustamente possibile, così come educhiamo le nuove generazioni a non voltare le spalle al loro “prossimo” e a tutto quanto ci circonda. Costruire una nazione ci chiede di riconoscere che dobbiamo costantemente relazionarci agli altri, rifiutando una mentalità di ostilità per poterne adottare una di reciproca sussidiarietà, in uno sforzo costante di fare del nostro meglio. Ho fiducia che possiamo farlo".
Francesco, grazie per la tua fiducia. L'America e i suoi valori originari che hai cercato oggi di risvegliare te ne sono grati!
Certo il mestiere di editor dovrebbe obbligarci a "sintetizzare", a tagliare per "connettere". Ma un certo discorso e il filo logico di Francesco pronunciato oggi al Congresso e rivolto al popolo americano non si può troncare per ragioni di sintesi. Meritano tutto lo spazio necessario, cari lettori, e vi invitiamo a leggere, e rileggere per coglierne fino in fondo il messaggio. E per questo continuiamo, senza tagliare in certi passaggi nemmeno una virgola:
"Il nostro mondo sta fronteggiando una crisi di rifugiati di proporzioni tali che non si vedevano dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Questa realtà ci pone davanti grandi sfide e molte dure decisioni. Anche in questo continente, migliaia di persone sono spinte a viaggiare verso il Nord in cerca di migliori opportunità. Non è ciò che volevamo per i nostri figli? Non dobbiamo lasciarci spaventare dal loro numero, ma piuttosto vederle come persone, guardando i loro volti e ascoltando le loro storie, tentando di rispondere meglio che possiamo alle loro situazioni. Rispondere in un modo che sia sempre umano, giusto e fraterno. Dobbiamo evitare una tentazione oggi comune: scartare chiunque si dimostri problematico. Ricordiamo la Regola d’Oro: «Fai agli altri ciò che vorresti che gli altri facessero a te» (Mt 7,12).
"Questa norma ci indica una chiara direzione. Trattiamo gli altri con la medesima passione e compassione con cui vorremmo essere trattati. Cerchiamo per gli altri le stesse possibilità che cerchiamo per noi stessi. Aiutiamo gli altri a crescere, come vorremmo essere aiutati noi stessi. In una parola, se vogliamo sicurezza, diamo sicurezza; se vogliamo vita, diamo vita; se vogliamo opportunità, provvediamo opportunità. La misura che usiamo per gli altri sarà la misura che il tempo userà per noi. La Regola d’Oro ci mette anche di fronte alla nostra responsabilità di proteggere e difendere la vita umana in ogni fase del suo sviluppo".
E dopo aver difeso, con l'ultima frase, la "vita umana in ogni fase del suo sviluppo", se la maggioranza dei repubblicani potevano forse gioiere per le loro posizioni sull'aborto, ecco che Francesco rivela subito dopo la loro incoerenza a dispetto della coerenza della Chiesa:
"Questa convinzione mi ha portato, fin dall’inizio del mio ministero, a sostenere a vari livelli l’abolizione globale della pena di morte. Sono convinto che questa sia la via migliore, dal momento che ogni vita è sacra, ogni persona umana è dotata di una inalienabile dignità, e la società può solo beneficiare dalla riabilitazione di coloro che sono condannati per crimini.
Recentemente i miei fratelli Vescovi qui negli Stati Uniti hanno rinnovato il loro appello per l’abolizione della pena di morte. Io non solo li appoggio, ma offro anche sostegno a tutti coloro che sono convinti che una giusta e necessaria punizione non deve mai escludere la dimensione della speranza e l’obiettivo della riabilitazione."
Un attacco frontale contro la pena di morte. Chissà cosa dirà adesso il cattolicissimo governatore del New Jersey e candidato alla Presidenza Kris Christie (ormai in odore di ritiro) che ha recentemente dichiarato che il papa dovrebbe stare lontano dal dare consigli alla politica…
Nella ultima parte del suo discorso, per parlare di povertà e di dialogo interreligioso, il papa si è servito degli esempi di Dorothy Day, "la serva di DIo", che ha fondato il Catholic Worker Movement. Il suo impegno sociale, la sua passione per la giustizia e per la causa degli oppressi, erano ispirati dal Vangelo, dalla sua fede e dall’esempio dei santi, ci dice il papa, e tramite lei ricorda agli americani che non è vero che chi è povero lo è per colpa sua o castigo di Dio, ma al contrario Dio pretende che il povero sia aiutato da chi è più fortunato:
"So che voi condividete la mia convinzione che va fatto ancora molto di più, e che in tempi di crisi e di difficoltà economica non si deve perdere lo spirito di solidarietà globale. Allo stesso tempo desidero incoraggiarvi a non dimenticare tutte quelle persone intorno a noi, intrappolate nel cerchio della povertà. Anche a loro c’è bisogno di dare speranza. La lotta contro la povertà e la fame dev’essere combattuta costantemente su molti fronti, specialmente nelle sue cause. So che molti americani oggi, come in passato, stanno lavorando per affrontare questo problema".
E poi eccolo arrivare allo sviluppo sostenibile, a menzionare la sua enciclica Laudato sì che pone al centro il rispetto dell'ambiente nel trovare le strade nuove per lo sviluppo economico necessario a far uscire dalla povertà chi ancora ne resta prigioniero:
"Va da sé che parte di questo grande sforzo sta nella creazione e distribuzione della ricchezza. Il corretto uso delle risorse naturali, l’appropriata applicazione della tecnologia e la capacità di ben orientare lo spirito imprenditoriale, sono elementi essenziali di un’economia che cerca di essere moderna, inclusiva e sostenibile. «L’attività imprenditoriale, che è una nobile vocazione, orientata a produrre ricchezza e a migliorare il mondo per tutti, può essere un modo molto fecondo per promuovere la regione in cui colloca le sue attività, soprattutto se comprende che la creazione di posti di lavoro è parte imprescindibile del suo servizio al bene comune» (Enc. Laudato si’, 129). Questo bene comune include anche la terra, tema centrale dell’Enciclica che ho recentemente scritto, per «entrare in dialogo con tutti riguardo alla nostra casa comune» (ibid., 3). «Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti» (ibid., 14).
Troppo grande il programma direbbe qualche potente leader a Francesco? Non si può fare direbbero gli scettici o chi ha truccato i computer dei motori diesel delle "macchine del popolo" tedesche? Dal discorso del papa emerge invece tanto ottimismo espresso col coraggio di uno spirito americano. Già, Francesco, lo ha detto fin dall'inizio, si sente molto americano:
"Nell’Enciclica Laudato si’ esorto ad uno sforzo coraggioso e responsabile per «cambiare rotta» (ibid., 61) ed evitare gli effetti più seri del degrado ambientale causato dall’attività umana. Sono convinto che possiamo fare la differenza e non ho dubbi che gli Stati Uniti – e questo Congresso – hanno un ruolo importante da giocare. Ora è il momento di azioni coraggiose e strategie dirette a implementare una «cultura della cura» (ibid., 231) e «un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura» (ibid., 139). Abbiamo la libertà necessaria per limitare e orientare la tecnologia (cfr ibid., 112), per individuare modi intelligenti di «orientare, coltivare e limitare il nostro potere» (ibid., 78) e mettere la tecnologia «al servizio di un altro tipo di progresso, più sano, più umano, più sociale e più integrale» (ibid., 112). Al riguardo, ho fiducia che le istituzioni americane di ricerca e accademiche potranno dare un contributo vitale negli anni a venire".
Fiducia, Francesco ha tanta fiducia nell'America. Altro che solo preghiere, qui sarà la ricerca delle grandi università americane ad aiutare il mondo, se solo decisioni e finanziamenti fossero meglio diretti. Allora forza, niente scuse, e diamoci da fare a far dello sviluppo sostenibile il volano per una cresciuta economica finalmente basata sui bisogni umani e della vita nel pianeta e non più essere solo ostaggio del profitto immediato di una finanza predatrice e fuori controllo.
E quindi ecco la figura del monaco americano Thomas Merton, che serve a Francesco per introdurre la necessità del dialogo difronte a qualunque tipo di crisi.
Thomas Merton "resta una fonte di ispirazione spirituale e una guida per molte persone. Nella sua autobiografia scrisse: “Sono venuto nel mondo. Libero per natura, immagine di Dio, ero tuttavia prigioniero della mia stessa violenza e del mio egoismo, a immagine del mondo in cui ero nato. Quel mondo era il ritratto dell’Inferno, pieno di uomini come me, che amano Dio, eppure lo odiano; nati per amarlo, ma che vivono nella paura di disperati e contraddittori desideri”. Merton era anzitutto uomo di preghiera, un pensatore che ha sfidato le certezze di questo tempo e ha aperto nuovi orizzonti per le anime e per la Chiesa. Egli fu anche uomo di dialogo, un promotore di pace tra popoli e religioni".
Qui Francesco ha spiegato, senza mai citarne il nome, che per esempio l'accordo tra Stati Uniti e Cuba al quale lui ha contributo in maniera decisiva, è stato realizzato grazie allo spirito del dialogo trasmesso da Merton.
"In questa prospettiva di dialogo, vorrei riconoscere gli sforzi fatti nei mesi recenti per cercare di superare le storiche differenze legate a dolorosi episodi del passato. È mio dovere costruire ponti e aiutare ogni uomo e donna, in ogni possibile modo, a fare lo stesso. Quando nazioni che erano state in disaccordo riprendono la via del dialogo – un dialogo che potrebbe essere stato interrotto per le ragioni più valide – nuove opportunità si aprono per tutti. Questo ha richiesto, e richiede, coraggio e audacia, che non vuol dire irresponsabilità. Un buon leader politico è uno che, tenendo presenti gli interessi di tutti, coglie il momento con spirito di apertura e senso pratico. Un buon leader politico opta sempre per «iniziare processi più che possedere spazi» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 222-223).
Eccolo che il primo papa gesuita della storia non poteva mancare dal dare consigli ai politici del Congresso su come si fa la politica. A questo punto speriamo che lo abbiano ascoltato anche nei pressi di Palazzo Chigi e Montecitorio. Vale la pena ripeterlo questo passaggio: "Un buon leader politico opta sempre per iniziare processi più che possedere spazi".
Ma essere sempre per il dialogo non significa farsi prendere per fessi. Ed ecco che Francesco, sulle colpe delle guerre che insanguinano il mondo, dice al Congresso quello che si merita e speriamo che lo ripeti pure venerdì alle Nazioni Unite, dove tnati altri hanno certamente bisogno di sentirselo rinfacciare:
"Essere al servizio del dialogo e della pace significa anche essere veramente determinati a ridurre e, nel lungo termine, a porre fine ai molti conflitti armati in tutto il mondo. Qui dobbiamo chiederci: perché armi mortali sono vendute a coloro che pianificano di infliggere indicibili sofferenze a individui e società? Purtroppo, la risposta, come tutti sappiamo, è semplicemente per denaro: denaro che è intriso di sangue, spesso del sangue innocente. Davanti a questo vergognoso e colpevole silenzio, è nostro dovere affrontare il problema e fermare il commercio di armi".
Dopo aver strigliato i grandi profittatori del commercio delle armi che non potrebbero esistere senza l'appoggio dei governi dei paesi esportatori, il papa si è avviato alla conclusione, ribadendo il valore della famiglia per una società stabile. Ma a nostro avviso non ha condannato o escluso nessun tipo di famiglia diversa da quella tradizionale, quando ha detto "non posso nascondere la mia preoccupazione per la famiglia, che è minacciata, forse come mai in precedenza, dall’interno e dall’esterno. Relazioni fondamentali sono state messe in discussione, come anche la base stessa del matrimonio e della famiglia. Io posso solo riproporre l’importanza e, soprattutto, la ricchezza e la bellezza della vita familiare".
La vita familiare appunto, che prima di tutto ha bisogno di amore per vivere nella sua ricchezza e bellezza.
La rilettura del discorso di Francesco, si conclude con queste sue parole:
"Una nazione può essere considerata grande quando difende la libertà, come ha fatto Lincoln; quando promuove una cultura che consenta alla gente di “sognare” pieni diritti per tutti i propri fratelli e sorelle, come Martin Luther King ha cercato di fare; quando lotta per la giustizia e la causa degli oppressi, come Dorothy Day ha fatto con il suo instancabile lavoro, frutto di una fede che diventa dialogo e semina pace nello stile contemplativo di Thomas Merton.
In queste note ho cercato di presentare alcune delle ricchezze del vostro patrimonio culturale, dello spirito del popolo americano. Il mio auspicio è che questo spirito continui a svilupparsi e a crescere, in modo che il maggior numero possibile di giovani possa ereditare e dimorare in una terra che ha ispirato così tante persone a sognare.
Dio benedica l’America!"
Un discorso storico. Dove la storia ritrovata dell'America e del suo spirito diventa nel discorso del papa maestra di vita e di coscienza.
Che Dio ti benedica e che l'America ti protegga, Francesco!
Le parole del Papa pronunciate a braccio dalla terrazza del Congresso verso la folla che aveva visto e ascoltato il suo discorso dai grandi schermi
Buongiorno a tutti voi! Vi ringrazio per la vostra accoglienza e la vostra presenza. Ringrazio i personaggi più importanti che ci sono qui: i bambini. Voglio chiedere a Dio che li benedica! Signore, Padre di tutti noi, benedici questo popolo, benedici ciascuno di loro, benedici le loro famiglie, dona loro ciò di cui hanno maggiormente bisogno. E vi prego, per piacere, di pregare per me. E se tra voi c’è qualcuno che non è credente, o non può pregare, vi chiedo – per favore – di augurarmi cose buone. Grazie di cuore. E Dio benedica l’America!