Uno dei maestri dell’avanguardia italiana del Secondo Dopoguerra sbarca a New York. Per la prima volta una galleria newyorchese dedica una personale a Fauri Mauri, artista concettuale eclettico e “multimediale”, si direbbe oggi. Fino al 5 maggio è in corso da Hauser & Wirth la mostra Fabio Mauri. I Was not New che raccoglie opere dagli anni ’60 fino agli ultimi anni della vita dell’artista, morto nel 2009 a 83 anni.
Il 24 marzo la galleria ha proposto un riallestimento della performance Ebrea, che Mauri mise in scena nell’ottobre 1971 a Venezia, alla Galleria Barozzi e in cui una giovane ragazza, nuda davanti a uno specchio, si taglia i capelli e compie piccoli gesti quotidiani.
Fabio Mauri è stato un artista visivo, scrittore e drammaturgo. Nel 1942 fondò la rivista Il Setaccio, insieme a Pier Paolo Pasolini con il quale collaborò anche nel 1975 per una performance ispirata a Il Vangelo secondo Matteo. Negli anni ’70 la sua arte propone una riflessione sul fascismo, sulle ideologie e sulla guerra. Nei decenni successivi la sua riflessione si lascia ispirare dalla contemporaneità e si muove su un linguaggio astratto ma sempre ancorato alla realtà degli oggetti. Nelle sue performance il corpo è usato spesso come superficie e il cinema è parte integrante del suo linguaggio.