Anche al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite a New York c’è stato un evento per celebrare la 7ma Settimana della Cucina Italiana nel Mondo. Intitolato “Mediterranean Diet – Lifestyle for a Sustainable Future. A cultural asset, a strategic tool for Sustainable Development” (La Dieta Mediterranea – Uno stile di vita per un futuro sostenibile, qui il video) l’evento è stato organizzato dalla Missione Permanente d’Italia all’ONU e il Future Food Institute, in collaborazione con UNESCO, il Comune di Pollica, il Centro Studi Dieta Mediterranea ‘Angelo Vassallo’ e la Missione Permanente del Marocco alle Nazioni Unite, e con il sostegno del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste. Tra gli interventi, anche un video-messaggio del Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida.
L’evento ricadeva nell’anno del coordinamento italiano (attraverso il Comune di Pollica) delle Comunità Emblematiche della Dieta Mediterranea UNESCO, e vuole mettere a sistema l’impegno italiano a livello multilaterale su temi quali salute globale, nutrizione e sviluppo sostenibile, con la condivisione di buone pratiche avviate a livello nazionale. I temi sul tavolo si sono posti in linea di continuità con l’azione italiana all’ultimo Vertice ONU sui Sistemi Alimentari a New York e al Pre-Vertice di Roma.
Nella cornice dell’appuntamento è stata anche promossa la candidatura di Roma a ospitare l’Expo 2030, con il suo accento sui temi dell’innovazione nel settore agricolo e della tecnologia al servizio della biodiversità.
Moderato dalla Presidente di Future Food Institute Sara Roversi, la conferenza è stata aperta dall’intervento dell’Ambasciatore dell’Italia all’ONU Maurizio Massari, che ha detto che L’obiettivo dell’incontro odierno è mettere in luce i molteplici valori della Dieta Mediterranea, emblema di ciò che il concetto di “Sostenibilità” racchiude. La scienza ci fornisce le prove a dimostrazione che la Dieta Mediterranea è una delle diete e stili di vita più importanti per le persone, il pianeta e la prosperità ed è quindi uno dei nostri alleati per accelerare la nostra azione sull’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile”.

Massari ha affermato che “la Dieta Mediterranea rappresenta al meglio anche l’identità italiana e mediterranea. L’Italia è molto orgogliosa di aver guidato, insieme ai nostri vicini nel Mediterraneo, la promozione e l’inserimento nel 2013 della Dieta Mediterranea nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dell’UNESCO”.
“La dieta mediterranea è imperniata su un insieme di competenze, conoscenze, ma anche riti, simboli e tradizioni sulla preparazione, produzione, condivisione e consumo del cibo” ha proseguito l’ambasciatore Massari che ha aggiunto: “Mangiare insieme è il fondamento dell’identità culturale e della continuità delle comunità in tutto il bacino del Mediterraneo. La dieta mediterranea sottolinea i valori dell’ospitalità, del buon vicinato, del dialogo interculturale, della cooperazione e della condivisione. Svolge un ruolo vitale negli spazi culturali, così come per i settori sociali ed economici, con la dimensione locale al centro di questo patrimonio regionale”. Per questo la dieta Mediterranea diventa una forza “trainante per lo Sviluppo Sostenibile, che tocca la maggior parte degli SDGs dell’Agenda 2030 ed è un modello di eccellenza per garantire sistemi alimentari sostenibili, sicurezza alimentare e nutrizione e sviluppo sostenibile toccando la dimensione sociale, economica e ambientale”.
Massari ha ricordato che la dieta mediterranea oltre ad essere promossa, “dobbiamo anche preservarla, insieme alle altre diete tradizionali. In un mondo in rapida trasformazione, dobbiamo garantire che diete sane, tradizionali e sostenibili rimangano al centro dei sistemi alimentari, della sicurezza alimentare e della nutrizione, proteggendole dalle minacce alla loro unicità e valore”.
Nel suo intervento l’ambasciatore italiano ha fatto anche un riferimento alla guerra in corso in Ucraina che sta avendo enormi ripercussioni sul cibo a livello mondiale: “In tempi turbolenti, è anche il caso di ricordare il ruolo chiave della sicurezza alimentare per la pace. La “Black Sea Grain Initiative” è un esempio tangibile di come la diplomazia alimentare e la cooperazione possano contribuire direttamente alla costruzione della pace e della stabilità. Ed è in continuità con questa iniziativa che l’Italia ha promosso il “Dialogo Mediterraneo sulla crisi alimentare”, per rafforzare la cooperazione regionale nell’affrontare la crisi in atto”.
Per questo “l’Italia rimane fortemente impegnata in queste azioni e nella promozione di questi valori e pratiche, nel nostro Paese e nel resto del mondo, anche in partnership con le Nazioni Unite e a partire dalle tre Agenzie delle Nazioni Unite con sede a Roma. Siamo inoltre orgogliosi di presiedere, qui a New York, il Gruppo degli amici della sicurezza alimentare e della nutrizione, composto da oltre 50 Stati membri con cui promuoviamo la sicurezza alimentare e la nutrizione a tutti i livelli”.
Massari ha concluso il suo discorso motivando la candidatura italiana all’expo 2030, ricordando che “gli elementi di sostenibilità, cooperazione, inclusività, innovazione applicati alla nutrizione, sono al centro anche della candidatura dell’Italia a ospitare Expo 2030 a Roma. In particolare, un focus speciale di questo bando è dato all’innovazione e alla tecnologia agricola come strumento per promuovere la biodiversità. Invito tutti voi ad esplorare la visione di Expo 2030 Roma e ad accedervi attraverso i nostri canali principali”.
Quando via video è intervenuto il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida – che ha portato i saluti del governo di Giorgia Meloni – ha detto che era suo dovere “tutelare i prodotti della nostra Dieta Mediterranea e metterli al riparo dall’omologazione del modello industriale, incentrato sulla quantità a discapito della qualità”. Poi Lollobrigida ha detto che mentre si sta affrontando “l’onda lunga delle conseguenze della pandemia, dalla crisi in Ucraina a quella energetica e alimentare, dobbiamo avere il coraggio di gettare le basi per un futuro sostenibile e inclusivo per la nostra inestimabile base agroalimentare settore produttivo”.
Per il ministro italiano si deve “mettere al centro il nostro rapporto con gli agricoltori, valorizzare la filiera corta, promuovere prodotti freschi, piuttosto che ultra trasformati. In breve, dovremmo puntare a un sistema alimentare che sia veramente sostenibile e salutare”, e cioè “sostenibile, in alternativa alla produzione alimentare industriale, dispendiosa in termini di acqua ed energia; sano, in quanto basato sulla Dieta Mediterranea, riconosciuta dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità e attestata dalla più forte letteratura scientifica a sostegno dei suoi effettivi benefici per la salute”.

Lollobrigida ha ricordato che la Dieta Mediterranea “si basa infatti sugli alimenti biologici, sulla loro qualità protetta, sul ridotto grado di lavorazione e sui metodi di produzione che si tramandano di generazione in generazione, garantendo la completezza del loro valore nutrizionale”. Determinante a questo proposito diventa per il ministro “l’educazione alimentare ad ogni livello, evitando soluzioni semplicistiche che si sono rivelate inadeguate e fuorvianti, oltre che distorsive del mercato. È il caso del cosiddetto “Nutri-score” e di altri meccanismi che confondono i consumatori, anziché informarli affinché possano compiere le proprie scelte libere, consapevoli, adeguate alla propria dieta”.
Per tutti i partecipanti agli eventi celebrativi della Settimana della Cucina Italiana e che condividono gli obiettivi della Dieta Mediterranea, Lollobrigida ha augurato di “intraprendere con noi un viaggio che non sia solo legato al cibo e alla cultura, ma sia anche un viaggio che è sociale, ambientale e, in definitiva, salvaguarda la nostra salute. Grazie e buona Settimana della Cucina Italiana nel Mondo. Viva l’Italia!”.
Nel corso dei lavori, c’è stato anche il video messaggio del Vice Direttore Generale della FAO, Maurizio Martina: “I sistemi agroalimentari non lavorano in modo ottimale se non riescono a rendere possibili diete salutari per tutti. Si parla tanto di un approccio globale unico alla dieta. Non credo sia il metodo adatto. L’omologazione del cibo non ha futuro, dobbiamo invece affidarci a una pluralità di diete e in particolari a quelle locali, di cui quella Mediterranea è esempio”.
Nel panel si sono alternati interventi di Luigi Scordamaglia, AD di Filiera Italia; Pier Luigi Petrillo, Professore di Diritto Comparato dei Beni Culturali e Presidente del Comitato Mondiale di Esperti della Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale dell’UNESCO; Michael Sperling dell’Istituto di Cucina Americano (CIA); Stephen Ritz, di Green Bronx Machine; Stefano Pisani, Sindaco di Pollica, Comunità Emblematiche dell’UNESCO per la Dieta Mediterranea ed ex presidente globale del Slow Cities Network; Ana Paula Martins, sindaca di Tavira, Comunità Emblematiche della Dieta Mediterranea UNESCO per il Portogallo; Mohamed Sefiani, sindaco di Chefchaouen e ambasciatore regionale del Patto Globale dei Sindaci per il Clima e l’Energia (GCOM); Jelena Ivanišević, Focal Point per la Dieta Mediterranea per la Comunità Emblematiche UNESCO di BRAČ AND HVAR, Croazia; Benedetto Zacchiroli, Presidente della Coalizione Internazionale delle Città Inclusive e Sostenibili dell’UNESCO (ICCAR).

Ai margini della conferenza abbiamo avvicinato il Prof. Pier Luigi Petrillo, Presidente dell’Organo degli Esperti Mondiali della Convenzione UNESCO per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale. Nel suo intervento Petrillo ha ricordato quando l’Unesco nel 2009 aveva bocciato il primo tentativo del governo italiano di far riconoscere la dieta mediterranea come patrimonio culturale dell’umanità. “Ritenevano che le pratiche alimentari non potessero essere espressioni culturali”. Poi nel 2010 la svolta. “C’è stato un grosso e faticoso lavoro dietro” ci dice Petrillo, “ e anche nel 2010 quando fu scritta alcuni paesi erano contrari, come il Giappone, il Brasile, l’Albania. Salvo che poi ha cambiato la storia dei riconoscimenti Unesco. Da quel momento in poi le tradizioni alimentari son diventate tra gli aspetti del patrimonio culturale più frequentemente riconosciuti”.
Petrillo, che nel 2010 lavorava per il governo italiano, ora rappresenta l’organo dei valutatori per l’Unesco. Una collega chiede del perché altri paesi si opponevano. “Pensavano che il cibo non fosse cultura, pensavano che fosse solo un prodotto. La loro logica era che l’Unesco dovesse riconoscere solo patrimoni culturali materiali e che non dovessero entrarci prodotti come il cibo. Ci dicevano: il cibo lo tocchi e lo mangi, non c’entra con il patrimonio culturale… Invece riuscimmo a far capire che dietro quel prodotto c’era la storia di persone, di paesaggi, di tradizioni, di trasformazioni e preparazione di generazione in generazione. Adesso nessuno mette più in dubbio che il cibo sia cultura”.

A Stefano Pisani, sindaco di Pollica, paese del Cilento, scelto come “ambasciatore” della tradizione della dieta mediterranea, chiediamo come si sente dopo aver portato il suo paese al Palazzo di Vetro: “Pollica e il Cilento sono alle Nazioni Unite perché la nostra è una comunità emblematica della dieta mediterranea. Abbiamo avuto una occasione per rappresentare qui all’ONU il valore assoluto dello stile di vita mediterraneo che oggi si presenta come un modello di sviluppo utile e sostenibile per il futuro del nostro pianeta e quindi non più solo come un regime alimentare come era stato inizialmente interpretato. Possiamo fare la differenza in un contesto mondiale che ci vede in 8 miliardi sulla Terra, cominciando ad adottare sempre modelli utili all’equilibrio degli esseri umani e dell’ambiente”.
Quando si pensa alla dieta mediterranea, si pensa a prodotti freschi, genuini. Ma chi sta lontanissimo da ambienti come Pollica e il Cilento, come fa a seguirla? “La dieta mediterranea ci insegna non soltanto il chilometro zero ma innanzitutto ad avere un approccio diverso. Dobbiamo ritornare ad abitare anche le aree più marginali, dobbiamo ritornare all’agricoltura, dobbiamo tutti avere la possibilità di accedere in modo serio, reale e sostenibile al cibo. La dieta mediterranea non ci insegna a dover avere sulla tavola il top dei prodotti, ma ci insegna a fare delle scelte alimentari compatibili con la stagionalità, con la qualità dell’ambiente in cui viviamo. Se noi pensiamo di avere il pomodoro tutto l’anno abbiamo sbagliato e non facciamo dieta mediterranea”. Più che sulla scelta dei prodotti, la dieta mediterranea è una filosofia di vita? “Assolutamente sì. L’Unesco non riconosce i regimi alimentari per se, riconosce un modo e uno stile di vita”.
A questo punto, dal sindaco di Pollica vogliamo sapere un piatto da consigliare al mondo per la dieta mediterranea più sostenibile: “Mah, più che altro vi potrò raccontare del mio piatto preferito. Quindi, d’estate, non potete prescindere dalla parmigiana di melanzane o le cosiddette melanzane imbottite tipiche del Cilento. Come le fa mia madre: Melenzane fritte e dorate, messe poi in forno con il pomodoro e la mozzarella. Un toccasana per tutti”.