Il terroir è speciale, la base del lago di Garda. Il vitigno è altrettanto unico, la Turbiana. I bianchi che vi si ottengono di straordinario livello sia giovani che maturi. Non a caso sono stati riconosciuti come DOC (Denominazione d’Origine Controllata) già nel 1967, tra i primi in Italia, ed è stata la prima DOC in Lombardia. La fama del vino Lugana sta crescendo rapidamente nel mondo, malgrado la produzione sia limitata e l’esportazione (il 70%) per la maggior parte ancora concentrata verso la Germania. Vale davvero la pena scoprirlo, o conoscerlo meglio.

Il territorio del Lugana
E’ l’unico bianco che si produce sulle sponde del lago, è quindi “il bianco” del Garda, che più a nord, nella parte veneta produce anche i suoi famosi rosati Chiaretto e i vini del Bardolino con i vitigni rossi Corvina, Molinara, Rondinella, ecc. da cui ancora più ad est, vicino Verona, si ottengono anche i Valpolicella e il famoso Amarone. Ad ovest, sulle sponde lombarde, il vitigno autoctono è invece il meno conosciuto rosso Groppello. Lugana è la sponda sud, divisa tra Lombardia e Veneto, quindi si tratta di una Doc interregionale, e si può produrla solo in cinque comuni, di questi ben quattro su cinque – Desenzano, Sirmione, Pozzolengo e Lonato – ricadono nella provincia lombarda di Brescia dove si registrano la maggior parte delle vigne ( in tutta la Doc poco più di 2.000 ettari), ma la provincia veneta con il solo comune di Peschiera del Garda ha il primato del volume commerciale, visto che il 60% dell’imbottigliato (in tutto circa solo 26 milioni di bottiglie l’anno) è gestito da produttori veronesi. Quindi, se le vigne sono in Lombardia la maggior parte delle bottiglie sono del Veneto.

Il suolo è differente perché qui si sono accumulati nei millenni i materiali erosi dalle montagne a causa dei movimenti dei ghiacciai e trasportati dalle acque più a valle, tecnicamente si parla di anfiteatro morenico ricchissimo di minerali, fatto che già comincia a spiegare la diversità del Lugana che è un vino innanzitutto assai piacevolmente sapido. Esplorando la zona si scopre subito che in realtà la situazione è ancora più complessa, i terreni più vicini al lago, la maggior parte, sono in genere più pesanti, più argillosi, ed i vini più minerali; mentre le colline un po’ più a sud sono più ricche di sabbia e sassi, i terreni quindi più “sciolti” e i vini in generale più acidi, con più struttura e con maggiore capacità d’invecchiamento.

Il vitigno Turbiana e le diverse tipologie di vino
La longevità è iuna delle caratteristiche della Turbiana, una volta chiamata anche Trebbiano di Lugana ma che recenti studi hanno dimostrato più “cugina” del Verdicchio che è, come è noto, tra i vitigni italiani che più si caratterizzano per acidità e capacità d’invecchiamento, tratti che caratterizzano anche la Turbiana. Il disciplinare di produzione ammette l’utilizzo anche al massimo del 10% di altre uve non aromatiche, ma i produttori della Doc per la maggior parte lavorano in purezza.

In passato, quando le tecniche enologiche non erano molto avanzate, si sapeva solo ottenerne dei vini molto acidi che venivano consumati solo localmente. Oggi invece sappiamo che acidità, ben controbilanciata dalla altre componenti del vino, significa freschezza e longevità ed è per questo che i vini Lugana sono ottimi sia nelle versioni giovani che in quelle nate per durare nel tempo. Ma avere acidità significa anche essere un’ottima base spumante ed infatti sono molto ricercati dagli intenditori i Lugana sia Metodo Classico che Charmant (con rifermentazione in autoclave, lunga 6 mesi o più, nel caso del Lugana).
I “segreti” del Lugana sono quindi una terra d’argilla e sassi, la brezza del Garda, mineralità, freschezza e longevità che danno vita a diverse tipologie: Lugana (detto anche “base”, o d’annata, oppure classico), Superiore (affinamento di almeno un anno), Riserva (affinamento di almeno 24 mesi), Spumante (Metodo Classico e Charmant) ed anche Vendemmia Tardiva, quest’ultima con l’acidità che ben controbilancia gli zuccheri. Al momento la Doc non prevede anche il passito, anche se qualche cantina ha cominciato a produrlo ed è pure ottimo. In generale la tendenza è di usare sempre meno legno negli affinamenti ed una grande attenzione alla sostenibilità in vigna e in cantina, anche se essere biologici in Lugana è molto difficile per via della forte umidità della zona.

Bevuto giovane il Lugana esprime note fruttate, anche tropicali, in alcuni casi finale di mandorla; con gli anni esprime piacevoli sfumature di evoluzione, note balsamiche e d’idrocarburi, sentori d’erbe aromatiche mediterranee, a volte un ricordo di mandorla nel finale, ma senza mai perdere la sua caratteristica spina dorsale acida e la persistenza minerale. Non a casa la grande degustazione annuale di questa Doc, che prima si faceva sul territorio di produzione ma da qualche anno si svolge a settembre a Milano, si intitola “Lugana, armonie senza tempo”, proprio per sottolineare come sia un vino bianco gradevolissimo, armonico appunto, sia giovane che maturo. Ed un’altra sua caratteristica è la sua versatilità negli abbinamenti: spumante come aperitivo, perfetto con i salumi e i formaggi freschi, oppure a tutto pasto man mano che la sua complessità cresce; ottimo come vino fermo sia con pesce di lago (il suo abbinamento naturale) che di mare, ma anche con carni non troppo elaborate; la versione dolce si abbina infine a meraviglia ai formaggi erborinati e stagionati, ma anche ai dolci. Tutte le tipologie hanno la capacità di “pulire” bene la bocca.

Meta di winelovers e non solo. Dai Roman, al Risorgimento a Maria Callas
Ammirando oggi la bellezza delle sue morbide colline, è difficile immaginare che la zona del Lugana è stata un bosco acquitrinoso, la Selva Lucana (da qui il nome Lugana), sino al Quattrocento quando la Repubblica di Venezia ha intrapreso un lungo lavoro di bonifica del terreno fangoso per convertirlo in coltivabile. Ma qui la vite era coltivata già dall’età del Bronzo, come dimostrano alcuni ritrovamenti. E la bellezza del lago era già molto apprezzata ai tempi dei romani ed infatti, a Sirmione, una delle maggiori attrazioni è la Villa Romana, che piace pensare appartenuta del poeta Catullo (ma non se ne ha prova). E per gli amanti della lirica, come non ricordare che Sirmione è stata una località molto amata anche da Maria Callas che vi ha a lungo soggiornato ed il Comune, oltre al percorso permanente lungo i luoghi da lei frequentati, ha già cominciato pure a celebrare il suo centesimo compleanno che cadrà nel 2023 (il soprano è nata a New York il 2 dicembre del 2023) con una serie di mostre speciali. Ma questa è stata anche una zona di battaglie fondamentali del Risorgimento italiano e basta andare alla Torre di San Martino della Battaglia (di Solferino) a Desenzano del Garda per godere godere dall’alto una meravigliosa vista sulle vigne del Lugana e salendo la scala circolare si ripercorrono, tramite affreschi e cimeli, tutte le tappe che hanno portato all’Unità d’Italia.

Le cantine da visitare
La qualità media dei vini è molto alta e il Consorzio di tutela del Lugana, presieduto da Ettore Nicoletto, attualmente conta 200 soci produttori. Ecco il nome di qualche cantina visitata e i cui vini ci hanno particolarmente colpito: Tenuta Roveglia (Pozzolengo), un’antica cascina che racchiude al suo interno una barricaia in stile contemporaneo che non ti aspetti, ma sopratutto straordinarie vecchie annate di Lugana; Le Morette (Peschiera), di proprietà della famiglia di vivaisti Zenato, dove puoi imparare anche come si fanno gli innesti, e bere ottime Riserve; Corte Sermana (Peschiera), piccola cantina a conduzione familiare, anche con galline ed asinelli, che produce vini con passione che senti nel bicchiere; Cobue (Pozzolengo) dove le vecchie stalle e fienili sono stati trasformati in wine resort con centro benessere ed eleganti sale degustazioni; Cà Maiol (Desenzano) che fa parte del gruppo Santa Margherita, cantina dell’anno 2021 per il Gambero Rosso, sta finendo il nuovo centro di produzione avanguardistico interrato, davvero impressionante anche per chi cantine ne ha viste tante; Perla del Garda (Lonato) è invece sulle più alte e sassose colline moreniche ed è guidata da una donna Giovanna Prandini, insieme al fratello Ettore, e le sue bottiglie oltre che buone sono anche molte belle con la forma a goccia di perla, ed anche la barricaia è circolare; Cà Lojera (Sirmione) della famiglia Tiraboschi, con un lupo in etichetta, un pezzo di storia del Lugana con straordinarie vecchie annate; Fraccaroli (Peschiera) dei fratelli Fraccoroli cantina un po’ vecchiotta, ma con annesso agriturismo dove si mangia, e bevono i lori vini, bene; Bulgarini (Pozzolengo) dove i vini si coniugano con l’arte nella sala degustazione e nelle belle etichette, come nel Metodo Classico 40 mesi a produzione limitata. Ma segnaliamo anche, infine, le cantine Zenato, Bertani, Ottella, Maddalena, Malavasi, Citari, Maragona, Ceresa…
Per ulteriori informazioni: https://www.consorziolugana.it