Lontano dalle luci dei locali di Manhattan c’è un universo culinario da esplorare che ci porta in mondi e culture diverse. Un mondo fatto di spezie, profumi e sapori che vale la pena conoscere spinti dalla curiosità e dalla passione culinaria. Perché New York non è solo pizza e cheesecake, steakhouse e sushi ma anche cucine da tutto il mondo e una cucina americana che guarda al cambiamento ricostruendo una nuova identità culinaria. Un viaggio gastronomico che parte dal Bronx, anima autentica della Grande Mela, non toccata per ora, dalla tanto amata ed odiata gentrificazione.

Ci lasciamo alle spalle Arthur Avenue e la sua Little Italy per ritrovare le atmosfere portoricane a Westchester Avenue, all’angolo con South East e Thieriot Avenue. E’ qui che lo chef portoricano Joe Torres rende omaggio alla cucina del suo paese in uno dei ristoranti più autentici “Joe’s Place” conosciuto per il suo family style ma anche perché tappa preferita di vip e giocatori della squadra New York Yankees. Oltre il classico Arroz con pollo, piatto simbolo della cucina caraibica da Joe si può provare anche il Mofongo, preparato con il platano verde fritto e il Sanchoco, una zuppa di mais con cipolla e ortaggi. Non mancano le fritture, che siano quelle delle frittelle di baccalà, o il formaggio firtto e i numerosi piatti di carne e pesce. Una cucina colorata, aromatica semplice ma non piccantissima, quella portoricana, che riflette sia le influenze locali (mais e manioca) che quelle spagnole e africane (banane e noce di cocco). Altro segnale di autenticità del posto è la sua atmosfera legata a agli avventori, quasi esclusivamente locali e di origine portoricana, che fanno del ristorante un autentico angolo di Puerto Rico al netto di minimimalismo sperimentale, tendenze gastrofighette e velleità da foodie esasperati. E’ uno spaccato quotidiano di questa comunità a New York, racchiusa nei gesti semplici di una gestione familiare e di una cucina che porta avanti le tradizioni nei piatti e nelle atmosfere.


Lasciamo l’anima complessa e multistratificata del Bronx, la sua energia vitale e raggiungiamo Williamsburgh a Brooklyn, dove il processo di gentrificazione si è fatto sentire più che altrove arrivando a cambiare, in alcuni casi, anche l’identità del quartiere. Espressione di questo cambiamento è anche la dimensione gastronomica che qui si esprime in una cucina moderna, contemporanea, che ama sperimentare e lasciarsi contaminare da varie influenze. E’ il caso di Rider, ristorante che ama definirsi un dinamico bistrot americano di ispirazione globale che strizza l’occhio alla cucina francese, italiana senza rinunciare all’ influenza asiatica. Il risultato è un menu internazionale, multiculturale che parte dall’America e arriva all’Europa, filologicamente legato insieme dallo chef Patrick Conolly. Dall’insalata Tatsoi alla ricotta affumicata, passando per gli gnocchi di patate e le melanzane fritte servite con yogurt al lime, togarashi e foglia di shiso. Non mancano le pizzette italiane che per l’occasione diventano gourmet e filosperimentali nei sapori e il piatto chiamato “Weinstein Special”. Nessun riferimento al tanto controverso personaggio(“not that one” specificano nel menu) quanto piuttosto rigatoni con pecorino, agnello e cioccolato.

Dal bistrot americano alla brasserie moderna giapponese di Williamsburgh per esplorare la complessa cucina del Sol Levante che è molto di più del sushi e yakitori. Aperto dal 2006, Zenkichi ci porta nel cuore di Tokio grazie alla Sapienza culinaria dello chef e all’ambiente unico e intimo dove si può gustare la cena in booth privati che riprendono il concetto di alcuni ristorante giapponesi. Minimalismo ricercato nel design, ambiente soffuso preparano gli ospiti per una cena dove è necessario coinvolgere i cinque sensi e concentrarsi sui dettagli. Carpaccio di tonno o polipo, gli hudon ( I noodle preprati con farina di grano duro) e tofu fatto in casa sono alcuni dei piatti del menù à la carte se non si vuole optare per il menu di degustazione “Omakase” selezionato dallo chef.


Rimaniamo a Brooklyn ma ci spostiamo a Gowanus per un viaggio gastronomico che ci porta nello stato messicano di Oaxaca , tanto amato dallo chef T.J. Steel che con Claro si ispira alle tradizioni culturali e culinarie di quella cucina. prima di portare a Brooklyn il suo amore per questa cucina. Con “Claro”, la cucina messicana esce fuori dai cliché nazional-popolari che la identificano esclusivamente con quesadilla, enchilada e tacos. La filosofia è quella di una cucina che parte da ingredienti biologici, locali o importati dal messico per sottolinearne l’autenticità. A rafforzare il concetto di freschezza c’è il formaggio e le salsiccie fatti in casa. Nasce un menu moderno, dinamico, che spazia dall’Aguachile di calamari, la tosdada di polipo e bacon o quella di tonno e arance rosse, fino all’immancabile mole rojo e mole negro.

Dal Messico allo Sri Lanka, da Brooklyn a Staten Island attraversando il ponte Verrazano. Lakruwana è un viaggio nel viaggio. A partire dal suo arredamento: tavoli e siede di bambù, statue del Buddha, quadri e oggetti che il proprietario e chef Jayantha Wijesinghe, ha portato direttamente dal paese natale. I piatti sono i più rappresentativi della cucina singalese, una delle più complesse dell’Asia meridionale con forti influenze della vicina india e soprattutto dello stato del Kerala. Tra questi, il Lampreis preparato con riso aromatico al vapore, curry, melanzane, cipolle, banane, anacardi morbidi e un uovo fritto, il tutto avvolto in una foglia di banana. Sapori e odori che ci raccontano di mondi lontani e ci ricordano la straordinaria storia di popoli e paesi, di persone che quei paesi si portano nel cuore, facendo rivivere emozioni e ricordi in un piatto. Tutto questo trova la sua massima espressione a New York, città che da voce alle diversità culturali e culinarie, facendo vivere un viaggio nel viaggio.

